Pane e satira
In un suo recente scritto, Luciano Caveri, ribadisce “il ruolo e la nobiltà della Satira politica, che pure può spingersi anche molto in là, ma è il prezzo della Libertà, che non esiste dove albergano logiche totalitarie di vario genere”. Per sua fortuna è cresciuto scoprendo cosa fosse la satira, prima sfogliando la raccolta dell’Asino poi Linus. La sua formazione politica si è costruita anche attraverso scrittori al curaro come Stefano Benni e Michele Serra, passando da Wolinski, Altan, Vauro. Per non parlare de Il Male, di cui ricorda le gesta clamorose e clamorose vignette. E come potrebbe mai dimenticare Giorgio Forattini, suo appuntamento immancabile. La sua testolina si formò anche con la satira politica televisiva di cui fecero spese personaggi come Dario Fo. E poi ancora Grillo e Begnini, insomma Caveri è cresciuto a pane e satira. Secondo lui “la satira politica è e resta una ginnastica mentale, che può dare fastidio, ma di cui in democrazia non si può fare a meno.” Una ginnastica che però Caveri non fa. Ricordo una querela che fece a me e al direttore del Travail per una vignetta satirica su di lui, querela archiviata con delle motivazione che avrebbero dovuto farlo arrossire. Invece il nostro bellimbusto (si fa per dire) non solo non arrossisce, ma si fa ritrarre con la scritta “Je suis Charlie” durante la Costituente valdostana. Una bestemmia che, se non fosse per la sua ridicola statura politica, farebbe rivoltare lo stomaco di tutti i vignettisti da lui citati.
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Tag: Charlie Hebdo, Diritto di Satira, libertà, Luciano Caveri, Valle d'Aosta
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10 gennaio 2015 a 16:51
Su Caveri sempre pronto a querelare e a minacciare querele e altro, potrei anch’io, nel mio piccolo, dire la mia. Non lo faccio, vista la modesta statura del personaggio. L’ipocrisia dei politici.
10 gennaio 2015 a 17:14
ma veramente ha avuto il coraggio? Prima denuncia, poi cavalca “Je suis Charlie”?
Che spudoratezza!
Patuasia, perché non pubblichi le parti interessanti della sentenza di archiviazione della sua denuncia?
Ps:
nei giorni pari gioca la parte del giornalista, fiero difensore della libertà della satira.
In quelli dispari quella del politicante permaloso e potente , che ti porta in tribunale per cazzate.
Per fortuna ad Aosta c’è ancora un giudice…
10 gennaio 2015 a 20:17
Le sui vignette su c. sono sempre incredibili e riuscitissime. Complimenti mi sono fatta una grande risata.
10 gennaio 2015 a 20:59
Sarebbe bello sapere dal sor Luciano quante querele fa fatto lo zio Severino…..da lui sempre citato per farsi bello e potente.
A Lucià Tu non sei più nessuno, togliti dalla politica e auto rottamati tanto i valdostani un voto che sia uno non te lo daranno mai più…!
Banfone. E adesso querelami.
10 gennaio 2015 a 22:03
Capisco il dente avvelenato che inevitabilmente può creare qualsiasi querela,a mio avviso, la frase “je suis charlie” esposta oggi alla Costituente,Caveri l abbia condivisa perchè ci crede.
10 gennaio 2015 a 23:28
Signor Poudzo, io non ho nessun dente avvelenato contro Caveri, l’archiviazione con le motivazioni che ho allora pubblicato, della sua denuncia prova la pochezza del personaggio, a me dà fastido l’ipocrisia. Il farsi bello con il coraggio degli altri. Lui non è bello in nessun campo, né in quello fisico né in quello morale né in quello intellettuale.
11 gennaio 2015 a 09:56
E’ comparsa su Fb, la posto così come è apparsa.
Sia onore la sig Casalino, che l’ha scritta.
“Non siete Charlie.
E neanche io.
Charlie ha espresso idee profondamente libere, e offensive per altre religioni.
Io no.
Voi no.
Voi siete quelli che si dichiarano laici e poi vanno a sposarsi in chiesa, perché mamma ci tiene.
Voi siete quelli che non vanno a messa ma il figlio lo fanno battezzare, perché si fa così. E poi lo mandate a catechismo.
O peggio, a messa ci andate.
Non siete Charlie.
Né io né voi abbiamo la libertà di Charlie, o il suo coraggio.
Noi viviamo in un paese in cui la libertà di espressione di Charlie non esiste.
E se la pensate diversamente, se credete che in Italia esista la libertà di espressione, andate a vedervi le classifiche sulla libertà di stampa.
Quello di Charlie, per cominciare, è un dramma che ha luogo in un paese laico.
Il vostro paese non lo è. Se foste Charlie, avreste fatto qualcosa in questa direzione.
Io non sono Charlie.
Perché il mio diritto di satira non l’ho mai esercitato in faccia a pericolosi integralisti.
E come me, nessuno dei miei colleghi.
Perché se fai la battuta sbagliata ci puoi anche lasciare la pelle. E noi alla pelle ci teniamo. Abbiamo il mutuo.
Non dite che siete Charlie, colleghi.
Che da noi ci sono i dieci comandamenti di Benigni. Non i dieci comandamenti di George Carlin.
Non dite che siete Charlie, gentile pubblico, che poi mi arrivano minacce di morte se dico in televisione che uno con il camper sta nei coglioni.
Da queste parti, uno come Charlie ce lo sogniamo.
Anche per questo siamo pronti a indossare il dolore altrui, sentirci paladini di una libertà che non abbiamo perché semplicemente non ce la siamo guadagnata. A noi è sempre andata bene così, siamo gente che prende volentieri le scorciatoie. Odiamo facile, sbandieriamo facile. Poi manifestiamo, cambiando foto del profilo.
Perché dico queste cose impopolari? Che non mi porteranno alcun giovamento? Perché in mezzo a tutto questo coro di sdegno, e improvviso falso coraggio, credo sia doveroso per rispetto verso Charlie, che qualcuno vi dica chiaramente:
-col cazzo che voi siete Charlie.”
F.Casalino
11 gennaio 2015 a 13:59
La sig. Casalino ha perfettamente ragione. Se oggi in piazza Chanoux ci fossero veramente e solo i Charlie nostrani, oltre a Patrizia, Roberto, e pochi altri, non so chi ci sarebbe. D’altronde un paese che ha messo al bando Biagi, Santoro, Luzzati, Guzzanti, ecc. ecc. NON ha le carte in regola per andare in piazza o a Parigi o a Cogne a farsi bello con “Io sono Charlie”. Capito Renzi? Capito Caveri elle puntato?Occorre prima emendare ed emendarsi.
P.s. Non parteciperò alla manifestazione.
11 gennaio 2015 a 15:03
Ha ragione, signor Courthoud a non volere partecipare alla manifestazione, in effetti ci sto pensando anch’io… quanta ipocrisia! Caveri mi querela per una vignetta e si dice paladino della satira, i giornalisti non pubblicano mai niente di piccantello (magari non lo possono fare per mantenere il posto, però almeno la decenza di non dirsi Charlie) e poi scolpiscono virtualmente matite… un corso di satira per giornalisti che non parte chissà perché, forse perché a tenerlo doveva essere la sottoscritta? E adesso tutti innamorati del politicamente scorretto? Ma dai… paesucolo del cazzo!
11 gennaio 2015 a 16:27
Certo che il Sig. Casalino fa pensare,e di discutibile su quello che scrive,purtroppo,non ci vedo niente. Anzi,l ipocrisia a volte Regna tra noi,io per primo.
11 gennaio 2015 a 18:44
Condivido tutto quanto detto da Casalino. Pochi o nessuno è Charlie, ed è presunzione dirlo. Se è inteso come vicinanza alle vittime concordo, ma tanti, troppi stanno cavalcando questo fatto.