Nun ce famo manca’ gnente!


Tempo fa pubblicai una fotografia curiosa: il matrimonio tra la figlia di Vincenzo Furfaro, Michela e il figlio di Agostino Tramonti, Vincenzo. Curiosa perché a quel matrimonio furono invitati due importanti politici unionisti: l’allora presidente del Consiglio, Ego Perron e l’allora assessore alle Finanze, Aurelio Marguerettaz, insieme alla sua compagna. Cosa c’è di strano? Nulla, se non fosse che Vincenzo Furfaro è il figlio di quell’Antonio insieme al quale e allo zio paterno, Michelangelo, e alla mamma, Vittoria Raffa, e allo zio materno, Salvatore e altri amici, fu accusato di concorso nel sequestro di Annarita Matarazzi (rilasciata dopo un mese e mezzo in seguito al pagamento di 500 milioni di lire). Con i sequestri di persona (ricordate l’Anonima sequestri?) si acquistavano soprattutto mezzi di trasporto, pale meccaniche e tutte quelle strutture che servivano per mettere in piedi società nell’edilizia. Papà Antonio fu arrestato dopo quasi un anno di latitanza e ucciso nel 1991 in una faida che mise fine al clan dei Furfaro. Un anno dopo nacque ad Aosta la Festa di san Giorgio e Giacomo dove Agostino Tramonti, suocero di Vincenzo Furfaro, è uno dei vivaci organizzatori: si occupa della gara di Tarantella, insieme all’imprenditore Giuseppe Tropiano, amico anch’egli dell’assessore, ora al Turismo, Aurelio Marguerettaz. Quello che vi dico non è una novità, anzi è storia, ma ci tengo a rinfrescarla perché la tendenza a dimenticare è forte. Ricordare chi frequentano i nostri politici invece può essere utile per conoscerli meglio. Mi va di citare un vecchio proverbio appena rispolverato da Salvini: dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Se il governatore della Toscana, Enrico Rossi, si fa fotografare insieme ai rom non mi stupisce, i nostri che lo fanno insieme ai Furfaro invece mi lascia perplessa.

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10 commenti su “Nun ce famo manca’ gnente!”

  1. Curvàss Says:

    Aosta. la Roma delle Alpi!

  2. libero Says:

    Su fb i giornalisti locali fanno a gara a chi è più disgustato dalle faccende romane, del vomito che sa di salsiccia e bouden invece neppure se ne accorgono.

  3. Roberto Mancini Says:

    Cara Patuasia,

    Credo che il commento migliore al tuo pezzo sia quello di ripubblicare brani di una piccola storia di ndrangheta valdostana.
    Sono articoli di alcuni mesi or sono, pubblicati dal quotidiano on-line Nuovasocietà.

    Vi narravo della sollecitudine con cui , nel 2003, il sindaco unionista Guido Grimod avesse partecipato al funerale di un indagato per ndrangheta, peraltro poi prosciolto ( insieme ad altri 15 co-imputati) dal tribunale di Torino.
    Un comportamento singolare date le convinzioni di Grimod, notoriamente convinto che la Campania e il Sud Italia comincino a Montjovet..
    Buona lettura!

    “Nasce dalla accuse di tre collaboratori di giustizia l’operazione “Lenzuolo”.

    La presenza nelle esplosioni del 1977 di Carmelo Oliverio, nipote di Santo Oliverio, ci costringe ad abbandonare la cronologia del racconto.
    Santo Oliverio infatti è protagonista, alcuni anni dopo, di una clamorosa inchiesta valdostana anti-ndrangheta finita nel nulla: “l’Operazione Lenzuolo” del 2000.
    Ne emerge memoria dalla lettura delle motivazioni della sentenza “Tempus venit” del 2013, quella che condanna (in prima e seconda istanza) il clan Facchineri per estorsione mafiosa ai danni del costruttore Giuseppe Tropiano.
    Essa rivela che già tre pentiti di ndrangheta , alla fine degli anni 90, avevano rivelato la presenza di un’organizzazione ndranghetista in Vda.
    Si tratta Francesco Fonti, Salvatore Caruso e Annunziato Raso.
    Ecco le loro dichiarazioni:
    Francesco Fonti:
    “sono arrivato a Torino nell’anno 1971 e da subito, ho saputo che in Valle d’Aosta vi era un Locale
    attivo.
    ( Il “Locale” è la struttura di base della ‘ndrangheta che sorge in un determinato paese, allorché si supera il numero minimo di 49 affiliati a qualunque “copiata” a cui appartengono .
    Per “copiata” si intende il nome di uno dei responsabili del Locale a cui i picciotti fanno riferimento. Tale nominativo viene comunicato all’affiliato dopo la cerimonia di affiliazione, detta “battesimo”. Allorquando si forma un “Locale” si deve dare notizia alla “mamma” di San Luca, da dove viene inviato un rappresentante il quale organizza la riunione del “Locale” alla presenza di tutti gli affiliati di quel paese. Nel corso della riunione viene nominato il Capo Bastone, il Contabile ed il Crimine ndr).
    Continua Foti:
    “responsabile del Locale di Aosta era tale Pansera Santo ( deceduto ad Aosta il 2 Aprile 2003 per cause naturali. Alla sua morte, imponenti funerali con la partecipazione di Guido Grimod, sindaco dell’Union valdotaine di Aosta, dal 2000 al 2010, ndr) , proprietario di un autolavaggio in Aosta e da noi ‘ndranghetisti veniva identificato come “Compare Santo»;
    dal Locale di Aosta dipendeva a sua volta il sottolocale di Ivrea. Questo sottolocale era gestito dalla famiglia Forgione.
    Fonti riferiva inoltre: “…l’attività principale del locale di Aosta erano le estorsioni a imprenditori e la droga”.
    Salvatore Caruso:
    “ per che ne so io, già dall’88 di sicuro, perché ero in carcere in Valle d’Aosta e già lì mi avevano detto che attivavano, perché c’erano degli ‘ndranghetisti calabresi a Brissogne e hanno detto che attivavano lì ad Aosta”.
    Il termine “attivare” significa operare, essere operativi.
    Raso Annunziato:
    “non so se effettivamente in Valle d’Aosta sia attivo un locale della ‘ndrangheta, ma comunque essendoci in Valle una forte comunità calabrese, è sicuramente probabile che esistano delle persone referenti della ‘ndrangheta per la Calabria. Infatti è sicuramente improbabile che qualsiasi comunità calabrese, intesa come criminale, tronchi i collegamenti con la terra d’origine. Infatti tanto più sono ampie le conoscenze e le amicizie, per qualunque Capo, tanto più ampio è il suo potere”.
    Per queste ragioni a partire dal mese di novembre 1999 il Nucleo Investigativo del Reparto Operativo dei CC della Valle d’Aosta eseguiva indagini per verificare l’esistenza di un “Locale” della ‘ndrangheta operante in Valle d’Aosta.
    I rapporti degli inquirenti avevano consentito di ipotizzare con una certa sicurezza che la famiglia della ‘ndrangheta egemone in Valle d’Aosta era quella dei Facchineri , che contava sulla presenza di “parenti e sicuri fiancheggiatori residenti in Valle d’Aosta da molti anni e quindi ben inseriti nella comunità valdostana”.
    Al termine dell’inchiesta giudiziaria, denominata “Lenzuolo”, venivano deferite 16 persone
    di cui solo tre, Santo Oliverio, Francesco Cuzzocrea e Antonino Curatola residenti in Calabria.
    Ecco i nomi degli altri 13, tutti residenti ad Aosta e dintorni:
    Santo Pansera, Annunziato Cordì, Giacomo Gullone, Giuseppe Gullone, Domenico Macheda ( ex consigliere regionale del Pci) Giuseppe Neri, Giuseppe Oliverio, Giuseppe Rao, Francesco Raso (già membro del direttivo regionale Psi), Vincenzo Raso, Rocco Seminara, Vincenzo Sergi, Giorgio Sorbara.”

  4. patuasia Says:

    Grazie, signor Mancini… qui ancora credono che la mafia non esiste.

  5. bruno Says:

    io vedo invece quotidianamente un paese (la valle d’Aosta) integralmente meridionalizzato in modo irreversibile (nel senso peggiore del termine, ovviamente). Quando saremo indipendenti, cosa faranno Marguerettaz e Perron dei loro amici, li faranno rimpatriare? O li seguiranno nell’esilo?

  6. dzouvin Italiye Says:

    Se la valle d’aosta si meridionalizzasse sarebbe certamente migliore. Evito il solito elenco di bellezze, risorse, personalità, capacità, personaggi, cultura, premi nobel, giudici martiri, sindacalisti martiri, preti martiri, giornalisti martiri, sindaci martiri. Martiri per tutti: valle d’aosta compresa.

  7. bruno Says:

    Nell’elenco che hai fatto mancano le mafie che, in un modo o nell’altro caratterizzano gran parte del territorio meridionale (e non solo). Per “meridionalizzazione”, nel senso peggiore, intendevo la loro propagazione a macchia d’olio nel territorio italiano. In questo campo, ognuno si tenga le sue: bastano e avanzano. Ultimo libro apppena finito di leggere: “I Buddenbrook” di Thomas Mann. Ti invito ad andare a vivere, anche per un solo anno ma non da turista, in un paese civile. Beati quei paesi che non hanno bisogno di santi, martiri (Falcone, Borsellino, ecc.) ed eroi.

  8. dzouvin Italiye Says:

    @bruno dice: mancano le mafie
    Le mafie non sono distintive oggi: sono presenti anche al nord composte e sostenute da persone nate nel nord Italia. Erano distintive 30 anni fa.

  9. bruno Says:

    mi rifiuto di scrivere ancora in un blog dove è possibile leggere simili grossolanità ed offese personali.

  10. patuasia Says:

    Signor Bruno mi scuso, ma ho letto solo ora e cancello immediatamente la volgarità del commento e banno anche chi lo ha inviato. Non permetto a nessuno di essere così meschino e triviale. Prendetevela con me, ma non con i miei ospiti.


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