Isola felice? NO, solo isola!
Riceviamo dal signor François Burgay e volentieri pubblichiamo.
Si diceva che la Valle d’Aosta fosse un’ “isola felice”… Sulla felicità nutro qualche dubbio, visto il tasso di suicidi tra i più alti in Italia (CNEL, 2007), sull’isola invece sono sicuro. Siamo irraggiungibili quasi come Tristan de Cunha, l’isola più remota del Pianeta. Dopo l’annuncio sui tagli operati da Trenitalia che saranno operativi dal 2 marzo, la Valle d’Aosta sarà letteralmente isolata dal resto del mondo. Come cambierà la mobilità degli studenti universitari, dei turisti e dei cittadini che usano il treno per i loro spostamenti? Attualmente le corse dei treni Aosta-Ivrea-Torino nei giorni feriali sono 17, dal 2 Marzo, stando alla tabella pubblicata sul sito aostasera.it, saranno appena 7 in partenza alle 5:16, 6:26, 7:26, 11:32, 13:38, 15:26 e 17:26. Un discorso analogo si può fare per i treni in partenza da Torino. Di fronte a questo taglio mastodontico l’Assessore Marguerettaz oltre a esibirsi nella sua parte preferita e cioè quella de “l’Indignato”, cosa fa? La Regione cosa pensa di fare? E’ stato immaginato “un piano B”? Me lo auguro anche perché mi viene difficile credere che questa decisione di riorganizzare il servizio sia stata presa dall’oggi al domani. Detto questo, non che le cose per il trasporto su gomma vadano meglio: gli autobus urbani sono stati drasticamente ridotti (mettendo a rischio licenziamento 15 lavoratori Svap) e il destino di quelli extra-urbani pare non essere molto differente. La politica regionale è quindi chiara: il trasporto pubblico non è degno di investimenti. Meglio spostarsi in auto, inquinare, creare intasamenti e traffico. Quando a Tallinn, capitale dell’Estonia di 400.000 abitanti, garantiscono i mezzi pubblici gratuiti ai residenti nell’ottica di politiche “antismog”, in Valle d’Aosta li si cancella. Ciò che manca non sono quindi le strategie o le possibilità. Ciò che manca è, forse, il cervello…
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21 febbraio 2014 a 15:10
E’ arrivato il momento di innalzare un bel muro a Pont Saint Martin e dire ciaociao al mondo reale!
Vergogna. Aspetto fremente quali scuse si inventerà questa volta Marguerettaz
21 febbraio 2014 a 16:17
Trenitalia ha detto chiaramente che taglia perché manca l’accordo sui servizi da tre anni! E che la minaccia dei tagli non è di ieri. Poi, per carità, trenitalia ha tutta la sua bella responsabilità nell’abbandono delle tratte che non portano soldi all’azienda, ma l’assessore, oltre a cascare dal pero e ad indignarsi per finta farà qualcosa? Io scommetto di no.
22 febbraio 2014 a 01:09
Bene, per i valdostani non resta che dire :
no treno, no aereo, no party…!
Chiudiamoci tra queste montagne con nostra Università ,nostro Hospedale, avec les jeux de noutra terra e adieu crescita culturale e relazionale.
Mon Dieu..! Sveglia ragazzi è giunta l’ora di agire e di gran carriera perché sti beceri politici ci faranno fare la fine dei cavernicoli.
22 febbraio 2014 a 09:28
Quoto il Pretoriano.
il sogno dei trogloditi etnici è un apartheid sorridente, un separatismo leggero:
Rescindere tutti i legami con l’odiata Italia.
il mitico Bakkanistan!
22 febbraio 2014 a 09:41
L’ha ribloggato su Il Blog di Tino Soudaz 2.0 ( un pochino)e ha commentato:
Non si può non essere d’accordo!
22 febbraio 2014 a 10:41
Carenza di iodio.
22 febbraio 2014 a 18:39
@mancini: “Rescindere tutti i legami con l’odiata Italia.”. .. sì, a patto però che lo “Stato padrone” continui a trasferirci i nostri bravi 9/10 delle imposte versate in Valle…
22 febbraio 2014 a 21:30
@fausta baudin
Vede cara Signora Fausta, finché nel bakkanistan continueremo a pensare solo ai denari che lo Stato ci deve dare (poi a che titolo e per quali peculiarità?) non cambieremo mai questo Paese.
E se la rivoluzione partisse proprio dalla Regione più piccola d’Italia, dando esempio di come si devono fare economie di scala, investimenti produttivi intelligenti anche a lungo corso, magari oggi non avremmo tutti noi il culto del contributo che ha provocato solo guasti nella nostra economia locale, paralizzando idee e propensione al rischio, soprattutto nei giovani, in quei giovani che oggi guardano la classe politica come inconcludente e poco affidabile dopo le note vicende che li ha visti con le mani nella marmellata, quella marmellata che doveva essere la sostanza per la loro crescita professionale ed umana.
Pollice verso signora.
22 febbraio 2014 a 22:36
@Il Pretoriano: non ha colto l’ironia (amara) del mio commento qui sopra?