I turisti siamo noi!


Perché ad Aosta non è mai stata fatta una vera politica di sviluppo turistico? Perché i turisti non votano! I turisti siamo noi! La città vive dei suoi abitanti e basta, infatti quanti ristoranti chiudono durante l’estate? Molti. E quanti bar chiudono la domenica? Quasi tutti. Segni inequivocabili che ci raccontano molte cose, prima fra tutte: non siamo una città turistica. E’ un modo di dire. Di riempirsi la bocca, ma nessuno ci crede. Non ci credono i politici, ma neppure i commercianti, gli albergatori, i ristoratori, men che meno ci credono i cittadini. Le iniziative che vengono create sono pensate per far contenti noialtri, mica per creare un indotto economico che possa dare incentivo all’imprenditoria. Meglio accattoni che imprenditori, se no si rischia di diventare autonomi sul serio. Comunità chiusa in se stessa. Autoreferenziale. Ha funzionato fino a ora con i contributi elargiti dallo Stato, ma oggi è difficile mantenere il livello di benessere raggiunto se non si cambia politica e cultura.

Il consenso acquistato è destinato ad affievolirsi se i favori vengono disattesi a causa delle entrate statali ridotte. Dunque ci toccherà di lavorare, di diventare come tutti gli altri. Di dotarsi di un’inventiva capace di creare solida economia. Saremo costretti a diventare realmente una città turistica. Con servizi adeguati per un’offerta competitiva. E proposte culturali capaci di attrarre visitatori. Questo però i nostri amministratori non lo hanno ancora capito e continuano a promuovere iniziative pensate-solo-per-noi. Aosta, Capitale mondiale del calcetto a cinque, non è una manifestazione capace di invogliare i viaggiatori a fare un giro nel nostro capoluogo. Accontenta i baristi, i frequentatori dei bar, gli amici e i parenti. E sono tutti voti! Chissenefrega se quando dici dove abiti nessuno riesce mai a collocarti geograficamente. I politici non hanno bisogno dei turisti, ma noi sì e possibilmente di turisti con buona capacità di spesa e di basso impatto ambientale. Dunque, basta con i rutti in piazza!

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9 commenti su “I turisti siamo noi!”

  1. poudzo! Says:

    PURTROPPO Patuasia ci ha preso in pieno! La triste realtà…e non ho idea di come se ne uscirà…se se ne uscirà.

  2. raz les bolles Says:

    Come la maggior parte dei comuni in vdA! Dei musei dicono: ma a che ci servono tutti sti musei ? Meglio dare soldi e soldi e soldi alle Funivie, quei pozzi senza fondo che assumono spendono e spandono senza nessun controllo, e sprecano sprecano e sprecano!!!

  3. luchino Says:

    patuasia, quando deciderà di fondare un partito vero e proprio? quando lo farà, se lo farà, mi avverta, prendo la tessera n° 2 e le faccio un pò di fronda interna :-), ma su questo argomento ha il mio totale appoggio….

  4. Fierobecco Says:

    Basti pensare a qualche anno fa (una decina), quando ormai orfani dei buoni benzina, i nostri amministratori si sono trovati a dover riciclare le migliaia di “Carte Vallée” in circolazione. Quale genialata migliore di renderle l’unico metodo di pagamento elettronico dei parchimetri della città? A parte gli aostani (tre o quattro?) che si presero la briga di “caricarla”, chi poteva pagare il parcheggio senza frugare le tasche alla ricerca di monetine? I turisti certo no! Abituati a pagare con carte di credito o bancomat e sicuramente non in possesso di Carte Vallée. Troppo complicato forse? Mah. Comunque a Torino, sempre all’epoca, si pagava il parcheggio tranquillamente col bancomat, forse perché Torino non era una città a vocazione turistica.

  5. patuasia Says:

    La conferma di ciò che scrivo me l’ha fornita una signora su facebook. Il calcetto a cinque è una bella trovata perché sua figlia si diverte. I turisti siamo noi, non c’è dubbio! Il feudo non ha bisogno di turismo ed economia, ha bisogno di servi votanti. Il meccanismo però si è inceppato: senza soldi statali non si va da nessuna parte e a Roma c’è Renzi con tanto di titolo V dietro l’angolo. O ci diamo una mossa e diventiamo seri o continueremo a giocare sui pratini sintetici e via via più sbiaditi per la felicità delle figlie delle tante cieche signore.

  6. bruno courthoud Says:

    continueremo a giocare sui pratini sintetici, finché, ad un anno dalle elezioni comunali, ci saranno una Carradore ed un Paron che, per cercare di sopravvivere di politica e consci della loro limitata caratura, dovranno solo pensare a raccattare voti di scarso
    peso qualitativo e addirittura a fondare una nuova ed insignificante quanto inutile “congregazione” sedicentesi politica.
    Per quanto concerne il titolo V, quando sarà il momento, si andrà a piangere e a supplicare mani giunte a Roma, accompagnati probabilmente da un piddino locale (Centoz?). Ma in mezzo ci sono anche i “diversi livelli” locali per le prossime amministrative. Cosa farà il PD? UV o UVP?

  7. giancarlo borluzzi Says:

    Basti ricordare che il primo pannello, riguardante le direzioni verso gli alberghi aostani, che si incontra scendendo dalla vallata del Gran San Bernardo si trova a duecento metri dalla rotonda dell’ospedale: è stato piazzato un quarto di secolo fa e fa riferimento a dieci alberghi.
    Cinque di questi non esistono più in quanto tre sono stati chiusi e due, dopo ristrutturazioni, hanno cambiato nome.
    Queste indicazioni farlocche infettano tutta Aosta e il sindaco milanesiano impone al necessariamente ubbidiente neounionista Andrea Paron non di aggiornare questi pannelli, ma di modificare quelli di vie del centro di Aosta privilegiando una lingua francese parlata in Valle cento volte meno di arabo, rumeno, spagnolo e albanese.

  8. pippo Says:

    Credo che in valle con la cartellonisitica non ci si azzecchi proprio, segnali di parcheggio nascosti dietro le case, indicazioni di località fatte su belle tavole di legno scuro scritte in … nero che dopo 2 anni sono slavate ed illeggibili, segnali nascosti dalla vegetazione che ti costringono a va e vieni per trovarli e dulcis in fondo la bizzarra segnaletica dei sentieri/percorsi (quanti ce ne sono con piastrine di correzione incollate a posteriori ?) con differenze di numeri tra cartelli sullo stesso percorso ed errori di tempistiche o, peggio, di scala difficoltà. Per esempio a Challand S.A, oltre alla mappa con numerazioni in parte difformi dalla realtà (che dopo 2 anni dalla posa nel capoluogo si moltiplica ora in tutte le frazioni minori) si stanno posando nuovi cartelloni per i percorsi delle miniere di Bechaz riuscendo a mettere numerazioni differenti per lo stesso sentiero sui cartelli nuovi rispetto quelle vecchie che stanno a pochi passi. Pare che qualche turista si sia già perso, ma a farlo notare la risposta è “stiano a casa loro” oppure “i segnali non servono, noi conosciamo le nostre strade”, esattamente come io so dove abito per cui potrei togliere il nome dalla mia porta 😦 Intanto in altre montagne ragionano diversamente….

  9. bruno courthoud Says:

    turismo à la vapellinentze, tanto è che i turisti non se lo fanno dire due volte: vanno da altre parti più ospitali.


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