En attendant…


La politica tace, ma è il silenzio che precede l’uragano. Tra poco sapremo se ci saranno le condanne di peculato per i numerosi consiglieri coinvolti nell’affaire contributi ai gruppi e poi c’è lui. Se Rollandin sarà condannato per abuso di ufficio si andrà presumibilmente a elezioni. Se no è probabile che troverà un accordo con Dino Viérin (non un accordo politico, ma di incarichi che Dino si è stufato di fare il pensionato e la Finaosta tra poco avrà la presidenza libera). La Renaissance è stata un fallimento perché in realtà non ci ha mai creduto nessuno, men che meno Laurent Viérin e la Favre. Aria fritta per polmoni ampiamente incrostati di politica. In realtà si è trattato del solito braccio di ferro tra i due leader dell’Union vinto al primo round dal vecchio leone. Qualcuno ci è cascato vuoi per ingenuità politica vuoi per stupidità vuoi perché ha sbagliato a fare i conti. Nessuna voglia di cambiare, figuriamoci! Solo voglia di maggior potere e di una poltrona per papà Dino (naturalmente anche il bebè ne avrà una) ecco cosa è stata la Renaissance! Il tempo buono è scaduto. A cosa mi riferisco? Alla possibilità per il PD, ma soprattutto per Alpe, di entrare in maggioranza con l’Union di Rollandin, tenendo fuori Viérin e quindi mantenendo l’Union divisa, requisito indispensabile per avere un po’ di forza contrattuale. Rollandin era disponibile a un’apertura, ma la posizione intransigente dei consiglieri piddini e alpisti ha spalancato le porte alle contrattazioni con l’UVP. Per il partito di Renzi le cose vanno meglio, nel senso che rappresenta il contatto con il Governo centrale e l’Union che di Roma ha bisogno, sa che ne deve tener conto. Per Alpe le cose si fanno più difficili: se destinata all’opposizione facile prevedere defezioni. Ma queste sono solo illazioni, aspettiamo l’approvazione del bilancio. E la magistratura.

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2 commenti su “En attendant…”

  1. my two cents Says:

    Col senno di poi, la Renaissance è stata un’operazione velleitaria, nella quale forse non hanno creduto nemmeno i partecipanti. Durante la finta crisi di maggioranza, le opposizioni veramente interessate al cambiamento avrebbero dovuto lanciare una piattaforma “minima” in tre punti per restituire un minimo di agibilità democratica a questa regione:
    – una nuova legge sul referendum per una democrazia diretta di tipo svizzero (innalzamento del numero di firme ma abolizione del quorum, norme stringenti per l’applicazione del risultato referendario)
    – una nuova legge elettorale “semi” uninominale (preferenza unica e annullamento del voto di lista se non si esprime preferenza)
    – una normativa che allentasse la morsa della politica sulle partecipate (curriculum, procedure pubbliche, incarichi a obiettivo, ecc.) e che ponesse le basi per porre termine, in futuro, all’occupazione regionalista dell’economia valdostana
    Non sono addentro le segrete cose e non so se, evitando il muro contro muro sul figura di Rollandin, queste cose potevano passare, in una fase di estrema debolezza di Uv-Sa e con i quattro partiti d’opposizione ubriacati dalla retorica del cambiamento radicale. Penso che avrebbero cambiato il senso del dibattito politco nostrano e gettato le basi per un nuovo corso.

  2. AostaCapitaledelSennodiPoi Says:

    @my two cents

    Vero, vero, vero. E non sminuisca la sua analisi. Il senno di poi in politica è la lettura storica che serve a scegliere nel presente.


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