La grande bruttezza!


Qui una volta c'erano degli orti e gli abitanti facevano a gara a chi aveva l'insalatina più bella.

Qui una volta c’erano degli orti e gli abitanti facevano a gara a chi aveva l’insalatina più bella.

C’era una volta un quartiere, esempio di urbanizzazione sociale. C’erano le case e gli orti e i negozi. La scuola e la chiesa. Stava lontano dalla città per meglio controllare gli operai e la loro rabbia. Stava anche lontano dalla fabbrica, ma c’erano le biciclette e tutti avevano una bicicletta. Un paese ordinato. Un modello di architettura popolare che aiutava chi lo viveva a sentirsi parte di una comunità. Il quartiere aveva un’identità chiara e definita. Diviso per gerarchie sociali, rappresentava la fabbrica. Oggi rappresenta solo il degrado di una società priva di una qualsiasi identificazione. Gli orti sono stati sostituiti dai parcheggi, i tigli abbattuti. San Giuseppe, patrono dei lavoratori, sepolto e abbandonato. La società cambia, ma sta agli uomini controllarne il cambiamento, fornire un indirizzo, una direzione del vivere. Nessun modello ha sostituito quello precedente. Se nell’urbanizzazione dei primi del ‘900 c’era un progetto attento alle necessità degli abitanti: gli orti per permettere agli operai ex contadini una valvola di sfogo, oggi si è soltanto cercato di risolvere il problema abitativo senza pensare alle conseguenze che determinate scelte potessero avere sulla vita dei condomini. Il risultato è questa desolazione. L’assenza di una condivisione comunitaria di un territorio.

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5 commenti su “La grande bruttezza!”

  1. Ya basta Says:

    Bell’analisi, brava. Forse si dovrebbe tornare all’attenzione verso l’uomo che non é solo un fattore economico. (pardon un pensiero cristiano non volevo offendere nessuno)

  2. Geronimo Says:

    E’ vero, ma l’identità è questione di cultura e di storia, non di soldi.
    Poi c’è l’dentità farlocca, quella troppo spesso millantata proprio per giustificare i soldi.
    In Belgio (che è il Belgio sfottuto dai francesi che hanno coniato il detto irrisorio del ” Heuresement qu’il y a les Belges”) hanno conservato i quartieri operai dei minatori “les corons” per ricordare e sono diventati quartieri abitati senza nulla toglere alla loro storia.
    Della scuola e della casema del quartiere non rimane molto, della storia della città quasi nulla, ma può consolare la nuova università futuribile, il nuovo parcheggio dell’ospedale, il mostro di Saint Martin de Corleans, lo sfascio del teleriscalamento.
    Sono le “grandi opere”, affari di cemento e sicuramente di altri affari.
    Siamo, sei, retro’. Troppo vecchi e nostalgici.
    E’ il nuovo che avanza. Ma mia zia diceva che quello che avanza forse non era abbastanza buono, per quello avanzava.

  3. Il Pretoriano Says:

    La riqualificazione del quartiere Cogne non si è sviluppata seguendo una pratica più che consolidata in tante realtà dell’Europa del nord, dove gli abitanti dei quartieri sono stati messi al “centro” del progetto, con i loro bisogni e le loro idee per generare una convivenza sociale civile e mutuale tra le persone.
    Qui la progettazione è stata redatta nelle segreterie dei partiti, (sia di sinistra PCI..! che regionalisti UV e Edelweiss.! assoggettando le proposte di riqualificazione agli interessi dei singoli gruppi ( i soliti progettisti locali, incompetenti, foraggiati e legati mani e piedi al politico forte di turno,figli non di operai con la loro tradizione votata ai sacrifici ed al saper ascoltare chi viveva da anni e generazioni lì, ma figli di un sistema clientelare che aveva già intaccato i loro padri sordi e insensibili che hanno fatto del quartiere un “dormitorio popolare”
    Il risultato è un quartiere privo di identità, un melange di architetture obrobriose tanto da offendere la “bellezza” del grattacielo….Tripodi che a questo punto è meglio non demolire più visti i costi che non possiamo più permetterci di sostenere.

  4. lilli Says:

    -il “VENTRE MOLLE” di questa povera città è ormai MANIFESTO – anche a chi non ha occhi per vedere ne orecchie per sentire. La “PUZZA” è tremenda- probabilmente la strada per cambiare NON LA CERCA (e non LA vuole) NESSUNO-

  5. nicola69 Says:

    Rientra tutto nel concetto di Aosta “capitale dell’Ambiente”!!!! Stanno cercando di infinocchiare la gente con i manifesti che inneggiano ad una citta’ “sostenibile” (andare in bicicletta, bere acqua di pura fonte, fare dei rifiuti un tesoro ecc. ecc.)……..Macche’ !!!!!! Fumi e schifezze dalla Cogne, Cementificazione selvaggia, irriverenza nei confronti dell’ambiente!!!! Questo dovrebbero scrivere sui manifesti ed appenderli ovunque !!!!!!


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