La prosopopea della lingua
Dal giornalista Roberto Mancini.
Mi viene in mente una battuta intelligente attribuita a Josip Vissarionovic Stalin: “ Il maggior rischio che corriamo è quello di credere alla nostra propaganda. Quella deve ingannare gli altri . Ma noi, no”.
Ecco la tragedia valdostana: una nomenklatura da condominio che si crede veramente classe dirigente di uno Stato ( “le pays d’état !”), perde il ben dell’intelletto e la misura dei problemi, si ubriaca della propria cinquantennale propaganda con cui ha ingannato l’Italietta e sbraca rovinosamente. Come si dice in Lombardia, dei Ganassa.
Prendete la magniloquenza trombonica delle parole adottate dalla politica valdostana negli ultimi mesi. Un esempio? Costituente valdostana. Uno si attende tuoni e fulmini, ipotesi di secessione (perchè darsi una Costituzione, sennò?), complessi studi di diritto costituzionale, astuti percorsi per giungere all’indipendenza, appassionate discussioni di araldica per dotarsi di un vessillo degno di noi, un drapeau, una speranza. Mucca azzurra in campo giallo?
Accattone con picozza e vista del Bianco sullo sfondo?
Niente di tutto questo. E’ solo un paravento per mascherare un accordo tribale di tipo afghano con cui due clan , quello di Viérin e quello di Rollandin, siglano un armistizio per spartirsi la pizza del Comune di Aosta e ridare biada da distribuire al giovane Viérin, che la rivoluzione la vuole fare in Suv, con tutti i confort della maggioranza…
Come? Coinvolgendo come al solito il partito nazionale al potere in questo momento, ossia il PD.
Controprova di quanto affermo? Di questa ubriacatura micro-nazionalista?
Ecco le richieste formulate allo Stato Italiano dall’allora presidente Caveri nel 2008, in occasione del 60 anniversario dello Statuto speciale del 1948. Non è il linguaggio di un ammistratore di minuscola regione, grande quanto Vercelli, ma di un capo di Stato di repubblichetta sud-americana:
“ Un seggio di diritto nel Parlamento di Bruxelles, la sanzione del principio dell’intesa per la modifica dell’art 116 della Costituzione (ossia lo Statuto Speciale non potrebbe venir modificato senza assenso della regione autonoma…), norme di attuazione per la creazione di una zona franca e per la piena potestà sull’energia idroelettrica, delega per impedire che i documenti dell’archivio di Stato finiscano a Torino e a Roma, nomina del Tar e della Corte dei Conti sia concordata con la Regione, l’esazione diretta delle tasse da parte della Regione, norma di attuazione sugli uffici giudiziari (giudici di nomina regionale?), la richiesta che l’Italia aderisca al vertice permanente francofono girando alla Valle il seggio di membro di diritto, perché è importante che la causa valdostana (quale?) abbia un teatro internazionale cui rivolgersi. Piena potestà sul territorio valdostano del Parco del Gran Paradiso. Sede legale della Rav ad Aosta.”.
Una bambola gonfiabile di Siro Vierin, in cirmolo e per ogni capofamiglia, no?
Mi scappa da ridere, le rire il m’ échappe…. (le risate sono di Roberto Mancini).
Tag: Augusto Rollandin, Dino Viérin, Luciano Caveri, Parlamento di Bruxelles, PD valdostano, Statuto della Valle d'Aosta, Valle d'Aosta
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24 gennaio 2015 a 17:10
Perché? La guerra per l’indipendenza non si fa più?
24 gennaio 2015 a 17:35
Già cambiato idea? Già siglato l’accordo con il nemico?
25 gennaio 2015 a 15:38
Se ho compreso bene l’ironico post di Mancini che critica ciò che sta avvenendo in VDA in vista di un riassetto delle regioni da parte dello Stato italiano, mi viene proprio da sorridere. Le grandi famiglie locali, o baroni, Vièrin e Rollandin stanno cercando di assicurare ai loro discendenti, ma anche ad essi stessi, un assetto istituzionale dal quale continuare a “puppare” indisturbati e con il favore della plebe. Lo scenario futuro della VDA sarà certamente il prodotto di cosa si farà in campo nazionale e certamente gli arguti AR&DV corrono ai ripari non disdegnando perfino un alleanza dopo aver fatto una cruenta lotta di potere alcuni mesi or sono conclusasi con un rientro nei ranghi di chi voleva fare il colpaccio ma gli è andata male e quindi ha dovuto tornare a più miti pretese. Ma il nemico è alle porte – lo Stato Italico – quindi bisogna far resistenza accrescendo la maggioranza con l’ingresso del PD ben visto a livello romano e soprattutto darebbe una parvenza di compattezza da lasciare tranquilli i valdostani (Sic!). Certamente per il PD essere stati chiamati ” a corte”, dopo le passate esclusioni, dovrebbe far salire il suo consenso – anche se facente parte di un’ammucchiata – per le prossime elezioni comunali, la cui poltrona di sindaco ad Aosta, non dovrebbe esserle negata. Ma allora il caro e buon Donzel non parli di “tradimento” della sinistra, quella vera, quando è lui il primo ad aver cambiato strada, alla chetichella e nelle segrete stanze!
Come ultima cosa vorrei esprimere un grande stupore nel leggere le deliranti richieste che fece Caveri nel 2008: ma chi si credeva di essere? Bokassa al suo confronto era un quasi democratico!!!
25 gennaio 2015 a 16:04
Faccio notare che il cosiddetto principio dell’intesa Stato-UV (formalmente si chiama Stato-regione) è di fatto presente nella riscrittura della Costituzione già passata una volta su 4 in Parlamento.
E’ una bomba atomica ma purtroppo il pueblo locale non lo afferra.
25 gennaio 2015 a 16:32
Aggiungo: e il PD nostrano tace per poter fare lo zerbino ad altri, unico sport de la sua tera.