Benvenuta sia la regione alpina!


Prima si è pensato, a torto secondo me, a far saltare le province, ora si pensa, a ragione secondo me, a ridurre il numero delle regioni. Senza dubbio il sistema va ripensato. Necessita di una riorganizzazione regionale, soprattutto dopo l’esperimento fallito del federalismo che ha coinvolto i consigli regionali in numerose inchieste giudiziarie. Bisogna accorpare e quindi ridurre il numero delle Regioni, limitando lo spreco di denaro pubblico che è stato possibile grazie a formule create ad hoc per non essere controllabile dallo Stato. Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria, secondo la proposta del parlamentare democratico, Roberto Morassut, diventerebbero la Regione alpina. Per la difesa dell’autonomia, checché ne dica la nostra classe dirigente cocainomane e puttaniera, non disponiamo di argomenti validi da usare. Cosa abbiamo? Una forte identità da tutelare? NO! Una lingua che ci rende minoranza? NO! Un’amministrazione eccellente da presentarsi come modello virtuoso? NO! Un territorio gestito con capacità e lungimiranza? NO! Un’economia autonoma dalla politica? NO! Un benessere basato sullo sviluppo e sull’impresa? NO! Una burocrazia snella? NO! Un sistema scolastico di qualità? NO! Dei Beni culturali valorizzati al meglio? NO! Una cultura vivace e aperta? NO! Un’ospitalità esemplare? NO! Un ambiente naturale intatto? NO! Potrei continuare, ma credo che il ritratto dei nostri limiti, senza entrare nel merito della morale e dell’etica sia sufficiente. La nostra autonomia ha prodotto una casta di corrotti sostenuta da corrotti. E basta. Ha succhiato il sangue allo Stato, visto costantemente come un nemico perché giustificava e giustifica il muro che ci separa dal resto del mondo. Pompata a dismisura la nostra presunta diversità, per poter gestire in tutta tranquillità gli affaracci nostri. Affari che hanno prevalso su tutto. Sull’identità, sul patrimonio culturale, sulla lingua, sullo sviluppo e sull’autonomia. Corruzione e clientele. Sperperi e voti di scambio. Omertà assoluta. Paura di esprimersi. Bel risultato vero? Non so se con la macroregione le cose potrebbero andare meglio vista la natura degli italiani che noi valdostani ricalchiamo così bene, ma almeno le facce di merda non le incontrerei così facilmente al bar. E potrei digerire finalmente il mio cappuccino!

NB: Milanesio, si batte per l’Autonomia e sogna una rivoluzione popolare in sua difesa… avete presente chi è Milanesio?

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12 commenti su “Benvenuta sia la regione alpina!”

  1. giancarlo borluzzi Says:

    E’ hobby nazionale proporre l’accorpamento delle regioni nell’ottica meritoria del risparmio.
    Ma questo accorpamento va collocato in un contesto complessivo, visto a se stante è ingiudicabile: Morassut doveva dire se la sua proposta sottintendeva l’esistenza delle province con funzioni in parte ridotte o meno.
    Devono esistere i comuni (non 74 in Valle, massimo 20), è imprescindibile lo Stato (in barba agli svalvolati), in mezzo io vorrei una sola struttura, cioè una cinquantina di entità chiamate o regionine o provincione.

    Qui Patuasia pare favorevole al mantenimento delle province e al conseguente accorpamento delle regioni; dico che in tal modo si risparmia di meno rispetto alla mia ipotesi.
    Si risparmierebbe di più, rispetto a quanto da me ipotizzato, con la proposta Morassut collegata all’abolizione delle province, anche se in tal caso appare complicato il rapporto dei comuni con le regionone per il gran numero di comuni che queste ultime conterrebbero al loro interno.

    In Valle, more solito, le oche capitoline starnazzano su queste sagge ipotesi, con ciò stesso evidenziando la loro dabbenaggine di base.

    Prendiamo la regione alpina preconizzata, Piemonte/Liguria/Valle (quest’ultima ha una popolazione pari al solo 2% del totale delle tre regioni ma le oche predette starnazzano ritenendosi “razza superiore per intelligenza” come Chanoux vaneggiò): è evidente che al suo interno un’entità da definirsi penserà al mare ligure e un’altra alle montagne della zona alpina di questa novella regionona.

    Lo starnazzare è fuori luogo perché la gestione della Valle d’Aosta resterebbe sostanzialmente in Valle,seppur secondo modalità da stabilirsi (basti pensare alla questione viaria e al rapporto fisico col territorio): verrebbe mantenuta la funzione amministrativa mentre si squaglierebbe (è questo che fa starnazzare le oche capitoline) la possibilità somministrativa di cazzate etniche, linguistiche, indipendentiste, essendo la Valle parte minoritaria di un insieme geografico e culturale senza il tic congenito delle panzane localiste.

  2. roberto mancini Says:

    Brava Patuasia!

    Descrizione perfetta e molto calzante.
    Il problema è che in Vda nessuno ha il coraggio di tirare le conclusioni dopo il decennale esperimento del cosiddetto “federalismo” della Lega.
    E’ stato un disastro:
    21 nomenklature localiste si sono ritrovate ad assegnarsi stipendi da favola ed amministrare bilanci senza controllo contabile.
    Ne è nato un macello, la spesa pubblica si è impennata, il costume amministrativo ha espresso gli scandali dell’Expo, del Mose, dei vari Batman regionali.
    La mia speranza ( anche se esile…)?
    Che il governo Renzi, e magari alcune forze economiche serie, si siano accorte che, in un Paese di ladri, i centri di spesa devono essere pochissimi.
    Dunque un Paese serio li dovrebbe ridurre, sottoponendoli nel contempo a leggi di controllo contabile ed anti-corruzione di vera efficacia ( non come quelle preparate da Renzi, che fanno ridere: le ha scritte Ghedini?)
    Secondo problema:
    la riduzione delle regioni manda a spasso numerose nomenklature localiste, milioni di persone abituate a non lavorare, ad un tenore di vita da Vip, a esistenze da vitelloni di provincia.
    Potranno accettare di essere retrocessi senza strillare come aquile?
    In sostanza, chiunque realizzi una riforma seria di riduzione delle nefande regioni-spendaccione, è destinato ad opposizioni feroci.
    Ci vorrebbe Kemal Ataturk, o il gen De Gaulle ….

    Ps:
    In base a conti della serva, credo che in Vda campino di sola politica circa 1500 persone. A questi aggiungi il consueto codazzo di servi tuttofare, segretari lecca -lecca, amanti travestite da addette stampa o staff, parenti voraci, mignotte dispensatrici di grazie:
    credo arriviamo a circa 5000 persone . Su 126.000 abitanti è una cifra enorme.
    Siamo rovinati….
    126.000 persone le amministra un consiglio comunale di 25 persone.

  3. roberto mancini Says:

    Qualche dato tratto da un pezzo del Sole 24 Ore dell’anno scorso.

    I valdostani spendono per finanziare i propri organi istituzionali (Giunta e Consiglio regionale) quanto la Puglia, ovvero 15 milioni di euro, anzi in realtà spendono circa 200 mila euro in più.
    I costi della politica tornano, dopo la vicenda della Regione Lazio, a infiammare la discussione e il Sole 24 Ore oggi ( l’anno scorso, ndr) pubblica una classifica dei costi sostenuti nel 2011 dalla Regioni per la politica regionale.

    Ne esce come sempre un quadro desolante.
    In totale le Regioni spendono 830 milioni di euro per la politica, una somma, spiega il quotidiano diretto da Napoletano, “pari a quella che ogni anno le 20 regioni italiano dedicato al turismo e all’industria alberghiera, e doppia rispetta a quella impegnata per la promozione della ricerca scientifica e dell’artigianato”.
    Il primato della Regione più spendacciona spetta alla Sicilia con 167 milioni e 546 mila euro.  Seconda un’altra Regione autonoma, la Sardegna con 73 milioni e 748 euro, terza la Lombardia con 72.391.183 euro.
    La nostra regione si piazza 16esima (15.449.771 euro) ma davanti alla Puglia (15.247.436 euro) che di abitanti ne conta oltre i 4 milioni, il Molise 320 mila abitanti e 14 milioni di spese per la politica, Trento 530 mila abitanti e 13 milioni di euro.
    Bolzano, la più virtuosa, con i suoi 500 mila abitanti e una spesa di 8 milioni e 374 mila euro.
    Guardando alle spese procapite, la Valle d’Aosta è ovviamente, prima in classifica con 12 mila euro ogni 100 abitanti, dietro di noi il Molise con 4.413 euro e la Sardegna con 4.401 euro.

    Capito perché nel bilancio di quest’ anno non ci sono soldi per le spese di investimento?

  4. roberto mancini Says:

    Un pezzo di qualche anno fa’, mi sembra pubblicato da Nuovasoetà.
    Sarà invecchiato?
    Non mi sembra che le cifre siano cambiate di molto, sopratutto quelle del pubblico impiego.

    “Quali sono i vizi strutturali del sistema valdostano?
    Circa 126.000 persone, che in un posto normale sarebbero amministrate da un solo consiglio comunale, qui danno vita a 74 comuni con 74 sindaci, cui aggiungere 8 comunità montane con consigli e presidenti , un Consiglio regionale con 35 membri ed amplissimi poteri, 10 Aiat, un consorzio Bim ( bacini imbriferi montani), una rete di casse rurali , una onnipotente finanziaria regionale ( Finaosta) che elargisce miliardi, una Cva (Compagnia valdostana acque), ricca azienda di produzione di energia elettrica in quanto proprietaria di centrali, bacini ed affluenti.
    Un solo dato esemplicativo: il gruppo Cva ha chiuso il 2007, su di un fatturato di 668 milioni, con un utile netto di 61,6 milioni, pagando imposte per 147,6 milioni.
    Grazie al riparto fiscale i 9/10 di questa cifra entreranno nelle casse regionali.
    In sostanza circa 1300 persone vivono di sola politica, un numero enorme se rapportato alla popolazione ed alle dimensioni del territorio. Con l’indotto rappresentato da portaborse, segretari particolari , addetti-stampa, specialisti di pubbliche relazioni, consulenti dell’immagine, si giunge ad una casta di 5000-6000 persone.
    Il contesto produttivo?
    Un settore del pubblico impiego, il cosiddetto Comparto Pubblico, che in Vda consta di 1926 impiegati del comparto sanità, di 2543 addetti al comparto scuola, di 2974 impiegati alla Regione, di 2500 impiegati nel Celva, consorzio enti locali che raggruppa 74 comuni e 8 comunità montane.
    Fanno un totale di 9943 impiegati pubblici, cui poi è necessario aggiungere gli addetti agli enti assistenziali e previdenziali più gli impiegati ministeriali, ossia i dipendenti del Tesoro, delle Agenzie fiscali e del ministro di Grazia e Giustizia: un totale di circa 1000 addetti.
    Tenendo conto che la popolazione valdostana è composta di circa 45.000 pensionati e di 55.000 cittadini attivi, di cui 22.000 sono lavoratori autonomi, si evince che su circa 33.000 lavoratori che sono salariati, circa un terzo (10.943) sono dipendenti pubblici.
    Un record italiano, una percentuale da far impallidire la Sicilia, soprattutto se si tiene conto del fatto che su 2974 dipendenti regionali si annoverano ben 160 dirigenti, ossia un dirigente ogni 18 dipendenti.
    Dulcis in fundo: nell’anno 2005 le spese per i consulenti esterni regionali sono state di 9.360.000 euro. Nello stesso anno i trasferimenti regionali al settore industriale sono stati di 7.829.000 euro. Niente male per una tranquilla valle di Heidi che si presenta austeramente diversa dal profondo Sud.”

  5. Il Pretoriano Says:

    @Mancini Roberto
    Bene, abbiamo capito dai suoi dati che abbiamo solo una via d’uscita per salvare la nostra Valle. Azzerare tutte le Union piene zeppe di politicanti incompetenti, affaristi e lestofanti che si sono arricchiti sull’ignoranza del peuple valdotain promettendo prebende e favori in cambio dello status quo.
    Svegliamoci valdostani, il sonno è finito, rimbocchiamoci le maniche e in campana alle prossime elezioni, oramai vicine a meno che qualche Consigliere ruffiano non porti il conto .

  6. patuasia Says:

    Grazie signor Mancini, per il suo prezioso contributo, ma non sento altre voci… come mai?

  7. giancarlo borluzzi Says:

    Ridurre il personale regionale, come auspica l’allenatore interista nel suo primo intervento?

    Ma se ora i sindacati aizzano quanti dovrebbero uscire dalle province affinché piantino casino al fine di continuare a essere mantenuti dalle tasse pagate da tutti anche se la loro opera è inutile!

    Solo facendo spostare il denaro dei cittadini (=tasse) dalla direzione “tasse = pagamento dei carrozzoni pubblici” a quella degli investimenti produttivi si può pensare a superare la crisi occupazionale.

    La riduzione delle tasse è comunque proporzionale alla diminuzione della mangionissima macchina pubblica.

    Ma i leghisti propongono tasse ad aliquota unica del 15%, Berlusconi vuole una flat tax al 20%.
    Ciò sarebbe possibile solo nell’ambito di una correlata riduzione della spesa pubblica.
    Ma per demagogia Salvini e Berlusconi non fanno accenni che li penalizzerebbero nell’urna e Renzi ha aumentato le tasse senza ridurre sostanzialmente le strutture mangiasoldi pubbliche, anzi ha assicurato fino al 2017 gli stipendi ai dipendenti di province defungende e dal 2018 la loro mobilità. E costoro occupano edifici delle province in base alla trasposizione dell’ “alpino un giorno, alpino sempre” in un “dipendente pubblico un giorno, dipendente pubblico a vita”.
    E questa assurdità è assecondata dai nemici per eccellenza dei più deboli, cioè dai cosiddetti sindacati esperti dei fondamentali dell’economia come dei presupposti progettuali dei sommergibili a propulsione nucleare.

    E’ il momento elettorale che stabilisce l’agire dei politici. Ruberanno, ma il male di gran lunga maggiore risiede nella demagogia a scopo elettorale.

  8. Curvàss Says:

    Ma perché blaterare senza sapere di cosa si parla? Mi riferisco al post di Borluzzi, non a quello di Mancini che dice cose sacrosante. In particolare allo sproloquio sulle Province (e città metropolitane) che probabilmente non sa neppure cosa sono e cosa fanno. Lui che è sempre proiettato all’esterno, perché non si documenta un minimo e lascia che parlino i borborigmi della sua pancia. La proposta di eliminare le province riguardava i consigli provinciali (il personale politico delle stesse) e non i dipendenti: chi farà la manutenzione alle scuole? chi sgombrerà la neve? chi asfalterà le strade? chi gestirà i rifiuti? chi i centri per l’impiego? ecc.? Il problema nasce con gli esuberi legati alla riduzione delle funzioni delle province (e CM) di cui nessuno fino ad ora si è occupato. Allora prima le regioni definiscano cosa dovranno fare le province, poi valutino seriamente i carichi di lavoro relativi, poi definiscano quali sono le funzioni che si prendono (con relativo personale), poi si occupino degli esuberi residui al netto dei pensionamenti. Almeno così si dovrebbe fare in un paese un minimo civile e razionale. Invece si va alla guerra tra i poveri. Qui in VdA piuttosto, dove le province non ci sono (e ci mancherebbe ancora!), mi pare che ci si dovrebbe porre il problema dell’efficienza della macchina pubblica, come bene ha ricordato Mancini.

  9. giancarlo borluzzi Says:

    Curvass, prima attivare il cervello e solo dopo scrivere (eventualmente).
    Citi attività ineludibili che sono il pane quotidiano dei Comuni, che nessuno vuole abolire (solo ultraridurre in Valle), e le attribuisci alle province.
    Citi Mancini quale mantenitore di posti di lavoro e non hai letto che lui (giustamente) parla di “milioni di persone” pagate senza ragione vista l’inutilità del loro poggiare i lombi su sedie pubbliche.
    Contraddici te stesso quando ammetti l’esistenza di ” esuberi legati alla riduzione delle funzioni delle province”: Curvass, mettiti d’accordo con Curvass.
    Analizzi la prassi del dover prima definire i compiti delle regioni se unica ipotetica struttura tra Stato e Comuni: ma è quanto era stato scritto nella sostanza da me e mi apostrofi quale blateratore che non sa di cosa parla… Curvass, hai scritto tanto per far fare ginnastica alle dita sulla tastiera.

  10. Curvàss Says:

    Borluzzi, ma si può sapere cosa leggi e cosa capisci?
    NON ho detto che i posti di lavoro vanno per forza mantenuti (e non ho citato Mancini a questo proposito!). Ho detto che va fatta una scelta razionale che prevede, tra l’altro, il mantenimento di certe funzioni (p.es. quelle che ho citato) alle Province. Te li vedi i comuni che si mettono d’accordo per lo sgombero neve, uno dopo l’altro o che gestiscono individualmente la pianificazione territoriale o il sistema dei rifiuti? E non mi riferisco alla VdA che è talmente piccola che non ha bisogno di un ente intemedio di “pianificazione di area vasta”, parlo in termini generali della struttura amministrativa dello stato.
    Io sono perfettamente d’accordo con me stesso, meno con te.
    Ti esimo dal rispondemi.

  11. giancarlo borluzzi Says:

    Per Curvàss.
    Ti auguro buone feste.

  12. Curvàss Says:

    Borluzzi, grazie, ricambio sentitamente.


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