Bella la mostra di Sebastiao Salgado che si inaugura al Forte di Bard, GENESI. L’ho vista a Milano e la consiglio per il suo importante intento estetico-didattico. Salgado non è un reporter e non è un antropologo, è un narratore di storie. Racconta utilizzando le immagini espresse con la camera fotografica. Immagini al servizio di un pensiero: il suo. Per questo sono tollerabili e giustificate le sue fotografie costruite ad arte. Quei ritratti posizionati fin nei minimi dettagli. Altrimenti sarebbero falsi documenti. La fotografia è il linguaggio, ma ciò che crea non è riconducibile al fotoreportage e alla ricerca antropologica, è arte in senso lato. Linguaggio puro che prende in prestito la luce invece dei pigmenti o di altri materiali traducibili in espressione. I ritratti che realizza dei Mursi sono gli stessi che scattano decine e decine di turisti che arrivano al villaggio non troppo distante da Jimma, ma lui sa contestualizzarli all’interno di una narrazione che parla di un pianeta da difendere. E l’incanto dei suoi bianchi e neri è finalizzato allo stupore necessario, affinché il messaggio arrivi dritto dritto al cuore. E ci arriva, anche tramite la ricostruzione di una verità che oggettivamente non esiste più. Non in termini di quella purezza rappresentata. E’ il caso dei Mursi che spendono i soldi guadagnati con le acconciature più stravagandi, inventate apposta per i turisti e i fotografi, per trascorrere pomeriggi interi in compagnia di pessimo alcol. Ho citato questo caso perché anch’io sono stata in quel villaggio, ma è probabile che anche altre realtà siano meno idilliache di come il grande fotografo ce le rappresenta. Ma il fine giustifica i mezzi e il fine di Salgado è nobile. Riuscisse a trasmettere un po’ di amore verso il pianeta e i suoi abitanti più innocenti, sarebbe già abbastanza per farsi perdonare le sue contraddizioni.
Archive for the ‘Arte’ category
Ussignur!
6 aprile 2015Andrea Edoardo Paron lascia la poltrona soddisfatto: “Il progetto Jolis Coins è stato senza dubbio, tra le iniziative culturali di questi 5 anni, il più entusiasmante e il più qualificante…”. Con tutta la simpatia verso gli artisti locali che hanno donato un’opera da inserire in vari contesti urbani, definire il progetto, che per la sua complessità ha reso necessario l’intervento di una storica dell’arte, come l’inziativa culturale più qualificante, dà la misura sia del livello intellettivo del nostro ormai ex assessore alla Cultura del Comune di Aosta sia di quello della nostra Città. Immagino che per le telefonate e la difficile scelta del luogo dove posizionare le opere, la storica dell’arte abbia lavorato gratis.
Sgarbi non ci basta!
26 marzo 2015Sgarbi guarda e sceglie i pezzi d’arte per l’Expo, va bene, ma sarebbe interessante capire l’iter istituzionale che seguirà la scelta. Già, perché le opere storiche selezionate sono gioielli della collettività e non è che si scelgono come si sceglie il formaggio al supermercato. Vorremmo avere delle robuste garanzie sul luogo che le ospiterà, sul progetto espositivo, sui trasporti, sulle assicurazioni ecc ecc… perché non ci basta il nome famoso di un curatore come garanzia.
Felice per il collega Marco Jaccond, scelto a rappresentare la contemporaneità.
Abbonato!
13 febbraio 2015Oltre agli abbonamenti della Saison culturelle, in Valle ci sono altri tipi di abbonamenti che fanno la felicità di qualcuno. Uno di questi “qualcuno” è il critico d’arte Alberto Fiz, così affezionato alla Valle d’Aosta da presentare ogni anno una sua mostra. Nel 2011 cura “L’infanzia nell’opera di Paul Klee”, nel 2012 “Wassily Kandinsky e l’arte astratta tra Italia e Francia”, nel 2013/14 “Universo Depero”, nel 2014/15 “Mendini – Empatie. Un viaggio da Proust a Cattelan”. Prima ancora, dal 2002 al 2004, è stato consulente della Regione Valle d’Aosta dove ha gestito gli spazi del Museo Archeologico Regionale e del Centro Saint-Bénin. A questo punto è inevitabile la domanda: perché lui? Perché sempre lui? Per quali meriti? Non mi sembra che le sue mostre abbiano attirato turisti da tutta Italia e creato code agli ingressi. L’ultima, quella su Depero, ha contato 4.714 visitatori di cui 2.760 con l’ingresso gratuito. Quella attuale sull’amico Mendini ne vedrà ancora meno ed è costata 140.000 euro. Non mi sembra neppure che ci sia un disegno che unisca le differenti proposte, piuttosto un’offerta casuale che nasce chissà come. Sta di fatto che la Valle d’Aosta (cioè noi) è per lui diventata una garanzia… voluta da chi? Uno stipendio sicuro che si aggiunge a quello di direttore del museo MARCA di Catanzaro. Calabria e Valle d’Aosta. Mare e monti. Perpetuo gemellaggio.
1° Premio Patuasia-Artisanat
31 gennaio 2015Il Primo Premio Patuasia-Artisanat va a Guido Diemoz per la sua opera “La fienagione”.
“La fienagione” di Guido Diemoz è perfetta dal lato compositivo, un punto di vista che mai viene considerato nelle selezioni ufficiali. Eppure qualsiasi creazione artistica è frutto di un linguaggio che è il vero contenuto dell’opera. Il significante è, nell’arte, il vero significato. Invece l’ufficialità si ferma su quest’ultimo e solo e unicamente su di esso. Questa è un’opera bella non perché ben rappresenta un uomo che solleva un covone di erba e ricorda il passato contadino della nostra valle, è bella perché l’architettura delle sue linee si manifesta in una forma assoluta. L’uomo si trova al centro di uno spazio vuoto: un prato concavo che lo racchiude. Sulle sue spalle trasporta un enorme covone: l’erba raccolta. La natura offre, l’uomo prende. Il vuoto e il pieno che si contrappongono. Se l’uomo dovesse cadere, l’erba del covone tornerebbe a riempire lo spazio svuotato di essa. Solo le corde che trattengono il fascio testimonierebbero il suo intervento. L’uomo si eleva sulla natura tramite il lavoro. Con la sua fatica. Ma non ne intacca l’armonia, perché la sua sopravvivenza è dovuta alla comprensione delle leggi naturali. L’uomo si erge sì, ma con rispetto. Conosce il delicato equilibrio. E ne fa parte. Questo racconta la scultura di Diemoz, ma non è la narrazione a farlo, bensì le forme. Le linee concave e convesse che si snodano con equilibrio, il segno sicuro, il disegno chiaro e semplice, i volumi armonici, cioè il linguaggio che crea una scultura.
2° Premio Patuasia-Artisanat
31 gennaio 2015Il secondo Premio Patuasia-Artisanat 2015 va al Maestro: François Cerise. L’opera in questione è Santa Caterina. Una figura allungata con appena qualche incisione a disegnare le pieghe dell’abito. La santa volge lo sguardo di lato come se un bisbiglio l’avesse appena distolta dall’incanto del silenzio. Tra le crespe della tonaca scorrono due steli che prendono la forma di due gigli. Delicati si appoggiano al viso di lei come a protezione. La materia è secca. Corrosa dal tempo. Il segno ruvido disegna angoli puntuti, ma quanta delicatezza in quei fiori che poggiano leggeri sullo zigomo. François Cerise è un poeta. Lo è per natura, per indole, per grazia ricevuta. Non c’è scuola che tenga: la poesia alberga nella sua anima e ce la rivela ogni anno con le parole del legno.
Meriterebbe un Museo a sé! (Ricordo che ha donato nel 2003 alla collettività valdostana 5.000 pezzi di cultura materiale riguardanti il territorio valdostano e dove sono?).
Senza cuore
21 dicembre 2014Sono stata alla mostra: Omaggio a Franco Balan, perché presa da nostalgia verso quell’uomo e amico. Mostra sobria che dichiara l’assenza di fondi, ma i manifesti sono belli e i dodici personaggi valdostani sempre molto piacevoli da vedere. Mi stupisce che non ci sia stata nessuna inaugurazione. Questione di risparmio? Fosse questo il motivo sarebbe stato sufficiente non offrire l’aperitivo, ma risparmiare sulle parole che senso ha? Trovo desolante questo modo di trattare una persona come Franco, un artista che ha lasciato un’impronta così forte in Valle d’Aosta. Ma questa approssimazione, questo muoversi alla chetichella, sono coerenti con il pensiero dominante che non crede a niente e a nessuno al di fuori di se stesso. E’ il “fare per fare”, senza la necessaria cura che è sempre frutto di una passione. Senza la necessaria organizzazione che è sempre frutto di un obiettivo. L’assenza totale di passioni e di obiettivi caratterizza il nostro tessuto connettivo. Quel mettere tutto sullo stesso piano che è poi quello del favore, del contentino, del ritorno in termini di consenso, ha azzerato la tensione verso la qualità. E quindi verso il piacere. Fare, senza il piacere del fare, diventa così un automatismo deprivato di qualsiasi investimento emotivo. La mostra espone le opere, i manifesti dell’unico grafico locale che ha saputo creare una cifra personale intrecciata con la tradizione del territorio. Il primo omaggio che la collettività attribuisce a Franco Balan è avaro di parole, di emozioni, di ricordi, di amore. Siamo un popolo senza Stato o senza cuore?
Petit Bazar
11 dicembre 2014Sabato scorso, sono stata ad Alba per vedere la mostra di Casorati, artista del novecento che amo. All’apertura ho trovato la coda! Ho aspettato venti minuti sotto la pioggia prima di entrare. La coda! Ad Alba! La Fondazione Ferrero non è una bella architettura, ma è curata e ha un bel giardino e le mostre che presenta hanno tutte un grande successo. Perché? Vuoi perché il luogo ha un’anima? Vuoi perché c’è un privato alle spalle? Vuoi perché c’è un progetto? Prima di Casorati l’ospite è stato Carrà, un altro grande artista italiano del novecento. Facciamo il solito impetoso confronto. Da noi chi decide è il politico di turno che sceglie sulla base dei suoi capricci o tornaconti elettorali o favori al solito amico. Non c’è una progettazione, le mostre si susseguono sulla base di proposte varie e il risultato è il caos. Un bazar dove si trova di tutto. La prossima mostra sarà quella su Mendini. Uno sconosciuto ai più. Prevedo una lunga coda alla biglietteria.
Velo di sposa
25 novembre 2014Il 25 Novembre è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Una giornata di riflessione su una tragedia che colpisce ancora e ancora. Istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per dar voce all’altra metà del cielo, vittima di abusi fisici e sessuali che spesso portano alla morte. Una questione femminile che è soprattutto una questione culturale.
Quest’anno Patuasia ricorda l’artista Giuseppina Pasqualina di Marineo, meglio conosciuta come Pippa Bacca. La giovane nipote dell’artista Piero Manzoni, è morta dopo essere stata violentata e strangolata durante la performance itinerante Spose in Viaggio. Vestita con un abito da sposa bianco, simbolo di pace, si era proposta di attraversare in autostop i numerosi paesi teatro di conflitti armati come la Siria, il Libano, la Giordania, Israele per concludersi a Gerusalemme. Partita da Milano l’otto marzo 2008 è morta il trentuno vicino a Istanbul. Il suo assassino sconta 30 anni di prigione. Non si è mai detto pentito.
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