Sapevatelo!
Informo tutti gli utenti di Patuasia che la stessa ha subito un procedimento disciplinare dal Collegio di disciplina territoriale dell’Ordine dei giornalisti della Valle d’Aosta. Non ho nessuna intenzione di presentare ricorso, accetto senza polemica la sanzione di CENSURA che la Commissione (formata dai seguenti giornalisti: Maria Teresa Zonca, presidente, Alessandro Celi, segretario, Enrico Marcoz, relatore) ha ritenuto di deliberare nei miei confronti, nonostante l’esposto presentato dal giornalista, Angelo Musumarra, fosse stato ritirato. In diversi miei post avevo aggiunto il virgolettato alla parola giornalista, avevo paragonato Musumarra a Emilio Fede, definito giornalaccio il quotidiano su cui scrive e altre osservazioni ritenute sanzionabili in base agli articoli 2 e 48 della legge numero 69 del 3 febbraio 1963. Tale legge chiede ai giornalisti di promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi e di essere conformi al decoro e alla dignità professionale e a quella dell’Ordine. Perché vi dico tutto questo? Perché la mia è anche la vostra avventura!
Explore posts in the same categories: Censura, Denuncia, Giornalismo, Informazione, OnestàTag: Alessandro Celi, Angelo Musumarra, Censura, Commissione disciplinare, Enrico Marcoz, Maria Teresa Zonca, Ordine dei Giornalisti, Patrizia Nuvolari, Valle d'Aosta
You can comment below, or link to this permanent URL from your own site.
5 aprile 2014 a 18:15
Innanzitutto sono solidale con Patuasia. Gli ordini professionali … quando sono stati costituiti, da chi e con quali fini? Che cosa comporta una “censura”? In Regione un mio collega geometra “censurato” è poi diventato segretario particolare di un assessore e dirigente. In che “topaia” e “fogna a cielo libero” ci tocca vivere. Ci sarebbero almeno 18 persone su 35 da “censurare”, ma questi nessuno li tocca, anche se paralizzano un’intera regione. Il periodo fascista fa ancora danni: la legislazione italiana è ancora sostanzialmente quella che ci ha lasciato in eredità il periodo fascista, con varianti marginali.
5 aprile 2014 a 19:32
Molti di più Bruno, molti di più!
5 aprile 2014 a 19:57
almeno 33!
5 aprile 2014 a 22:10
La censura arriva da quel trio di cui ansa e rai tg3 ne sono datori di lavoro. Ho capito.
La censura è una minchiata.
Continui sulla sua strada.
Al posto di Fede sarei stato io a fare ricorso a Musumarra…..
Cordialità e solidarietà
6 aprile 2014 a 08:00
Non mescoliamo gomme di automobile con pompelmi.
Se Patuasia scrive cose relative a Musumarra è censurabile, se i medesimi concetti li esprimo io no. Assurdo, perché Patuasia è una cittadina prima ancora che giornalista e l’iscrizione a un albo non può sottintendere ipso facto la rinuncia alla libertà di espressione.
E’ vero che esiste la legge, qui richiamata, del 1963, ma è una legge cornice che poi va interpretata ad hoc. Non ha senso prendere il microscopio e vedere se tale normativa è stata violata: basta la considerazione secondo cui osservarla significherebbe la rinuncia unilaterale ai diritti di espressione costituzionalmente garantiti. Ergo, è la legge del 1963 che è assurda (ma se esiste va applicata) e andrebbe spazzaturata; oltretutto è figlia di un periodo in cui i media viaggiavano altrimenti, con criteri del lecito o meno ben diversi da oggi.
Arrivo ai pompelmi.
Punto uno: è soggettivo, e marginale, discutere se tale legge doveva portare alla censura di Patuasia; ho un mio parere, ma non lo esprimo perché ininfluente nel contesto.
Punto due: tale legge, interna all’ordine professionale, va cancellata o, al limite, sottoposta alla Consulta affinché nel valuti i profili costituzionali nel 2014.
Punto tre. E’ insensato, da questa vicenda, trarre giudizi contrari agli ordini professionali in quanto tali.
E’ iperlogico che esistano per plurimi motivi che non sto a elencare. Solo chi non ne ha mai fatto parte può sostenere il contrario senza conoscenza di causa.
La norma del 1963 tocca un aspetto interno di un solo ordine, non la motivazione esistenziale di tutti gli ordini che non possono essere attaccati perché uno di loro possiede al suo interno il virus della legge del 1963.
Chi critica gli ordini nel loro complesso partendo dal fatto in esame, è come se bocciasse il mercato della frutta in generale perché al mercato rionale di una qualunque località, e solo in quella, si sono trovati pompelmi avariati.
6 aprile 2014 a 11:28
Concordo con te, i giornalisti non possono criticare i colleghi, così sarà anche per i notai? Per i farmacisti? Per gli architetti? per i medici? per gli ingegneri? i taxisti? Paese di corporazioni, conservatore e stupido.
6 aprile 2014 a 12:10
@ libero: hai mai visto un ingegnere criticare un ingegnere?
6 aprile 2014 a 18:06
Istruisco i benpensanti.
Il deficit nazionale è folle e l’Inps ha un bilancio pauroso.
Gli ordini professionali si gestiscono in proprio le casse pensioni, che, guardacaso, sono in attivo.
Il governo impone loro il deposito infruttifero di buona parte di quanto in cassa presso struttura statale.
Quindi chi è in un ordine professionale paga per se stesso e con le tasse deve contribuire alle pensioni dei benpensanti che pesano nel mandare in rosso lo Stato.
Inoltre: solo chi è iscritto all’ordine sa curare i malati o far stare in piedi una costruzione.
Vogliono, i moralisti benpensanti, che non si sappia se uno sa curare e costruire (ci sono norme rigide per l’accesso agli ordini)?
Così per altre attività.
Inoltre, la disciplina dell’esame di Stato, successiva alla laurea, va decisa dallo Stato sentiti gli ordini professionali, non altri.
Potrei continuare.
Benpensanti, non cavalcate insensatezze.