L’invasione degli ultracorpi!


Se l’intervento dell’assessore alla Cultura, Joel Farcoz, a Les Mots fosse stato un tema, il voto sarebbe stato quattro! Ma come cavolo si può scrivere: «Voglio ricordare il 25 aprile, ma soprattutto il 28 aprile, data di Liberazione della nostra Valle d’Aosta, sempre più attuale anche in questo momento in cui ci sentiamo sempre più oppressi da alcune sovrastrutture che cercano in qualche modo di alienare i nostri pensieri». (la Stampa.it). Oppressi da più strutture che cercano di alienare i nostri pensieri? E che è? L’invasione degli ultracorpi! Oltre la forma anche il contenuto è raccapricciante. La Resistenza va ricordata in quanto anniversario? Semmai è il 25 Aprile un anniversario, quello della Liberazione, dovuta in parte alla Resistenza dei partigiani bianchi e rossi, ma non rossoneri. L’Union valdotaine è nata dopo. E come si fa a paragonare quella Resistenza alla presunta resistenza contro lo Stato omologante e centralizzatore? Che dice Laurent Viérin? Non è anche lui d’accordo nel sostenere questa tesi, magari con un italiano migliore, anzi in francese? E gli alleati piddini, si smarcano da queste affermazioni perché hanno paura di ledere la perfetta armonia della Santa Alleanza?

 

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25 commenti su “L’invasione degli ultracorpi!”

  1. Ugo Says:

    Ma quale Resistenza staremmo facendo ora contro lo Stato centrale? Posto che poi questa ipotetica resistenza possa essere paragonata a quella vera.

  2. Penelope Says:

    ma chi sarà mai il ghost -wrighter del povero Farcoz ? Cmq, Patuasia, l’union valdotaine è nata prima della 2 guerra..

  3. Penelope Says:

    Anche se si chiamava Jeune vallee d’Aoste, era pur sempre il Movimento “padre” delle varie Unions dei nostri giorni, con la leadership di Chanoux…

  4. patuasia Says:

    L’Union valdotaine, quella che ancora oggi regna sovrana (più o meno) è nata nel 1945.

  5. Schiscèta Says:

    facciamo un pò di chiarezza: se l’Union Valdotaine si ispirava alla Jeune Vallée d’Aoste non significa che ne sia una continuazione naturale, visto che la vera anima cattolica della Jeune Vallée d’Aoste era praticamente scomparsa con la nascita dell’Union.

    per il resto Farcoz fa propria una retorica tipica dell’immediato dopoguerra che contraddistingueva l’Union e che ancora oggi qualche pazzo tira fuori. è abbastanza sconvolgente che un ASSESSORE, come lui, VOTATO IN DEMOCRAZIA in una Regione dello Stato su cui tanto sputa sopra abbia il coraggio (o le palle) di affermare una cosa del genere. altro che Union, qui sembra di sentir parlare la Lega.

  6. bruno courthoud Says:

    Eppure è Assessore alla PUBBLICA ISTRUZIONE! Ecco un motivo di carattere non generale, ma personale, per sfiduciarlo: incapacità di esprimere il proprio pensiero in maniera in qualche modo comprensibile, uso improprio della lingua o, meglio, farneticazione linguistica!

  7. roberto mancini Says:

    Solo per la memoria eh?
    La Jeune VDA viene fondata il 13 Aprile 1925 al piccolo seminario di Aosta.
    Siccome è un’ organizzazione clandestina ed antifascista solo nella fantasia delle maestrine unioniste allevate dalla scuola dei Vierin, la sua fondazione ( con annessi verbali…) viene comunicata alla sottoprefettura fascista (!) e al vescovo dall’abbé Treves in persona.
    Che fanno i pretesi antifascisti , oltre che chiacchierare e mangiare fontina ad Excenex?
    Quasi nulla, tanto che la sottoprefettura fascista si guarda bene dall’occuparsi di loro: mica sono oppositori.
    Al massimo, benevoli frondisti….
    Intanto Chanoux, come documentato dallo storico Roger Dempsey il 21 Aprile 1928 si è iscritto al Fascio.
    Perché?
    Perché la JVDA intorno a quel periodo cessa di essere un’organizzazione, o cenacolo che dir si voglia: il Vaticano nel 1929 ha firmato il concordato col Fascio, dunque butta a mare sia il partito popolare di don Sturzo sia i circoli tiepidamente a-fascisti come la JVDA.
    Per la cronaca: non tutti in Vda giocano all’antifascismo della mutua come la JVDA.
    Nel 1927 viene incarcerato come sovversivo, responsabile del Soccorso Rosso, il giovane Pietro Carral di La Salle. Comunista dal 1922, Carral viene condannato dal Tribunale Speciale a 6 anni di reclusione. Verrà scarcerato nel 1932, dopo 5 anni e mezzo di galera.
    Altra tempra rispetto a Chanoux e all’ Abbè Treves…..

    PS:
    nel dopoguerra, per ragioni politiche collegate alla Guerra Fredda e alla campagna anti-partigiana scatenata dalla Dc, il PCI decise di occultare la propria partecipazione maggioritaria alla Resistenza valdostana, appaltandone il monopolio all’ Union ( che nacque solo nell’Ottobre 1945, ossia a Resistenza finita…).
    Per questa ragione Pietro Carral e l’esistenza del Pci clandestino in Vda venne occultata.
    Per questa ragione vennero occultati i comunisti, socialisti ed anarchici valdostani volontari in Spagna nel 1936.
    “Les noms et le cognoms”?
    Li trovate nel libro di Giampaolo Giordana “voluntarios internacionales de libertad”, edito dall’Istituto Storico. Se gli unionisti non l’hanno fatto sparire……….

  8. roberto mancini Says:

    Contabilità storica.

    Morti comunisti in Valle:
    Emile Lexert, Aurora Vuillerminaz, Giorgio Elter, Guido Saba, ing Pollio Salimbeni, Mario Colliard.
    Volontari antifranchisti in Spagna ( mentre Chanoux era iscritto al Fascio…): 18.
    Di questi 9 comunisti, 3 socialisti, 1 anarchico, 5 senza partito.
    Union valdotaine? Tutti al mare….
    Su 18 volontari antifranchisti:
    4 caduti in combattimento, 1 vittima di bombardamento, 7 feriti in combattimento, 2 prigionieri dei franchisti, 2 rimpatriati in Italia e confinati dal regime, 1 combattente caduto poi nella Resistenza italiana, 1 partigiano combattente nella Resistenza italiana, 1 partigiano nel maquis francese, 1 combattente nell’Armée francese.

  9. roberto mancini Says:

    Da dove nasce l’ideologia del “contadinismo etnico” dell’Union?

    L’opera è “Storia della Vda contemporanea di Elio Riccarand ,1919-1945”, pagina 104:
    Chi scrive è l’abbé Treves, secondo il disinvolto marketing rossonero di appropriazione abusiva dell’antifascismo uno dei “maitres à penser” della Resistenza:

    “il contadino forma, dopo il clero, la classe più ordinata di tutta la nazione, quella più seria e più fermamente fedele al suo dovere sociale. Lui lavora abitualmente da 12 a 14 ore al giorno, quando non arriva, se necessario anche a 16, 18.
    Però da lui mai scioperi, mai rivoluzioni! Mentre nelle città soprattutto la classe operaia, e talvolta anche quella degli impiegati pubblici, questi ultimi pagati con i soldi pubblici di tutti noi, per il minimo contrattempo, per la minima banalità, abbandonano gaiamente il lavoro, il servizio pubblico!
    Sano, onesto, morigerato, il contadino finisce raramente in prigione. Quest’ultima invece, anch’essa pagata dai nostri soldi pubblici, per tre quarti del tempo è piena di abitanti della città, di cittadini. Il contadino è il primo soldato e il più fermo sostegno della patria. Egli ha per il suo terreno, che innaffia tutti i giorni col suo sudore, un attaccamento inviolabile.
    Si determina un cataclisma nazionale, uno spaventoso terremoto, una vasta rivolta popolare?
    Subito delle classi di coscritti vengono chiamate alle armi.
    E il figlio del contadino lascia l’aratro e il suo bastone di pastore e risponde velocemente all’appello della nazione in lacrime o in pericolo.
    La disgrazia è sanata, l’ordine pubblico è ristabilito. Senza il soldato-contadino, montanaro, le orgogliose città , sterili e vane, incapaci di difendersi da sole dalle fiamme della rivoluzione che si innalzano terribili e d inesorabili dal loro seno egoista, materialista e godereccio, già da tempo sarebbero precipitate dalla cima dell’Italia in un cumulo di rovine”.

    Dunque riassumiamo il pensiero di questo campione della democrazia:
    il vero dovere sociale è quello di lavorare come bestie 18 ore al giorno, la virtù è quella di non scioperare.
    Operai ed impiegati pubblici sono dei lieti perdigiorno che cercano ogni scusa per non lavorare, la galera è piena di cittadini, ma mai di contadini.
    Una vasta rivolta popolare è assimilata ad un cataclisma come il terremoto.
    Il dovere del contadino-soldato?
    Ristabilire l’ordine pubblico con le armi, le città sono di animo egoista, materialista e godereccio.
    Grazie a queste caratteristiche sono le città che generano le fiamme della rivoluzione, da cui poi sono incapaci di difendersi senza il montanaro-soldato, che spara nelle chiappe degli scioperanti.
    Vomito….

  10. my two cents Says:

    @ Mancini
    Vogliamo tentare di scrivere trattati di storia con un post su un blog? Citiamo due cose a caso, dati dubbi, mischiamo citazioni parziali di Trèves con fonti notoriamente apartitiche come l’ISRVdA? Ok, ma così scendiamo al livello di Farcoz.
    Tra le imbarazzanti castronerie dell’assessore alla cultura (?) e i luogocomunisti usati per rispondere, mi viene, da appassionato di storia, da lanciare un appello: lasciate stare queste cose, per carità, fate polemica politica con altro materiale

  11. marburg Says:

    Caro DueLire, è pur vero che è difficile fare storia in due righe, ma qualche lume dall’alto della tua sapienza storica super partes (?) ce lo puoi fornire?

  12. my two cents Says:

    Nessun lume da dare, lungi da me. Se uno è interessato, o anche solo curioso, può approfondire leggendo i testi e ricostruendo i contesti dei fatti evocati da Mancini.
    Il post stigmatizza un’uscita fuori luogo dell’assessore, che ha modellato la storia come fosse plastilina per applicarla ad una strumentalissima posizione ideologica. A me è parso che qui, in alcuni commenti, si siano proposte interpretazioni altrettanto abborracciate di quel periodo. Poi questa resta solo la mia opinione, mica pretendo di convincere nessuno

  13. roberto mancini Says:

    Mister two cents,

    Che dovevo fare?
    Citare tutto Treves, compresi i pensierini sulla mamma e le pisciatine sulla superiorità morale della montagna rispetto alla pianura?
    Ho citato il pezzo che dimostra chiaramente come la preoccupazione dell’abate non fosse il Fascismo, ma le pericolose idee sovversive e socialiste della città.
    Come moltissimi preti, per lui il vero nemico era la Sinistra, mica il Fascismo.
    L’Istituto storico si occupa di Storia ed è stato editore del libro di Giordana: questo ne diminuisce l’attendibilità?
    Dovevo consultare qualche ricerca commissionata da Playboy?
    Dovevo consultare i testi dell’associazione ciclisti padovani?
    I dati che cito non sono nè raffazzonati nè confusi, nè io assomiglio all’assessore Farcoz :
    per favore, non offenda.
    Semplicemente lei non è in grado di smentire niente di quanto ho scritto.

  14. AostaCapitaledelLibro Says:

    Comunque, sono convinto, Tata Lucia l’hanno chiamata per il piccolo Joel…
    🙂 Tutti a vedere Tata Lucia!

  15. charlie victor Says:

    Grazie roberto ! Non è mai troppo tardi per fare chiarezza e dire la verità, anche se scomoda per troppi.

  16. Reginaquadri Says:

    La Resistenza è un fenomeno storico che va ben oltre i confini regionali e fu caratterizzata da molteplici schieramenti politici ma soprattutto da persone semplici senza un preciso orientamento che si opposero in prima linea a vent’anni di dittatura e di oppressione politica. Il fascismo in Valle d’Aosta, rispetto ad altre realtà rurali e culturali simili, ha voluto sradicare anche la lingua francese che era presente da secoli.
    Non ho i libri di Riccarand sottomano per cercare dati da ricopiare, so benissimo che la Jeune Vallée d’Aoste è diventata un’associazione clandestina e che esistevano partigiani di tante diverse fazioni, anche bande “Chanoux”, ma solitamente i maquisards si raggruppavano semplicemente per zone limitrofe.

  17. roberto mancini Says:

    Reginadiquadri,

    I libri di Riccarand, come altri, basta leggerli.
    La JVDA non è mai stata nè clandestina, nè antifascista, apposta le ho citato il fatto del verbale della prima seduta inviato alla Prefettura fascista.
    Aggiungo che Rodolfo Coquillard, vice segretario al comune di Aosta e fondatore della JVDA, si avvicinò al fascismo negli anni 30 e nel 1933 rese la tessera del Pnf.
    Le bande Chanoux erano infiltrate dai Servizi francesi ( la missione Mont Blanc del col Voisin) e avevano come obbiettivo, spaccata l’unità politica del Cln, la separazione della Vda dall’Italia
    Spie francesi, insomma.
    Fallita l’annessione “manu militari ” dal 25 al 28 Aprile per l’opposizione alleata e del movimento partigiano italiano , scelsero la via politica per raggiungere lo stesso scopo con altri mezzi ( le plebiscite…)
    Per questo finanziarono l’Union nell’Ottobre 1945.
    Finiamola di prenderci in giro, eh?

  18. my two cents Says:

    “Che dovevo fare?
    Citare tutto Treves, compresi i pensierini sulla mamma e le pisciatine sulla superiorità morale della montagna rispetto alla pianura?”
    No, per carità, lei ha citato quello che voleva, ha fatto una scelta. Ci sono passi di Trèves ancora più reazionari, altri più progressisti (ne ricordo uno schiettamente repubblicano ben prima della guerra, altri sulla condizione delle donne in Vda), la sua fu una personalità ben più complessa della caricatura che ne fa lei, che penso sia infastidito (con molte ragioni) per l’uso strumentale che ne hanno fatto i regionalisti nel dopoguerra.
    Qua non si tratta di confutare, nei suoi interventi ci sono anche dati esatti ma parziali e totalmente decontestualizzati (la tessera del Pnf di Chanoux, allora funzionario pubblico, era in quegli anni una prassi con pochissime eccezioni), mescolati a battutine polemiche e teoremi molto discutibili (la contabilità storica dei morti? ma cosa dovrebbe dimostrare? e chanoux, per esempio, non c’è nella contabilità? e prosper duc?).
    Quello su cui ho dissentito è il metodo: la storia, in particolare quella di quegli anni, è molto complicata, non si può ridurre in schemi così semplicisti. Ed è una storia importante, piena di sangue, di drammi, di passioni; è un peccato vederla rimodellata per metterla al servizio delle polemiche politiche dei giorni nostri, lo vedo fare da una vita ma ancora non mi ci sono abituato…

  19. roberto mancini Says:

    Pietro Carral aveva famiglia, ma uscito di galera non prese la tessera del Pnf e non si convertì.
    Anzi, fu sottoposto a vessazioni e pericoli ancora maggiori ( in occasione della venuta del duce ad Aosta lo tennero in galera dopo una “ripassata” di botte).
    Emile Lexert aveva famiglia, ma non prese alcuna tessera fascista.
    Sergio Graziola nel 1936 ( giovanissimo!) prese la tessera del Pci clandestino.
    Claudio Manganoni non prese alcuna tessera fascista, ma diede vita alla Cogne ad una cellula clandestina che studiava Marx ( in Croce di Città…).
    Allora, se si vuole avere il monopolio del movimento anti-fascista per motivi politici, come ha realizzato l’Union per 50 anni, tutto questo va occultato.
    E’ successo per più di mezzo secolo, ora basta.
    Lei ha ragione, l’uso politico della storia è insopportabile, però non accetto l’accusa che lei mi rivolge: io non occulto i fatti, come praticato dalla sub-cultura localista e dagli storici da Apt foraggiati dalla Balena Rossonera.
    Li riporto alla luce.
    Non mi sembra differenza da poco. C’è chi scava e chi ricopre ed occulta. Siamo ambedue coperti di terra?
    Si, per motivi diversi.

    PS:
    due parole su Chanoux.
    Il 25 Luglio lo coglie tenente alpino in Francia , dove espleta la mansione di ufficiale addetto alla censura postale della truppa.
    Una mansione delicata, di assoluta fiducia:
    per essere espletata occorre l’equivalente del moderno NOS
    ( “nulla osta sicurezza”), ossia uno speciale rapporto dei carabinieri che certifica l’assoluta affidabilità politica del soggetto.
    Chanoux evidentemente la possedeva. L’ Esercito gliela riconosceva.
    Dunque un’adesione diversa dalla semplice “tessera del pane”….

  20. Giorgio Bruscia Says:

    @ my two cents

    Lo storico, proprio per la fiducia che è tenuto per mestiere a professare nei confronti del valore della dimensione storica, deve infatti avere piena coscienza del fatto che il suo pensiero opera in un contesto determinato: deve perciò mettere in conto che non può sottrarsi dal deformare ciò che sottopone a indagine.

    Grazie alla consapevolezza che acquisisce a tale riguardo può però giungere a controllare questa stessa deformazione, conscio del fatto che essa è ineliminabile e che trascurarne, o peggio negarne, l’esistenza in nome di una astratta neutralità sarebbe il miglior modo per restarne prigionieri. (Testi e studi pubblicati in “Engramma”)

  21. my two cents Says:

    “Allora, se si vuole avere il monopolio del movimento anti-fascista per motivi politici, come ha realizzato l’Union per 50 anni, tutto questo va occultato.”
    Su questo non c’è alcun dubbio, l’Uv ha praticato con disinvoltura l’appropriazione indebita della storia del movimento antifascista valdostano, esagerando il ruolo dei regionalisti e ridimensionando il resto. Ne è venuta fuori una recita ripetuta per anni di dogmi pretestuosi cha ha inquinato le giovani leve rossonere e che ha portato Farcoz ad esibirsi in quell’imbarazzante documento sul 25 aprile. Mi permetto di dire che, a mio parere (non solo mio, per la verità), il Pci a livello nazionale ha tentato qualcosa di analogo nei confronti, soprattutto, della Resistenza laica e azionista. Ma questa è un’altra storia.

    “Grazie alla consapevolezza che acquisisce a tale riguardo può però giungere a controllare questa stessa deformazione, conscio del fatto che essa è ineliminabile e che trascurarne, o peggio negarne, l’esistenza in nome di una astratta neutralità sarebbe il miglior modo per restarne prigionieri.”
    Qui il dibattito si farebbe davvero molto interessante, anche se forse, in questa sede che di solito è dedicata ad altro, finirebbe per annoiare. Quello che cerco quando, nel mio piccolo, faccio ricerca storica non è l’astratta neutralità: cerco di evitare di partite con un’idea troppo “forte” e netta sui fatti che studio, perché poi si finisce inevitabilmente per trovare solo elementi a sostegno ed ignorare gli altri.

  22. Giorgio Bruscia Says:

    Grazie. Una precisazione importante.

  23. roberto mancini Says:

    Sig Two cents;
    Vero, lei ha ragione:
    nazionalmente il Pci ha tentato di ridimensionare la componente laica ed azionista.
    Ma sopratutto ha ignorato l’antifascismo militare, quello degli “internati”. Pesarono molto miopia, tentativo di fondare un mito e diffidenza politica verso un mondo ( quello militare..) sbrigativamente ritenuto ostile.
    Ricordo en passant che Alessandro Natta, capitano, fu “internato” in Germania.
    Pesò poi molto la Guerra Fredda, che immediatamente utilizzò militari e criminali fascisti in chiave atlantica ed anti-comunista
    ( Junio Valerio Borghese).
    Detto questo, non avendo l’autorità dello storico di professione, io cerco semplicemente di ricordare ed onorare i miei morti. In tempi di grande confusione e sconfitta, gli antenati sono importanti: loro danno forza ed esempio.
    La loro vita ed il loro sacrificio non hanno certo bisogno di alcuna esaltazione, basta raccontarli per verificare quanto furono esemplari.
    Le regalo una chicca:
    Per 10 anni Giovanni Pesce ( Visone) e sua moglie Onorina Brambilla ( Nori), rispettivamente medaglia d’oro e medaglia d’argento al VM, vennero in vacanza in Vda.
    VIsone, garibaldino di Spagna, fu poi leggendario comandante dei Gap di Torino e Milano.
    Nori non fu da meno: staffetta partigiana, venne incarcerata e torturata, ma si salvò per un pelo.
    Insomma due monumenti nazionali: non ci fu un dirigente della Sinistra valdostana, nelle sue variopinte componenti, che ritenne opportuno salutarli durante le loro modestissime, frugali vacanze valdostane.
    Perché?
    Troppo impegnati a leggere l’abbé Henry, l’abbé Petigat, l’abbè Cerlogne e a studiare patois.
    Morceaux de merde….

  24. bruno courthoud Says:

    “Morceaux de merde”: tipica espressione italiana tradotta letteralmente in franco-valdostano.

  25. giancarlo borluzzi Says:

    “Chunk of shit” – E
    “Stuck scheisse” – D


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