Il luogo del delitto
Questa è bella davvero. E per certi aspetti inquietante. Dunque, stamane mi reco ai giardini per scattare qualche nuova immagine all’albero appena abbattuto per volontà dell’amministrazione comunale. Intorno il nastro bianco e rosso, ma nessun cartello di divieto di ingresso che indichi il cantiere. Entro, mi presento come giornalista con la volontà di prendere qualche foto. Gli operai mi intimano di andarmene: il luogo è rischioso, ma loro non indossano caschi o altri strumenti necessari alla loro sicurezza. Dopo pochi secondi un 0maccione grande e grosso, anche lui sprovvisto di casco che si qualifica come responsabile del cantiere, mi ringhia contro che devo andarmene, mi mette addirittura le mani addosso, spingendomi verso l’esterno e facendomi vacillare. Chiama la polizia. Va bene, chiami pure, io sto sto solo facendo il mio dovere di informazione verso i cittadini a cui viene tolto senza spiegazione un albero centenario e presumibilmente sano.
La scena è da telefilm di pessima qualità. Il tizio che non mi dà le sue generalità nonostante io gliele abbia chieste più volte, mette le mani davanti all’obiettivo per evitare che io possa testimoniare, telefona alla polizia chiedendo un intervento della massima urgenza! Secondo lui alcune persone sarebbero entrate a loro rischio e pericolo in un’area vietata, snobbando i suoi gentili inviti ad andarsene. Non sono lontana dal cellulare e urlo le mie ragioni: 1 – sono sola che usi il singolare 2 – se l’area è a mio rischio e pericolo, come afferma, me ne assumo la responsabilità 3 – i modi gentili sono ringhi di pitbull e spintoni. Il luogo è davvero rischioso, ma non a causa del povero albero che, abbattuto, non può nuocere, ma piuttosto a causa di un funzionario aggressivo che a momenti mi sbatte a terra. Domande inevitabili: è così che si tratta una giornalista? (Se fossi stata un uomo so di certo che il comportamento sarebbe stato meno audace, ma ugualmente intollerabile.) Se l’albero fosse davvero ammalato e rischioso per gli umani perché non invitare i giornalisti ad appurarlo direttamente? Quel funzionario (aiutatemi a dargli un’identità, grazie), invece si è comportato per difendere una verità scomoda che è bene non conoscere. Guardate cosa hanno fatto ora per evitare fastidiosi intrusi: recinzione e telo blu che nasconde il tronco mozzato! Diranno per motivi di sicurezza e sono balle! Con questa scusa ci propinano di tutto! Cosa potrebbe mai uscire da quel tronco? Gas nervino? No, solo la stupidità di un’amministrazione unita a una arroganza ormai intollerabile!
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30 agosto 2014 a 14:42
Ripugnante l’atteggiamento di quell’uomo, ridicolo il coprire e recintare il tutto. Se davvero l’albero fosse stato marcio, perché non mostrarlo? Quale miglior occasione se non la presenza di una giornalista? Poi i teli sono proprio ridicoli… Basta: la minoranza faccia qualcosa. Chieda a gran voce le perizie effettuate dal comune e le faccia valutare da un perito indipendente. La città non è loro. La città appartiene ai cittadini. Non possono fare quel cazzo che vogliono.
30 agosto 2014 a 15:00
Stendere una relazione e inviarla alle maggiori testate nazionali. Foto accluse.
30 agosto 2014 a 16:39
In ordine cronologico;
Solidarietà a Patuasia.
Poi esposto all’Ordine dei giornalisti:
l’Ordine dei Giornalisti deve tutelare i suoi iscritti.
Noi non siano importanti come persone, ma per la nostra funzione, se cerchiamo ( come in questo caso..) di essere gli occhi della gente.
Persino in valle ci sono giornalisti che non pensano di essere funzionari della pubblica amministrazione.
Questi ultimi hanno obbligo di “fedeltà, cpmpetenza e gerarchia”, noi giornalisti solo di competenza.
Al contrario dei dipendenti pubblici, dobbiamo essere indisciplinati ed infedeli ad ogni gerarchia ( politica, sportiva,sociale, economica…), ma servitori solo dei lettori..
Che ora vogliono sapere:
la pianta era malata? Fuori le prove. Perchè hanno incerottato il tronco?
Per impedire le foto?
Urge interpellanza comunale.
Poi bisogna che salti fuori il nome del funzionario aggressivo: se ha chiamato una pattuglia di ps, lì ci sono tutti gli estremi, compresi ora, minuti dell’intervento e causale.
Terzo:
se il solerte funzionario custode dell’oro di Fort Xnox e i lavoratori erano senza casco, esposto all’ Anti-infortunistica .
Vietano l’accesso ad un cantiere con la penosa scusa del “pericolo” ( ma de che? L’albero è già stato abbattuto..) , ma poi sono vestiti da spiaggia?
Mi scappa da ridere, le rire il m’échappe…..
30 agosto 2014 a 17:23
Che volesse impedirmi di prendere le foto è anche deducibile dal fatto che quando alzavo l’obiettivo l’omaccione metteva le mani avanti a “proteggere” il soggetto, o meglio a proteggere chi il soggetto l’ha voluto abbattere. Ma è una brava persona… Grazie Mancini per la solidarietà, in genere è l’omertà che si fa avanti in questi casi.
30 agosto 2014 a 17:51
In questi casi la presenza di un gionalista appare quanto meno “agressiva” agli occhi del funzionario che stava eseguendo un ordine, magari anche lui senza comprendere il perché ma come dicevano un tempo “gli ordini non si discutono, si eseguono”. Io vedo nel funzionario u atteggiamento di imbarazzo e la volontà di proteggere colui o coloro che gli hanno ordinato l’abbattimento del povero albero. (Idefix, il cane di Obelix starà piangendo in un angolo. per chi non lo sa lui odiava che gli alberi fossero abbattuti) Insomma sarei curioso sapere l’atteggiamento della pattuglia della Polizia. Il funzionario farebbe bene a fare un gesto molto semplice ma altamente simbolico: chiedere scusa magari davanti a un caffè o un prosecco, dipende dall’orario. Sull’abbattimento dell’albero sarebbe bello conoscere il perché.
30 agosto 2014 a 17:58
Ya Basta,
lei è un saggio!
Ci sarà pure un verbale della pattuglia, no?
In particolare avranno rimarcato se i lavoratori presenti nel cantiere avevano il casco, no?
Perchè non è cantiere solo per chi fotografa, ma pure per chi ci lavora.
O no?
30 agosto 2014 a 19:00
Patuasia,
Solo qualche piccola riflessone aggiuntiva:
se il cantiere non era inventato, a norma di legge un cartello pubblico dovrebbe indicarne gli estremi, compreso il nome del responsabile.
Sennò qualcuno ( il Comune?) ha violato la legge.
Corbezzoli…
Secondo: se il cantiere esiste, gli addetti (responsabile compreso…) dovevano avere equipaggiamento anti-infortunistico: imbragatura, casco, scarpe anti-infortunio.
La pattuglia ( di ps? Di carabinieri?) ha redatto un verbale?
Se si, ci deve essere scritto qualcosa in proposito.
Se no, come credo visto che si trattava di una scemenza inventata per intimidirti e sviare il tuo lavoro ( i poliziotti e i carabinieri si devono occupare di cose serie, non di minkiate!!), gli agenti possono testimoniare in proposito.
Qualora tu abbia rilevato irregolarità in proposito, scrivi al sindaco e alla polizia municipale indicando le irregolarità del cantiere.
Se il sindaco non le segnala all’ispettorato del lavoro dell’Usl, rischia un’accusa di omissione di atti d’ufficio.
Confermo: le rire, il m’ échappe….
30 agosto 2014 a 21:18
No, signor Ya basta le scuse, se mai verranno, non devono essere fatte davanti a un caffè o a un prosecco, ma semmai devono essere pubbliche: non si intimidisce una giornalista che fa il suo lavoro. Poi le assicuro che l’imbarazzo ci sarà pure stato, ma è stato espresso in modo piuttosto insolito e cioè molto aggressivo. Con una donna è più facile.
30 agosto 2014 a 23:51
che pena! che paese del menga! brava patuasia, tutta la mia solidarietà!
1 settembre 2014 a 10:50
Solidarietà piena a Patuasia.
Un episodio vergognoso. Mi dicono che in Consiglio comunale il gruppo di ALPE (e spero anche gli altri gruppi di opposizione) chiederà conto ai responsabili della vicenda grottesca. Vedremo cosa diranno il Sindaco e gli altri fantocci della Giunta.
1 settembre 2014 a 15:31
Signor Mancini, le posso assicurare che quando sono andata per prendere le foto il cantiere non era tale, solo un nastro bianco e rosso delimitava l’area , ma un nastro simile lo può mettere chiunque. Nessuna segnalazione, nessun divieto d’accesso e gli operai non indossavano né scarpe anti-fortunio né caschi. Solo dopo il mio intervento ci si è preoccupati di mettere l’area a norma (ma è a norma?). Poi la telefonata alla polizia era una bufala: la prima cosa che ti chiedono quando telefoni è il nome cosa che l’omaccione non ha detto. Una intimidazione nient’altro, allegata alle maniere forti. Bel modo di procedere! Che la minoranza in Consiglio si faccia sentire! So di altri abbattimenti di alberi, è bene sapere il perché e avere la documentazione che attesti il loro grave stato. Non è più possibile tollerare un Comune che fa e disfa a suo piacimento e ora intimidisce i giornalisti che fanno il loro dovere!
1 settembre 2014 a 17:57
Quesito:
se si tratta di cedro del Libano. è legno pregiato, cioè caro.
A quanto può ammontare il suo valore?
A chi vanno le spoglie del caro estinto?
Con che procedure vengono assegnate?
Spero che l’opposizione voglia controllare scrupolosamente.
2 settembre 2014 a 22:36
Ma il luogo del delitto si trova difronte al nostro Tribunale e nessuno ha visto niente di irregolare? Trattasi di cecità, connivenza, ottusità o tutti si fanno i capperi propri in questa Regione?
La Magistratura valdostana apra un’inchiesta al rientro dopo le lunghe vacanze…!
3 settembre 2014 a 13:18
Ma perchè montare tutta questa polemica inutile? Andate a vedere il ceppo del cedro ora che la “scena del delitto” è stata finalmente resa accessibile…la pianta era infestata da una malattia che si chiama carie bruna, una patologia che ne compromette irrimediabilmente la stabilità! E lo stato di malattia è chiaramente visibile anche dalle foto a chiunque ci capisca qualcosa di botanica…per una volta mi sento di fare i complimenti all’amministrazione che ha risolto velocemente un problema! Qualcuno si ricorda della pianta caduta qualche anno fa in viale della pace?figuriamoci…valore economico di una pianta in quello stato?una cippa!sicuramente il lavoro di abbattimento è costato molto di più…
Basta con questa informazione becera che ha il solo scopo di disinformare la gente! Usiamo il cervello quando diamo e commentiamo delle notizie, magari con quel pelino di umiltà per riconoscere che essendo impossibile essere esperti di tutto spesso è meglio stare zitti…
3 settembre 2014 a 15:55
Signor Stefano, se lei leggesse attentamente i miei post sarebbe più prudente a chiedere il silenzio stampa. Io ho sollevato la polemica perché ho avuto e ho ragionevoli dubbi. Niente da dire sull’abbattimento di una pianta irrimediabilmente malata, ma questa non sembrerebbe tale e comunque, se lo fosse, non è aggredendo chi cerca la verità che si risolve il dubbio, anzi lo si accentua: è su questo comportamento vergognoso che si è accesa la polemica. Perché aggredirmi per impedirmi di fotografare? Perché nascondere il tronco? Perché tutti gli alberi di alto fusto sono malati? E perché sono tutti malati? Perché gli alberi di, un lato della strada al quartiere Cogne, vicini al nuovo stabile, sono risultati pericolosi e quelli dell’altro lato no? Insomma interrogativi sul senso di questi abbattimenti ce ne sono molti… lei si fida ciecamente di questa amministrazione? Buon per lei, non per me che sono cittadina curiosa e poco fiduciosa.Devo stare zitta e bermi tutto? Non è nella mia natura, mi spiace.
3 settembre 2014 a 16:54
I dubbi sono assolutamente leciti ed è giusto porsi delle domande, io critico il tono dell’arricolo assurdamente drammatico per quello che è un normale intervento di routine nella manutenzione del verde urbano!a leggere sembra che sia morta una persona!la pianta era malata, basta andare a vederla!presenta i segni evidenti della carie bruna prodotti da un fungo patogeno…fungo che si propaga tra le piante attraverso ferite e contatto radicale, ecco perchè si ammalano molte piante vicine tra loro. Non so perchè abbiano coperto l’albero abbattuto, sicuramente non per nascondere chissá cosa visto che il ceppo è li in bella mostra accessibile a tutti. Ho letto e apprezzato alcuni suoi articoli, su tutti quello riguardante il trenino di cogne, ma stavolta mi sembra proprio una polemica sterile e inutile.
3 settembre 2014 a 19:05
Vorrei sentire un altro esperto, ho visto il ceppo e non sembra così malandato, anzi e poi non sottovaluterei il valore che ha un albero centenario e la sua funzione in un’area urbana. Gli alberi si possono curare e a quanto pericolosità sono certa che le denunce che arrivano in Comune sono più quelle che presentato fratture dovute al penoso stato di manutenzione delle nostre strade che di cadute di rami.
3 settembre 2014 a 20:02
Condivido l’osservazione sullo stato penoso delle strade ma non è attinente al discorso…chiunque abbia qualche nozione di botanica è in grado di individuare chiaramente i segni della carie, il centro della ceppaia è marcio! La malattia non colpisce i vasi linfatici della pianta (che esternamente non presenta segni evidenti di sofferenza) ma si nutre del durame (parte interna al tronco composta da tessuto morto indurito che sostiene l’albero). Inoltre fa marcire le radici. Dalle foto si vede che lo stato dell’infezione è abbastanza avanzato…magari sarebbe stata su ancora 10 anni, magari sarebbe caduta con la prima neve bagnata nessun esperto potrebbe dirlo con certezza! E’ comunque impensabile lasciare una pianta così pericolosa! E figuriamoci se deve esserci un’interpellanza pubblica ogni volta che l’amministraziome deve intervenire sul verde comunale! Sarebbe tutto fermo! L’albero è malato e si taglia! Le piante possono essere curate quando attaccate da insetti o cancri corticali, per le carie non mi risulta; in ogni caso sono interventi costosi che hanno senso solo su piante millenarie dal reale valore storico e naturalistico, non certo su un cedro qualunque (con tutto il rispetto per il compianto defunto…) suvvia ci sono tante ma tante questioni importanti su cui discutere e indignarsi invece di ste favole! Per concludere ritengo che il legno di una pianta colpita da carie non solo non sia buona come legna da opera, ma anche da ardere farebbe pena…ergo ci si fa cippato!valore economico sicuramente inferiore a quello del costo del lavoro! In ogni caso le segherie ordinano bilici di legna da opera dall’estero, di una pianta sola non se ne fanno nulla, tant’é vero che in molti comuni è pieno di cataste di ottima legna da opera valdostana che marcisce sotto la pioggia perchè nessuno la vuole.
3 settembre 2014 a 20:18
Lei è molto sicuro di sé e risolve velocemente il problema,va bene, io ho visto molto da vicino il tronco e non ho notato un marciume così evidente, sia nel tronco sia nei rami, ma giustamente come rileva lei non sono un’esperta solo una dubbiosa.
3 settembre 2014 a 20:56
Nei rami certamente non si vede niente perche non sono interessati…in ogni caso anche io sono spesso “dubbioso” su molte cose, ma prima di sparare sentenze mi informo! E mi riferisco in particolare all’articolo “aosta, capitale dell’ambiente” dove apre con la frase “hanno ucciso un altro albero!” Ma per favore… vede il problema è che l’italiano medio non ha nessuna intenzione di accendere la materia grigia per ragionare su quello che legge o sente in tv, prende per oro colato qualunque cosa gli si dica… quindi via di commenti a dir poco ridicoli sulla pianta sicuramente sana, sul valore economico stratosferico della stessa, sul tribunale che non fa niente (il tribunale!?!?ma non credete che abbiano qualcosa di meglio da fare li dentro?) E addirittura l’articolo sulla stampa! A me non interessa difendere l’amministrazione, anzi spesso ne critico l’operato, ma detesto vedere la massa di pecoroni seguire la polemica pseudo ambientalista del momento! Tutti botanici! Tutti forestali!
Le piante si ammalano e muoiono, x fortuna qualcuno le taglia prima che vi cadano sulla testa!
Apprezzo il suo operato e la sua volontà di informare, ma, scusi se mi permetto, credo che questo comporti anche delle responsabilità da parte sua… inventare polemiche sulla base di supposizioni e dubbi non serve a niente, perchè poi la ci crede! E questo non è siciramente d’aiuto ad un’amministrazione pubblica già abbastanza zoppicante…
3 settembre 2014 a 23:22
Ok signor stefano, la sua posizione si è capita benissimo, rispetti la mia, grazie. Non invento polemiche, sollevo dubbi e chiedo chiarimenti, mi sembra un diritto ormai acquisito da qualche decennio dopo la dittatura anche se sono stata aggredita per impedirmi di scattare qualche foto. (Questo a lei non dice nulla?). Mi spieghi solo un’ultima cosa e poi chiudo: perché le piante dovrebbero cadere solo sulla nostra testa e non sulla sua? Chi è lei scusi?
4 settembre 2014 a 07:16
Non lo so perchè le è stato impedito, probabilmente anche io sarei seccato se qualcuno mi piombasse in ufficio a ficcare il naso nel mio lavoro…scriva pure fiumi di parole sulla maleducazione degli operai del comune se lo desidera, i fatti che lei continua a citare per giustificarsi sono avvenuti dopo l’articolo che ho citato, che non era assolutamente una richiesta di “dubbi e chiarimenti” ma piuttosto un’accusa bella e buona campata per aria.
Non capisco il senso della sua affermazione finale, forse avrei dovuto scrivere CI cade sulla testa! Certo che cade anche sulla mia e infatti sono ben contento che quella pianta non ci sia piu! La saluto
4 settembre 2014 a 15:21
Signor Stefano ha mai sentito parlare di lapsus… credo che lei sia molto coinvolto nella questione. 🙂 Io la saluto.
5 settembre 2014 a 18:12
Egregi signori,
non si aggredisce un giornalista questo è vero, anzi veramente non si deve aggredire nessuno al massimo ci si difende con una misura adeguata all’offesa, mi sembra che l’articolo del C.P. così recita.
Il capo cantiere., responsabile, quello che é mi da l’impressione faccia parte di quelle categorie di cittadini del mondo che appena gli metti un cappello in testa o un giubbotino, adesso catarifrangente, o insomma gli si da una minima e a volte insignificante autorità si sente il paladino della giustizia, il difensore del suo padrone. A tale proposito andate a cercare il filmato di stitica la notizia dove il “giornalista” o presunto talee si è preso delle botte da un solerte usciere quando cercava di dare il tapiro d’oro all’allora presidente di Mediobanca Enrico Cuccia. A volte però, i giornalisti non me ne vogliano, anche loro hanno degli atteggiamenti un po’ anzi a volte decisamente irriguardosi solo perché hanno il “diritto alla cronaca” Con questo non ho dubbi sull’educazione di Patuasia ma come dicono tanti giudici sarebbe bene sentire due campane. Visto che l’altra campana non è possibile sentirla mi viene da chiedere: se la pianta, come dice il buon Stefano, era seriamente malata quindi era necessario il suo abbattimento, perché coprirla? Perché non avvicinarsi alla giornalista e chiedere con modi non violenti: “scusi lei chi é?” Alla risposta: “sono una giornalista nel pieno delle mie facoltà professionali” le si poteva chiedere maggiori lumi invitandola a non fotografare il funzionario e gli operai altrimenti avrebbero dovuto firmare una liberatoria. Che male c’è nel dire “guardi stiamo abbattendo una pianta malata pericolosa”. Alle rimostranze della giornalista rispondere: “scusi lei è una botanica o ha competenze così importanti da giudicare il nostro operato? Se ha dei dubbi si rivolga a….” Perché non dare informazioni sull’abbattimento di un albero malato? C’erano delle indagini giudiziarie in corso coperte da segreto istruttorio?
Come dice il buon mancini prima di innervosirsi gli operai erano a norma? Della serie prima di togliere il pelucchio dall’occhio del tuo vicino togli la trave che hai nel tuo. Se l’abbattimento era su una superficie pubblica c’era una pattuglia della Polizia Locale per garantire la sicurezza pubblica? Questi dati si possono chiedere all’assessorato competente. I verbali della pattuglia intervenuta penso si possano chiedere in copia motivando la richiesta. Io rimango dell’idea che la buona educazione i rapporti umani sono migliori anche se a volta possiamo passare per fessi per in questo mondo a volte vince l’arroganza.
5 settembre 2014 a 22:48
Mi sono presentata subito come giornalista e come Patrizia Nuvolari, quando ho chiesto l’identità di chi mi urlava contro mettendomi le mani addoso non ho avuto risposta. Comportamento che io trovo grave e sintomo di una certa realtà, ma è talmente impermeabile questa realtà da non farne uno scandalo.