Una festa triste


Marta, una nota di colore in mezzo a tanto grigiore.

Marta, una nota di freschezza in mezzo a tanto grigiore.

Ieri sono stata a Palazzo regionale per la Festa dell’Autonomia. Prima volta. La figlia di mio marito, Marta Burgay, veniva insignita del titolo di Chevalier de l’Autonomie, mi sembrava carino esserci. Mai assistito a una “festa” di regime così triste. Forse, giusto giusto in Corea del nord le organizzano così, ma, non essendoci mai stata, non ci giurerei. I rappresentanti delle Istituzioni hanno svolto il loro compito in modo formale e… mortale, nel senso della noia. La presidente del Consiglio, Emily Rini, dei tre è stata l’unica che ha dato alla lettura un po’ di pathos; Rollandin invece può solo ringraziare i suoi occhi di ghiaccio e il sopracciglio diabolico se è riuscito ad arginare il sonno entro i confini della buona educazione; Giordano invece, nudo com’è di carisma, lo ha somministrato con ampia generosità. Possibile che nessuno riesca a parlare a braccio? Ad affrontare la platea occhi negli occhi? Dopotutto i discorsi fatti sono sempre i soliti: Roma cattiva, Valle responsabile, buon esempio, lavorare insieme, autonomie capri espiatori… vogliono trasmetterci l’orgoglio dell’Autonomia, ma con manifestazioni del genere creano indubbia noia e distacco. Il migliore comunicatore è stato quel corista in camicia a scacchi che, rilassato e senza appunti, si è espresso nel miglior francese udito durante l’intera cerimonia. Mai più!

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7 commenti su “Una festa triste”

  1. bruno courthoud Says:

    I miei complimenti a Marta! Cosa avresti fatto se tu fossi rimasta qui? Magari all’osservatorio di Saint-Barthélemy? Che legame c’è tre l’autonomia e la nomina di cui ti hanno fregiata? Se tu (scusa il tu) fossi nata a Carema, le cose sarebbero state diverse? Non avresti individuato una pulsar doppia?

  2. Geronimo Says:

    E’ così: il merito ognuno se lo conquista “a prescindere” come direbbe Totò. A prescindere dal dove vieni e dal chi ti manda
    Unico dubbio sulla triste cerimonia: si è trattato del giusto riconoscimento o del subdolo intento di ascriversi una parte del beneficio perchè, casulmente, il meritorio (o la meritoria) è de “nosatre”.
    Diamo buona la prima, per una volta, anche per Mario.


  3. complimenti a Marta..non tanto per il titolo da “Chevalier” ma per tutto il resto!!

  4. Gelindo de Cogne Says:

    Festa mesta.

  5. Supremo Giupremo Says:

    Marta merita tutta la nostra ammirazione per ciò che ha fatto nella sua carriera e il premio è meritato.
    Marta ha dovuto studiare fuori regione e deve lavorare fuori regione. La regione giubila per non essere riuscita né a formare, né a trattenere un cervello in fuga… Sommo gaudio, sommo giubilo !! Un incentivo perché i migliori cervelli partano, e di conseguenza i peggiori restino…

  6. orsobruno Says:

    Qualcuno mi sa spiegare perché l’inno scritto dal parolaio, pardon, paroliere Mogol e costatoci un bel po’ di dinero, il parolaio, non è mai cantato nelle occasioni ufficiali? Sempre e solo Montagnes valdotaines, ma allora chi lo ha voluto il Mogol?

  7. Roberto Luboz Says:

    Grazie signora Nuvolari per il pubblico encomio al mio francese. Invero non so se esserne personalmente fiero o mortificato per la mia amata Valle…
    Ovviamente mi unisco ai complimenti a Marta Burgay.


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