Il valdostano!
Il consigliere regionale del M5s, Stefano Ferrero, invitato al Congresso dell’Union, espone il suo intervento in francese e in patois. Più valdostano dei valdostani.
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10 novembre 2013 a 13:14
Se si accetta che l’essenza della cittadinanza sia l’appartenenza etnico-linguistica, si accettano i presupposti dell’ideologia identitaria unionista.
Quindi spero che la paraculata di Ferrero sia stata solo un espediente di marketing.
Pericoloso però, alla Renzi.
Trucchi buoni per vendere prosciutti: per rendere seria la politica, meno….
Spero che il M5S non dimentichi che qui vige il valore taumaturgico del dialetto:
per i razzisti identitari, il dialetto serve a delimitare il territorio con muri invisibili, altrochè “ricchezza culturale”.
L’altro nocciolo dell’ideologia valdostanista è infatti sempre stato che “basta parlare dialetto e lavorare la campagna per essere persone per bene”.
Non conta non rubare, al prossimo o alla PA, l’importante è essere patoisants.
La cittadinanza non è data dai comportamenti di fronte alla legge ed ai proprio simili, ma dalla lingua che parli :
lo “ius linguae” ha sostituito lo “ius sanguinis”.
Bossi insomma.
10 novembre 2013 a 15:04
Bof, “when in Rome…” premesso che le lingue servono per comunicare, spiegare, condividere, che uno parli patois (quale?) e francese al congresso dell’unione mi sembra normale e dove senno’? e poi fino all’avvento dello Zio Benito e delle sue politiche in Valle si parlava in prevalenza francese, i miei antenati pur combattendo sotto la bandiera tricolore, scrivevano in francese, soltanto la generazione dei nostri genitori è stato privata del “privilegio” per non parlare delle generazioni del dopoguerra.
Con questo “chi c’a l’ha d’lingua, el mund berlinga” Il problema, come giustamente sottolineate, non à nel mezzo, ma nel contenuto…
10 novembre 2013 a 17:06
E’ possibile che Ferrero abbia usato tali idiomi quale presa per la culinaria, dimostrando di conoscerli meglio di tanti presenti al congresso.
11 novembre 2013 a 00:04
La penso come lei Sig.Borluzzi. Aggiungo che del Sig.Ferrero apprezzo la “freschezza”…quella di un frutto di stagione appena colto. In tempi di “mele. marce ” o “modificate. geneticamente”…MI PIACE!!!!!
11 novembre 2013 a 10:40
@Plucio
I miei antenati in Valle d’Aosta parlavano latino. Attendo con ansia un intervento in tale nobile lingua al prossimo Congrès.
11 novembre 2013 a 13:51
Evidentemente gli antenati di Gelindo de Cogne, con molta probabilità, erano preti.
11 novembre 2013 a 16:49
@Reginadiquadri
Hanno studiato dai preti…
11 novembre 2013 a 18:34
Il latino si è evoluto in diversi parlati, ma é lingua orale morta già dal Medioevo. I suoi antenati avranno imparato dal prete a pregare in latino, ma a parlarlo dubito
11 novembre 2013 a 18:40
@Reginaquadri
Lo parlavano così così, esattamente come parlano il francese alcuni (buona parte?) Consiglieri regionali.