E gli auguri di Patuasia
Il presidente, Augusto Rollandin, per il 2015 auspica nuovi saccheggi ambientali. La dichiarazione fatta ai giornalisti durante la conferenza stampa di fine anno, indica nei programmi futuri “anche la valorizzazione delle risorse ambientali e paesaggistiche e lo sfruttamento delle fonti di energia…” che tradotto vuol dire nuove centraline idroelettriche sparse fra le valli. Intubare gli ultimi torrenti cozza con il concetto di valorizzazione paesistica, ma alla schizofrenia dei nostri politici ci siamo abituati e poi da Attila che altro aspettarsi, se non lo sfruttamento sistematico di tutto ciò che può produrre denaro? Che altra visione per lo sviluppo sa esprimere se non quello della rapina a mano armata di cemento delle risorse? Abbiamo bisogno di una classe politica e dirigente nuova. Completamente nuova. Capace di guardarsi intorno con occhi e sensibilità contemporanei. Il tempo di Attila è finito! E pure quello dell’autonomia che lo ha espresso. Lui e tutti i filistei! Tanti auguri!
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2 gennaio 2015 a 11:29
Spiace perdere l’autonomia, ma ce ne siamo dimostrati degni? In quasi settant’anni abbiamo prodotto un’economia non in grado di auto-sostenersi, dimostrandoci giovani viziati piuttosto che maturi imprenditori. Quando Roma ha pensato di controllare cosa abbiamo fatto dei nostri “talenti”, ci abbiamo fatto una figura di “dreuza”: clientelismo spinto, infrastrutture scadenti e/o insostenibili, inquinamento ambientale che mina alle radici la nostra più grande risorsa, che è il nostro territorio e non la lingua francese.
Ci aspettano anni faticosi, forse sarà l’occasione per riscoprire un po’ di orgoglio, un po’ di voglia. Guardando al futuro più che al presente, alla collettività più che alla prossimità.
Buon anno 2015 Valle d’Aosta, tanti auguri.
PS: la testa è troppo piccola…
2 gennaio 2015 a 14:37
Dal commento sopra riportato emerge in maniera esplicita il dispiacere di perdere l’autonomia la quale avrebbe dovuto, trasferendo alla Regione diverse potestà legislative, permetterle uno sviluppo più consono alle sue condizioni geografiche, etniche e culturali. Ma è stato proprio così? Se riflettiamo sullo stato attuale della Valle d’Aosta non possiamo fare a meno di constatare che quell’autonomia di cui si è sempre andati fieri è stata sprecata. Le persone che si sono succedute ai vertici delle classi dirigenti non hanno brillato certamente in iniziative volte a dare al cittadino amministrato, e soprattutto alle generazioni future, un futuro e delle condizioni migliori. La VDA ha, né più né meno, i malesseri del resto del paese: la disoccupazione ordinaria e quella giovanile a livelli elevati, l’ambiente tutt’altro che salvaguardato e la cultura di governo decisamente da respingere e condannare. Allora a cosa sarebbe servita questa autonomia se chi di essa non ne ha disposto, come la più parte delle regioni nazionali, è ai nostri livelli?
Per molti anni abbiamo beneficiato, grazie al riparto fiscale ed ai trasferimenti dello Stato, di pingui bilanci che la classe politica locale, enti locali compresi, non ha saputo, o voluto, correttamente impiegare ma usando tali risorse solo per creare e mantenere una politica clientelare finalizzata a mantenere le “poltrone” di governo e a protrarle nel tempo. Il risultato di questa miope politica a chi ha fatto comodo se non ai soli “grandi elettori” di maggioranze pluridecennali? Infatti se analizziamo la crescita dei consensi delle maggioranze politiche regionali scopriamo che questi sono aumentati in funzione dell’aumento dei bilanci regionali e adesso stanno seguendo, almeno così pare, un andamento a ritroso. Questo starebbe solo a significare una cosa: più soldi, più voti e quindi più consenso; viceversa, l’esatto contrario. Non solo ma da un’analisi superficialissima si evince chiaramente la pratica delle clientele di antica Roma memoria.
Da questa situazione, però, pare che gli attuali governanti, AR in primis, non ne hanno tratto alcun insegnamento se si esprimono come l’articolo di “Patuasia” a ben messo in evidenza.
Buon 2015 a tutti.
2 gennaio 2015 a 14:43
tante belle parole … ma i valdostani che vivono in valle, sono ancora capaci di lavorare?
2 gennaio 2015 a 16:39
Niente da fare: non riesco ha abituarmi.
2 gennaio 2015 a 18:04
Sono appena rincasato dal film American sniper, lotta della civiltà contro una barbarie tipica di stati o similstati etici.
La Costituzione italiana esalta le libertà della persona, ma in Valle quattro gatti localisti svalvolati puntano a una regione ancora più etica (fondata su scemenze etnolinguisticoindipendentiste): da conseguirsi con costituenti et similia.
Questo è secondo me il dramma della Valle, unito all’elettroencefalogramma piatto in merito di troppi residenti che il cervello o non lo posseggono o non lo utilizzano.
Quanto qui Patuasia scrive e molti commentano è da me condiviso, ma non è il male nostrano maggiore, al più il secondo; inoltre, l’autonomia regionale è alla base di ogni male: se alla guida ci fosse un team di californiani, giapponesi e australiani la Valle d’Aosta rinascerebbe,.
Ovviamente ritengo che poldino soffra di una pinkfloydiana momentary lapse of reason quando vaneggia di “condizioni etniche e culturali” (la bontà apportata dal Natale mi fa soprassedere sulla soggettiva coniugazione del verbo avere da parte del medesimo).
4 gennaio 2015 a 23:55
Borluzzi, cosa vorrebbe dire con quello strano post?Non merita nemmeno risposta soprattutto perché non ha apportato nulla alla discussione.
5 gennaio 2015 a 06:53
Chi non comprende quanto ho scritto qui sopra è atto a interessarsi di tutto fuorché delle storture valdostane.