Abbonato!
Oltre agli abbonamenti della Saison culturelle, in Valle ci sono altri tipi di abbonamenti che fanno la felicità di qualcuno. Uno di questi “qualcuno” è il critico d’arte Alberto Fiz, così affezionato alla Valle d’Aosta da presentare ogni anno una sua mostra. Nel 2011 cura “L’infanzia nell’opera di Paul Klee”, nel 2012 “Wassily Kandinsky e l’arte astratta tra Italia e Francia”, nel 2013/14 “Universo Depero”, nel 2014/15 “Mendini – Empatie. Un viaggio da Proust a Cattelan”. Prima ancora, dal 2002 al 2004, è stato consulente della Regione Valle d’Aosta dove ha gestito gli spazi del Museo Archeologico Regionale e del Centro Saint-Bénin. A questo punto è inevitabile la domanda: perché lui? Perché sempre lui? Per quali meriti? Non mi sembra che le sue mostre abbiano attirato turisti da tutta Italia e creato code agli ingressi. L’ultima, quella su Depero, ha contato 4.714 visitatori di cui 2.760 con l’ingresso gratuito. Quella attuale sull’amico Mendini ne vedrà ancora meno ed è costata 140.000 euro. Non mi sembra neppure che ci sia un disegno che unisca le differenti proposte, piuttosto un’offerta casuale che nasce chissà come. Sta di fatto che la Valle d’Aosta (cioè noi) è per lui diventata una garanzia… voluta da chi? Uno stipendio sicuro che si aggiunge a quello di direttore del museo MARCA di Catanzaro. Calabria e Valle d’Aosta. Mare e monti. Perpetuo gemellaggio.
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13 febbraio 2015 a 16:43
Non c’è solo lui abbonato alla Saison culturelle, anche la sua compagna, la Cuneaz amica dei Viérin, è solita a esibirsi in frequenti mostre in Valle. Una coppia molto amica dei valdostani (quelli che contyano!).
13 febbraio 2015 a 17:29
Sulla Repubblica di ieri un lungo articolo-intervista su e a Mendini: NON una parola sulla epocale mostra di Aosta. Ma lo sa il Maestro?
13 febbraio 2015 a 23:12
Personalmente, da anni, capito qual è l’andazzo, non vado più a vedere una mostra ad Aosta, anche nel caso mi interessi. La cultura come merce.
14 febbraio 2015 a 14:42
Domande interessanti, dati inquietanti.
Le risposte spetterebbero all’assessore alla cultura e alla dirigente del Servizio Attività Espositive.
Ebbene sì, c’è un ufficio mostre regionale che ha una dirigente in carica da parecchi anni, con un piccolo sforzo si potrebbe persino valutare con parametri abbastanza oggettivi (affluenze visitatori, costi, articoli su stampa nazionale ed estera, ecc.) il suo operato.
Ma, come diceva Goya, il sonno della Regione genera mostre.
14 febbraio 2015 a 15:46
la citazione di Goya è splendida!!
14 febbraio 2015 a 16:14
Scommetto che la dirigente prende anche il premio per raggiunti obiettivi! Confermo, l’interpretazione da Goya è splendida e si addice benissimo al nostro territorio! Aggiungo un’altra domanda inquietatnte, quanto ammonta il personale dell’Ufficio mostre ed è necessario?