Mariujana sì, no, so, ni…
Cosa ne pensano i politici valdostani sulla legalizzazione delle droghe leggere? Ecco i pareri letti su Gazzetta matin e commentati per un vostro giudizio. Maurizio Martin di Stella alpina, dice che il proibizionismo non ha prodotto dei buoni risultati, ma non si può liberalizzare tutto. Maccome, il vino non è liberalizzato? E i super alcolici? E il fumo? E il sesso? Non mi risulta che la soddisfazione di questi “vizietti” sia proibita. Eppure sappiamo tutti che l’alcol è più dannoso alla salute della cannabis, così come lo è il fumo allora com’è caro Martin? Sergio Ferrero, della Lega nord, è restio, nonostante si renda conto che una liberalizzazione ridurrebbe il narcotraffico. Più o meno la stessa posizione dell’altro Ferrero, Stefano del M5s. Per Raimondo Donzel non è questo il momento di affrontare questi problemi: ce ne sono di altri più importanti come il lavoro. Si esprime sullo stesso tono anche Alessia Favre dell’UVP, denunciando così una scarsa conoscenza del problema che non è di certo nato ieri. Andrea Paron di una generica destra valdostana, si dice contrario nel modo più assoluto. Secondo lui si legittimerebbe il mercato nero… e il narcotraffico non è forse legittimato di fatto con il proibizionismo? Domanda troppo difficile a cui non saprebbe dare risposta. Favorevole alla liberalizzazione è Francesco Lucat di Rifondazione comunista. L’unico che tira in ballo l’alcol e i suoi nefasti effetti e che mai è stato oggetto di una politica proibizionista. Anche Marco Belardi dell’Italia dei Valori è contro la legge Fini-Giovanardi e chiede che si depenalizzi il consumo della cannabis anche per svuotare le carceri. Piero Floris, di Alpe, dà il benvenuto a tutte le forme di liberalizzazione che possono contrastare le mafie. Insomma, quello che emerge dal nostro panorama politico è una scarsa chiarezza delle idee: troppi si-ma. Sarebbero necessarie prese di posizione più nette per affrontare la questione. Torino ha dato un bell’esempio di tempestività, noi?
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15 gennaio 2014 a 12:43
A settembre, nell’indifferenza generale dei mezzi d’informazione (per modo di dire, visto che non hanno informato) si è chiusa una raccolta firme per un quesito referendario che, pur moderato, avrebbe finalmente riaperto la discussione sulla legalizzazione (che, con buona pace di Floris, non è esattamente equivalente alla liberalizzazione):
Droghe – Niente carcere per i fatti di lieve entità.
A causa di convenzioni internazionali stipulate dall’Italia è attualmente impossibile la legalizzazione delle droghe leggere, ma con questo quesito vogliamo eliminare per tutte le violazioni che riguardano fatti di lieve entità (ad es. coltivazione domestica, possesso e trasporto di quantità medie, condotte border line tra consumo e piccolo spaccio) la pena detentiva, mentre rimarrebbe la sanzione penale pecuniaria della multa.
All’epoca della campagna di raccolta firme, ovviamente, nessun politico valdostano ha sentito la necessità di pronunciarsi sul tema, a favore o contro, e, per quanto ne so, nessuno ha firmato.
Ora, dopo la presa di posizione di Torino, magari chi può potrebbe chiedere ad un qualsiasi consigliere comunale aostano di proporre alla sua assemblea l’ordine del giorno torinese, discuterlo e metterlo ai voti. Così, tanto per vedere che succede…
15 gennaio 2014 a 14:12
Ottima idea signor my two cents, che qualche consigliere faccia suo il problema e lo sottoponga in Consiglio comunale.
15 gennaio 2014 a 21:27
La coltivazione domestica finalizzata all’uso personale dovrebbe essere permessa.
16 gennaio 2014 a 06:51
C’è una class action contro Patuasia che ha definito Paron di destra.
Vergognosa offesa verso tutti i destri.
Nello specifico: non ho mai fumato sigarette, figurarsi la droga in questione.
Il tema mi appassiona poco, comunque ritengo faccia parte del tifo dei sinistri per una società senza valori: liberalizzazione delle droghe cosiddette leggere (è un po’ come distinguere tra furto e furto), eutanasia, riconoscimento giuridico del pipì nel popò, frontiere colabrodo e via degenerando.
Trovo assurda la motivazione di Lucat: il vino, specie se rosso come credo cotianamente sia il colore delle sue mutande, è positivo se bevuto con moderazione: lo affermano i dietologi.
Anche la polenta e le melanzane sono positive, a meno che uno ne ingurgiti 4 kg in un colpo.
La droga invece è sempre infernale.
16 gennaio 2014 a 08:26
Signor Borluzzi, il suo parere nei confronti di Paron è del tutto personale, mentre la sua collocazione politica è un fatto. Sulla società senza valori che lei reputa un desiderio di sinistra, ci sarebbe da discutere a lungo. Quello che mi stupisce è la frettolosità della frase, lei in genere così pedante nell’elencazione delle sue argomentazioni. La cannabis se usata in modo moderato è meno dannosa del vino, lo affermano i medici.
16 gennaio 2014 a 10:32
Se io producessi Barolo e sapessi che qualcuno mette tale etichetta su un tetrapack di vino da tavola, mi incavolerei.
Paron equivale a un’etichetta di Barolo (intendendosi con tale termine qualunque partito politico ben identificato) su un cartone di tetrapack con dentro vinello politico, tale perché difetta di una linea d’azione diversa da quella del piazzarsi ove fa più comodo.
Senza offesa, direi che in questo caso per Patuasia conta cosa dice l’etichetta e non il gusto del vino, perché la collocazione coincide con l’etichetta.
Il vino bevuto in dose corretta o fa bene o è indifferente all’organismo.
La cannabis, assunta in modo moderato, non è ok o indifferente, è poco dannosa, come Patuasia stessa ammette, sostanzialmente dandomi ragione.
16 gennaio 2014 a 14:00
Non si prenda la ragione solo inseguendo i suoi unici e indiscutibili ragionamenti, signor Borluzzi. Se vogliamo fare i pedanti, come piace fare a lei, allora non c’è una verità assoluta, ma va personalizzata. A chi soffre di gastrite il vino fa male anche se in dosi moderate, molto meno la cannabis… in ogni caso il proibizionismo non ha risolto il problema del consumo e mai lo risolverà per la felicità del narcotraffico.
16 gennaio 2014 a 14:15
Il divieto di rubare non ha eliminato i furti. Allora legalizziamo il furto?
16 gennaio 2014 a 14:45
Ma che razza di ragionamento è? A parte che il furto di Stato è ampiamente legalizzato. 🙂 Non credo sia il caso di discutere fra noi due, signor Borluzzi, non arriveremo mai a capo di nulla e annoieremmo gli altri utenti.
16 gennaio 2014 a 16:01
Scusate, io non so dove stare. Da una parte sono contrario alla legalizzazione, non è corretto parlare di droghe leggere e pesanti, parliamo di droghe e basta, parliamo di sostanze dannose che hanno certamente anche proprietà terapeutiche se utilizzate in dosi controllate, vedi la codeina, la morfina, entrambi derivanti dall’oppio, l’oppio stesso utilizzato quale sedativo della tosse e tantissime altre. Qualche medico dice che la marijuana fa meno male di un bicchiere di rosso, io questo non lo so ma di recente ho letto studi che affermano che il principio attivo della cannabis, mi sembra sia il THC ha degli effetti devastanti in un organismo adolescenziale, qui mi dicono che ci sono tredicenni che iniziano a fumare il primo spinello. Anche il fumo di tabacco ha degli effetti devastanti nell’organismo, soprattutto in quello giovane, ma lì ci siamo messi l’anima in pace con un avviso sui pacchetti di sigarette: “il fumo uccide” della serie affari tuoi io te l’ho detto. L’alcol miete vittime giornalmente non solo sulla strada ma anche nelle relazioni sociali soltanto che siamo abituati ad avere a che fare con un ubriaco, al massimo ci indignano sull’ultimo incidente mentre sorseggiamo un liquore leggendo il giornale. Non credo che inseguendo sogni Hippy o New Age si possa risolvere il problema che a me sembra come quello del tabacco: “drogati pure crepa e non mi rompere le scatole”. Il fatto dell’antiproibizionismo come batosta alle mafie, è come credere a Biancaneve, le mafie sono molto brave a cambiare velocemente obiettivo. Dall’altra mi rendo conto che una forma di legalizzazione è in corso, sia da parte delle Forze dell’ordine che dalla magistratura che ritengono lo spaccio di tale droga come un reato minore, non degno di grande attenzione e spreco di energie. Non guardare il problema, trovare facili soluzioni svuota carceri non credo sia la soluzione migliore. Personalmente sono combattuto ma credo che la legalizzazione o peggio la liberalizzazione non sia una buona cosa, il passo successivo quale sarà la “cocaina?” Un dubbio mi viene, non è che qualcuno ha fatto un calcolo dei consumatori e si sfrega le mani al pensiero di una bella tassa?
16 gennaio 2014 a 16:33
Da quando mondo è mondo l’umano ha sempre cercato il piacere, impossibile proibirlo (la Chiesa ha fallito in primis). Non può funzionare mai e ingrassa le mafie, si tratta di controllarlo. Non mi sembra che l’uso degli alcoolici sia sotto processo, eppure creano dipendenza e danni enormi. Se allora si vuole proibire che si proibisca tutto ciò che fa male alla salute, altrimenti è ipocrisia. Impossibile? Certo, allora che anche la cannabis (meno dannosa del vino) possa essere fumata sotto controllo e per uso personale. Nuova tassa? E perché no! Come per il tabacco: meglio dare soldi allo Stato che magari li gira in servizi alla comunità che alla mafia.
16 gennaio 2014 a 22:04
@ ya basta
“drogati pure crepa e non mi rompere le scatole”: mi sembra che adesso funzioni esattamente così. Il divieto c’è, non è rispettato, e la prevenzione spesso si ferma al “non si deve fare perché è proibito” (e tutti sappiamo quanto vale).
Io non credo che si tratti di scegliere da che parte stare rispetto al consumo, quello fa parte della sfera della libertà personale di ognuno, piuttosto si tratta di constatare come il proibizionismo sia stato non inutile, ma dannoso dal punto di vista sociale. I fenomeni vanno governati, non nascosti ipocritamente sotto il tappeto di una legislazione codina e velleitaria.
16 gennaio 2014 a 22:08
Wikipedia:
…Al di là delle controversie sull’uso della canapa come stupefacente, va considerato che essa è stata per migliaia di anni un’importante pianta medicinale, fino all’avvento del proibizionismo della cannabis. Ad ogni modo negli ultimi decenni si è accumulato un certo volume di ricerche sulle attività farmacologiche della cannabis e sulle sue possibili applicazioni.
Il più noto promotore, nonché studioso, degli usi terapeutici della pianta di cannabis e della sua decriminalizzazione è il prof. Lester Grinspoon, psichiatra e professore emerito dell’Università di Harvard. Il più famoso attivista antiproibizionista è stato forse l’americano Jack Herer, autore del best-seller del 1985 The Emperor Wears No Clothes.
In Italia studi approfonditi sui suoi effetti sono stati effettuati dal Professor Gian Luigi Gessa docente di Neuropsicofarmacologia e direttore del Dipartimento di Neuroscienze all’Università di Cagliari mentre, nei pressi di Rovigo, vi è l’unico centro di sperimentazione agricola (CRA) autorizzato a coltivare Cannabis per uso medico, diretto dal ricercatore Giampaolo Grassi.
Una meta-analisi del 2001 (che analizza tutti gli studi clinici pubblicati fino al 2000) conclude che la Cannabis è efficace nel dolore neuropatico e spastico, meno in altri tipi di dolore. Ma successivi studi clinici hanno mostrato effetti significativi anche nel dolore tumorale, ed hanno confermato l’ottima attività per il dolore neuropatico e per i sintomi dolorosi nella sclerosi multipla (spasticità, sintomi della vescica, qualità del sonno).
Gerarchia delle possibili indicazioni terapeutiche
Effetti stabiliti da studi clinici contro: nausea e vomito, anoressia e cachessia, spasticità, condizioni dolorose (in particolare dolore neurogeno)
Effetti relativamente ben confermati contro: disordini del movimento, asma e glaucoma
Effetti meno confermati contro: allergie, infiammazioni, infezioni, epilessia, depressione, disordini bipolari, ansia, dipendenza, sindrome d’astinenza
Effetti allo stadio di ricerca contro: malattie autoimmuni, cancro, neuroprotezione, febbre, disordini della pressione arteriosa.
Sono anche numerose le testimonianze di coloro che sono riusciti a superare la dipendenza dall’alcol o dalla cocaina grazie all’utilizzo della cannabis [4], che a differenza delle precedenti sostanze, non porta ad una dipendenza fisica confrontabile, ad esempio, con quella generata dalla nicotina….
I luoghi comuni non moriranno mai…
19 gennaio 2014 a 17:10
Per chiarire. La guerra alla cannabis è nata dalle lobby dei petrolieri americani che dovevano imporre il loro prodotto “plastica” al posto dei derivati, circa un milione, della canapa. Tutto il mondo compresa l’Italia seconda produttrice, godeva del miracolo Canapa,tessuti,cibo,corde,vele,plastica totalmente biodegradabile,olio ecc.. ma si sa il DIO denaro fa ciò che vuole e così la canapa diventa DROGA. Ora trovo totalmente ridicoli i commenti dei nostri politici, che considero una massa di ignoranti. innanzitutto non sono per niente informati sulle virtù di questa pianta, c’è ancora in giro qualcuno che considera la cannabis una pastiglia!!!!!!!!! La canapa non ha nessun effetto negativo nel corpo umano se non la combustione per l’assunzione tramite bocca come le sigarette, il THC è il principio attivo della canapa che induce, se consideriamo solo l’effetto ludico, un effetto di benessere e rilassamento simile all’assunzione del vino, pero senza la molecola dell’alcol che è molto più dannosa. Poi ci sono gli effetti medici, potrei scrivere per ore , ma mi limito ai più importanti: sclerosi multipla, pazienti che ritrovano un pò di normalità nella loro condizione; epilessia, riduce i sintomi; forme tumorali e trattamenti di chemio in paesi più civili la usano per contrastare la nausea e l’inappetenza .La liberalizzazione della cannabis eliminerebbe di colpo un giro di affari di svariati milioni di euro che con la giusta tassazione finirebbero nelle cassa dello stato e non nelle tasche di soliti mafiosi e renderebbe la nostra società un po più libera. Ma gli italiani purtroppo sono solo capaci di lamentarsi, aspettano che il sangue di San Antonio si sciolga o che Belen ci faccia vedere un’altra farfalla, i politici valdostani sono privi di cultura ,sono convinti che basti una laurea per considerarsi acculturati ma la vera cultura è il confronto con altre persone,Basterebbe uscire dalla valle , parlare, osservare e magari copiare le soluzioni migliori per il benessere pubblico. L’America dopo 100 anni di proibizionismo sta legalizzando ovunque segno di una consapevolezza libertaria verso i DIRITTI dei propri cittadini che la usino come svago o come farmaco. LEGALIZZIAMO
PS. Mariujana è il nome della canapa in Messicano ,spesso usata in modo dispregiativo o per classificare droghe varie.
La pianta si chiama CANNABIS SATIVA se volete chiamatela CANAPA i nostri vecchi la chiamavano TZENVRO.
19 gennaio 2014 a 20:04
Ancora nell’ottocento in più o meno tutti i nostri comuni esistevano campi coltivati a canapa, “cheneviers” negli atti. Il vicino Canavese trae il suo nome dalla canapa, in valle perfino Chanavey in val di Rhemes. Vi è poi anche un cognome: Chenevier, appunto.