Una città a misura di Bignami
Perché alla presentazione della candidatura a Capitale europea della Cultura con tanto di Sindaco, assessore e grafico c’erano solo quattro gatti? Perché nessuno dei valdostani crede alla serietà della proposta che sostiene la nostra città. Una proposta fatta in casa e sostenuta da qualche amis che non ha trovato opportuno presenziare a questa nuova bufala pubblica. Lo stesso Paron considera la Valle d’Aosta all’altezza di un Bignami, cioè noi siamo storia, paesaggio, cultura in formato tascabile. Così piccini da non essere libro, ma libricino. Poche paginette per raccontare il tutto e vogliamo diventare Capitale europea? Secondo il sindaco questo titolo ce lo meritiamo grazie ai cantieri che hanno cambiato il volto della città. Dalla caserma Testafochi da cui nascerà il nuovo Polo universitario a sfoglia che nel 2019 sarà ancora un cantiere polveroso al Parco Archeologico che presenterà un’architettura obsoleta; dalla “valorizzazione” casereccia dei monumenti come la Porta Pretoria all’ennesimo tentativo di risistemazione delle piazze. La città forse avrà anche cambiato volto, ma non è che sia bello quello che è venuto fuori dopo il lifting! Quali sono stati e quali saranno i progetti coraggiosi? Gli aostani neppure conoscono gli obiettivi, le manifestazioni, le iniziative che dovrebbero coinvolgerli in questa utopia-che-non-è. Secondo Paron i potenziali visitatori saranno dai quattro ai dieci milioni! A vedere e a fare cosa?
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19 settembre 2013 a 09:20
Come a fare cosa? Amplissima la scelta dei kebab e delle piole.
19 settembre 2013 a 09:28
Non ha specificato in quanti milioni di anni passeranno qui quei “da quattro a dieci milioni” di persone.
19 settembre 2013 a 09:45
Mitomani.
19 settembre 2013 a 11:56
Paron continua a vivere in un mondo tutto suo, ma non c’è da stupirsi perchè il suo padrone fino a poco tempo fa vedeva ristoranti pieni (quelli che frequenta lui forse) e gente in piena salute in tutta Italia. Se poi presentano come biglietto da visita il parco archeologico (magari anche con il centro benessere e 2/3 palestre all’interno) e le passarelle alla Porta Praetoria allora la figura da cioccolatini è fatta!!!
19 settembre 2013 a 16:07
Dal sito di Ravenna 2019: Il titolo di Capitale europea della cultura è stato ideato nel 1985 allo scopo di avvicinare i popoli europei mediante la valorizzazione della RICCHEZZA CULTURALE e di migliorare la CONOSCENZA che i cittadini europei hanno GLI UNI DEGLI ALTRI, favorendo il senso di APPARTENENZA A UNA MEDESIMA COMUNITA’.
E’ importante sottolinearlo. Perché l’azione politica, proprio in fase progettuale, è a questi principi che dovrebbe attenersi . E siccome Aosta non sarà Capitale Europea della Cultura (e anche sindaci, assessori e presidenti lo sanno) allora è importante attraverso le dichiarazioni, gli incontri, le tavole rotonde (tutto organizzato e pagato per qualcosa che non si realizzerà) leggere l’idea che questa classe politica esprime della cultura e della politica culturale valdostana. Sarà importante (se succederà e potrebbe succedere) osservare bene, scoprire e mettere all’attenzione dell’opinione pubblica i maneggi eventuali, le elargizioni, le nomine, le investiture, gli incarichi professionali che saranno dati con la scusa della candidatura. Passare al setaccio tutto, anche l’incarico che fosse gratuito. Dove la bandiera della gratuità sventolata serve a appagare gli allocchi. No. Non basta la gratuità. Faccio un esempio: un grafico semi sconosciuto fa un marchio gratis per la candidatura di Aosta Capitale europea della cultura. E allora? Cosa volete far credere sottolineando la gratuità del servizio? Questo non è un marchio donato da Stefano Boeri o Armando Testa o un qualsiasi nome noto che aggiungerebbe significato e visibilità alla città di Aosta. Qui è la città di Aosta a portare all’attenzione internazionale il marchio e il nome del grafico. Allora perché non lo fate fare gratis a mio cugino che sarebbe contento di donarvi il marchio. In ultimo e mi fermo, assessori: lasciate perdere. Non c’entra niente. Non cercate di spingere a forza il turismo dentro l’occasione della cultura. State tranquilli, il turismo ne beneficerebbe direttamente senza tirarlo in ballo a sproposito. Senza sporcare la ricerca di RICCHEZZA CULTURALE, di CONOSCENZA DEGLI ALTRI, di APPARTENENZA A UNA MEDESIMA COMUNITA’, di ricavi, business, plus valore e tutto esaurito.
19 settembre 2013 a 16:10
Una città a misura di Bignami, un Bignami a misura di assessore.
19 settembre 2013 a 17:02
Pare che nel questionario di pre candidatura ci fossero specifici quesiti sulla ricettività alberghiera della Città e sui trasporti pubblici.
Se il compilatore ha parlato degli alberghi chiusi, dell’aeroporto internazionale senza voli e dei treni bimodali che impiegano 2 ore per fare 100 Km (però senza cambio a Ivrea!), al di là di ogni altra considerazione, so già quale sarà la nostra posizione in classifica.
19 settembre 2013 a 17:29
” Secondo Paron i potenziali visitatori saranno dai quattro ai dieci milioni! ”
…E arriveranno QUASI tutti in treno ed in aereo…
19 settembre 2013 a 19:01
L’Armata Branca Paron.
20 settembre 2013 a 07:23
Due diversi giudizi su questo post e sui conseguenti commenti che leggo.
E’ perfettamente giusto criticare questa candidatura aostana: sarebbe stato meno assurdo candidare Aosta a città con il miglior porto di mare del Meditterraneo o a località con il maggior numero di giraffe in giro in skateboard lungo i suoi marciapiedi.
Ma non ha senso criticare Paron: lui è un passivo esecutore di ordini altrui.
Posto che il suo fine è vivere di politica, prescinde da messaggi da portare avanti in quanto l’espressione del proprio pensiero porterebbe necessariamente a contrapporsi a qualcuno e questo può influire sulla sua finalità preindicata.
Grazie alla politica e a un procedere sornione si è assicurato un lustro con stipendio da preside con anni di carriera anziché quello di precario nella scuola.
Ora, al fine di perpetuare questa situazione che per lui è una pacchia (chi si accontenta gode..), tiene aperti due forni: quello della politica nazionale, relativamente alla quale, intervistato dal TGR, ha ripetuto passivamente un’insostenibile filastrocca nata a Roma e riguardante il partito che l’ha fatto eleggere grazie alle gastropreferenze che si è procurato con l’aiuto di chi è poi stato espulso dalla politica; quello unionista, tale perché manco ha fiatato su quella pirlata somma decisa dall’UV sulla nuova indicazione di alcune vie aostane (anche se ad Aosta persistono cartelli indicanti alberghi chiusi anche da 20 anni).
Ciò detto, appare errato commentare come se Paron fosse un determinatore di eventi e non un passivo propagandista di decisioni che altri hanno preso e lui deve cavalcare per restare in politica vivendo di questa.
20 settembre 2013 a 10:03
Signor Gelindo de Cogne, un applauso! L’armata Branca Paron è un capolavoro di sintesi.
20 settembre 2013 a 10:25
Grazie signor tagueule per le puntuali precisazioni. Per aver ricordato quel passo importante che riguarda l’appartenenza a una medesima comunità che, in questo caso, avrebbe dovuto essere l’appartenenza al progetto di candidatura. Un’azione politica che, come ho già più volte scritto, non c’è stata. Piuttosto, anche in questo caso, la politica nostrana si è mossa con altri e meno nobili principi. Nessun coinvolgimento è stato promosso nei confronti della società, ma inviti personali e fatti con molta discrezione. E’ questo che vogliamo esportare in Europa? Un logo “regalato” così come è stato “regalato” il font Aosta? Il favore al politico al posto di un concorso pubblico che dia impulso alla migliore partecipata competitività?
20 settembre 2013 a 11:18
Guardi Patuasia, quello sbandieramento del logo gratuito “donato” da uno studio grafico mi è rimasto sullo stomaco. Conosco ad Aosta una decina di “creativi” in grado di raggiungere livelli di eccellenza. La donazione gratuita di qualsiasi professionalità è un cancro nell’economia di mercato. Un cancro che fa morire i giovani professionisti, che mantiene il talento schiacciato verso basso, che partorisce lobby deviate. Al politico di turno basterebbe poco per essere intelligente (ma qui stiamo palando di una media inferiore alla decenza): obbligare il nome di grido (che può permettersi di donare la sua professionalità gratuitamente) a sostenere un giovane talento. Il logo viene firmato da entrambi (il grafico di grido e il giovane talento), viene realizzato dal giovane talento con la supervisione del grafico di grido e il giovane talento viene pagato dal grafico di grido (che può permettersi di donare la sua professionalità gratuitamente) che in cambio avrà visibilità internazionale nel caso la città venga eletta Capitale europea della cultura.
Così, tanto per essere propositivi e non sempre critici 🙂
21 settembre 2013 a 13:06
Dai quattro ai dieci milioni di visitatori e dove li mettiamo? Lo hanno scritto sul dossier? E come ci raggiungono? Lo hanno scritto sul dossier? Un progetto di candidatura a capitale della cultura europea non ha bisogno solo di un logo (brutto), ma di qualcosa di concreto e dov’è? Sul dossier solo frasi vuote e tanta demagogia. Ma chi l’ha scritto? Il grafico?