Spregevole chi?
Il giornalista Piero Minuzzo si è scagliato con un editoriale al veleno contro il consigliere pentastellato Stefano Ferrero reo di aver esternato il suo dubbio sulla nomina a Presidente della Monterosa spa a uno che ha la terza media. Giudizio che il giornalista considera “ideologicamente spregevole e che richiama alla mente le nefaste epurazioni del passato“. (Cosa cazzo c’entrino le nefaste epurazioni del passato lo sa solo lui!). Mi associo al giudizio ideologicamente (ah ah ah) spregevole, perché trovo che il dubbio di Ferrero sia legittimo. Il paragone che Minuzzo fa con i diplomi dei due consiglieri grillini a cui aggiunge commenti inopportuni e sgradevoli che un giornalista non dovrebbe fare (Cosa significa che Ferrero ha scelto un lavoro senza rischi? Cosa significa che Cognetta faceva il commesso?) è decisamente fuori luogo. I due consiglieri sono in Consiglio perché sono stati eletti e in democrazia si può eleggere chiunque, non occorre una qualifica specifica. Gestire una spa, invece, come qualsiasi altra azienda pubblica e privata esige una competenza che pare il signor Peter Vincent, artigiano settantaduenne, non abbia. Forse non sarebbe meglio la trasparenza di un bel concorso pubblico per titoli che le solite, queste sì nefaste, nomine a discrezione del politico di turno? Forse era questo che il consigliere Ferrero voleva suggerire.
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8 ottobre 2014 a 11:10
condivido perfettamente quanto riportato da Patuasia, l’articolo di Minuzzo è completamente fuori luogo.
Non conosco il signor Peter Vincent, ma ho dubbi che abbia le caratteristiche di un manager che dovrebbe far uscire la Monterosa dalla crisi in cui si trova.
Se le caratteristiche le ha (a prescindere dal titolo di studio) è sufficiente che si sappia quali sono e poi ognuno potrà valutare se è la persona giusta al posto giusto.
8 ottobre 2014 a 12:23
@Pierre_1
Solo due osservazioni di logica.
Lei non conosce il signore in questione, ma dubita che abbia certe caratteristiche: se non lo conosce come fa a dubitare che abbia o non abbia qualcosa? Va beh……
Secondo. “Ognuno potrà valutare se è (“sia” ndr) la persona giusta”: non spetta a nessuno valutare alcunché in sede di nomina. SE LA NOMINA E’ POLITICA saranno i politici che, in sede di voto, risponderanno agli elettori di quella nomina.
La democrazia è anche questa.
Il problema è politico: Ferrero pensa che i suoi elettori nominerebbero un laureato, la maggioranza pensa che i suoi elettori nominerebbero Pietro Vincenzo (così dovrebbe essere e su questa base poggio il mio intervento non avendo voglia di fare dietrologia).
Secondo me lei si dovrebbe chiedere (e la risposta non è affatto scontata) se quel ruolo è tecnico o politico. Perché se è politico allora (come giustamente fa notare Patuasia) in democrazia si può nominare chiunque a termini di legge. Se è tecnico allora si dovrebbe valutare la capacità del candidato sulla base di quello che ha fatto nel suo percorso professionale. Ma attenzione: se il ruolo è politico lei ci può mettere lì anche un novello Einstein senza che questi combini alcunché. Se lo immagina (senza fare del possibilismo) un economista-commercialista laureato l’anno scorso con 110 e lode che gestisce un’azienda pubblico/privata?
8 ottobre 2014 a 13:22
Dubitare non mi sembra un delitto, anzi è una virtù, in questo caso poi quando ci sono in ballo dei soldi pubblici direi doveroso. Come si fa a conoscere la capacità professionale di una persona? Dai suoi titoli in primis e dalla sua esperienza, ecco pare che il signor Vincent non possieda entrambi. Purtroppo si tratta di nomina politica e la politica non valuta il merito, ma l’appartenenza. Ecco, il problema è proprio qui: la fonte della nomina che NON dovrebbe spettare alla politica, ma dovrebbe risultare da un concorso trasparente aperto e per titoli. Quante società partecipate hanno al loro interno manager incapaci, ma ubbidienti, non è il caso di cambiare procedura?
8 ottobre 2014 a 13:41
ho solo scritto che se questa persona ha dei titoli è corretto che siano di dominio pubblico. La carica può anche essere politica ma i prerequisiti di capacità tecnica ci devono essere, la non applicazione di questo principio per decenni ci ha portato alla situazione attuale.
Tra l’altro non ho mai capito quale è il valore aggiunto che la politica porta nella gestione delle società.(se non intrallazzi e favoritismi).
8 ottobre 2014 a 16:06
@AostaCapitaledel* è quanto di meglio si sia letto su questo blog da molto tempo a questa parte.
8 ottobre 2014 a 17:12
Nemo, chissà che leggi? Io invece concordo in pieno con quello che scrive Pierre-1 in un’azienda si cercano le competenze chissà perché nel pubblico invece si cercano le nomine politiche! Infatti vediamo come funzionano le partecipate!
8 ottobre 2014 a 17:19
ma minuzzo che titoli di studio ha? ci facciamo mandare il suo cv da ansa? o basta anche lì la tessera del leone rampante?
8 ottobre 2014 a 23:34
@patuasia
Se dubitare significa rendere possibile qualunque cosa allora sì: é un delitto. Un delitto culturale. Vuol dire spianare la strada all’approssimazione, al qualunquismo, all’ignoranza. Ma so già che poi, quando il possibilismo del “si può dubitare di tutto” toccasse i propri interessi o i propri affetti, tutti farebbero un passo indietro. Tutti. In assoluto.
9 ottobre 2014 a 13:16
Signora AostaCapitaledelDubbio, il dubbio di per sé non spiana nessuna strada, ma frena, prende tempo, fa riflettere e ragionare…
23 ottobre 2014 a 13:54
Quando Minuzzo ha lasciato l’Ansa George Bush era ancora presidente degli Stati Uniti e Romano Prodi agli sgoccioli come presidente del Consiglio dei Ministri, Fini e Berlusconi fondavano assieme il Pdl e vincevano le elezioni, la Spagna dominava gli Europei di calcio, l’Inter di Mancini e Ibrahimovic conquistava lo scudetto, al cinema uscivano Il divo e Gomorra, alla radio spopolavano Jovanotti e Estelle. Bei tempi…