Tu chiamala se vuoi ipocrisia


Ritorno sull’argomento della nuova nuova gelateria in via Porta Pretoria, Gelaty, perché trovo che alcuni commenti, qui come su facebook, sono sintomatici di un certo provincialismo e vale la pena di soffermarvisi. Non entro nei meriti estetici dell’uso di un altare, perché davvero in questo caso il gusto è molto soggettivo, anche se mi preme ricordare che quasi cento anni fa un certo Marcel Duchamp inaugurò la decontestualizzazione, trasferendo un oggetto qualsiasi all’interno di un museo e trasformandolo così in opera d’arte. Si trattava di un pissoir diventato Fontana. Sollevò polemiche, interesse e curiosità e segnò un percorso nuovo che diede vita all’arte concettuale. Preferisco invece analizzare il  fastidio che l’uso di un arredo sacro all’interno di un luogo pagano ha causato a molti.  E’ stato considerato blasfemo, di pessimo gusto, insomma un oltraggio. Eppure è ancora in uso in molte case appendere sopra il letto un’immagine sacra, un crocifisso, un rosario e sappiamo tutti che oltre che dormire sul letto si fa sesso. Nudi, sotto lo sguardo del Cristo in croce, a cercare il piacere fisico, magari inventando posizioni rocambolesche per rendere l’atto più proibito e originale e nessuno che abbia mai provato e/o sollevato imbarazzo. Ma la Madonna in gelateria no! E’ una bestemmia! Un insulto alla religione! Signori, non vi sembrano ridicole tutte queste critiche? Ricordo che oggi alla festa dei calabresi ci sarà la selezione della miss san Giorgio e Giacomo: cosa c’entrano le ragazze che presenteranno i loro giovani corpi agli sguardi affamati dei maschi, con i due santi che si votarono alla castità, alla preghiera e alla penitenza? Anche in questo caso nessun imbarazzo. L’ipocrisia è un tessuto impermeabile.

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13 commenti su “Tu chiamala se vuoi ipocrisia”

  1. Maurizio Says:

    Io non credo che esista una questione di ipocrisia, di “bacchettonismo”, o di decontestualizzazione. Esiste da un lato la ricerca dello scoop, della provocazione fine a se stessa o al più fine alla diffusione di un messaggio commerciale (venite a vedere e provare la nuova gelateria). Dall’altro lato esiste la mancanza di rispetto verso l’altro, verso chi non è come noi… che esso sia un cattolico o meno.
    È però curioso vedere come il 99,99 % dei provocatori in questo campo specifico stia ben alla larga dal toccare l’Islam e gli islamici: segno evidente che ben conoscono il loro scarso senso dell’umorismo in materia, mentre il loro coraggio artistico-civico-sociale si squaglia come neve al sole davanti alla prospettiva di un’inevitabile fatwa. (Un dubbio: sarà mica questo il linguaggio giusto per fare in modo che tutti capiscano di non pestare i piedi al proprio vicino? Voglio sperare di no!)
    Per il resto… Omnia munda mundis: tutto è pulito se il tuo cuore è pulito (ma non puoi considerarti pulito se ti diverti a mettere le puntine all’insù sul sedile altrui). Come dicono i francesi: à chacun son mauvais goût!

  2. ame Says:

    Infatti anche io trovo di pessimo gusto avere immagini sacre in camera da letto che è luogo di riposo e divertimento…proprio perché amo tenere separate la vita “secolare” dalla mia dimensione religiosa.Ribadisco quanto già scritto su fb lo trovo di pessimo gusto. Dipende dall’uso che si fa di un oggetto, le miss non usano mica le statue dei due santi come pali di lap dance. Così la gelateria poteva “stupire” con arte. Spiace dirlo ma di Duchamp non ne nascono tutti i giorni, non basta appellarsi a dei grandi artisti per diventarlo a sua volta.

  3. Rasputino Says:

    Ho letto i 2 post correlati allo stesso luogo

    Non sono d’accordo sul l’utilizzo del termine “buon esempio” utilizzato da lei Sig.ra Patuasia nel primo di questi post e mi limiterei solo alla parola “esempio”.
    Spiego perché questo “esempio” non mi piacerebbe fosse seguito da altri:

    Un conto é tentare di valorizzare ciò che storicamente fa parte del luogo (esempio la sala gotica del caffè Nazionale di Aosta) altro conto, come dichiarato dalla stesso proprietario in una delle risposte, “introdurre un elemento di antiquariato …Vuole essere esclusivamente una riferimento alla strategia di marketing individuata per la nostra nuova attività”. Lo scopo é di rendere diverso e quindi memorabile (solo per questo ?) il locale. In quella risposta paragona la sua iniziativa a quella di 2 chiese “dismesse ad usi profani” divenute luoghi di ritrovo (Barrocco e Gattopardo). Secondo me sono cose diverse perché quelle costruzioni erano giá presenti e facevano parte della storia del luogo; discutibile é il loro utilizzo attuale (ma siamo certi faccia tendenza ?)

    L’altare in questione non c’entra nulla con il luogo dove é adesso. Non me ne abbia il proprietario e non voglio essere accusato di blasfemia ma, al fine di ottenere lo stesso scopo, poteva essere utilizzato l’oggetto scelto da Duchamp e citato da Patuasia in questo post.

    Non penso di essere ipocrita o provinciale se provo un personale disagio nel vedere un arredo sacro decontestualizzato. Non ho immagini sacre in camera da letto perché ritengo siano piú adatte se collocate in un adeguato luogo di culto. Mi piace avere nella mia casa dei “pezzi antichi” ma solo se provengono dalla storia della mia famiglia altrimenti preferisco ammirarli nel loro luogo originale e, qualora necessitino di protezione, li apprezzerò collocati in un museo (luogo di culto della storia appunto). Se proprio siamo in presenza di un mecenate la sua sensibilitá dovrebbe evitare l’utilizzo di questi oggetti per scopi commerciali.

    Quello mi auguro e che questa nuova attivitá possa essere ricordata per la bontá del suo gelato e non per gli arredi che, per quanto mi riguarda, non hanno per nulla un buon gusto.

  4. patuasia Says:

    L’attenzione riposta verso l’uso di un altare sconsacrato e quindi di nessun valore religioso, è francamente troppa e questa morbosità nei confronti di una scelta insolita io la trovo solo provinciale, nel senso deteriore del termine. Una gelateria che si propone di offrire non solo un buon gelato, ma anche un luogo dove poter fruire anche di un oggetto piacevole e di un arredo curato (il reale valore artistico dell’opera è quasi niente e nessun museo la acquisterebbe), aggiunge qualcosa e non la toglie. Aosta presenta numerosi altri servizi piuttosto anonimi e globalizzati nello stile plastica-spugnato, a questi io preferisco sommare il gusto per un buon prodotto all’esclusività di uno spazio unico. Questione di gusti, appunto.

  5. ame Says:

    Mi spiace ma questa volta non mi trovo d’accordo con te, non è questione di gusti. Una bella opera è una bella opera. (punto). Non è che appena si fa accenno al sentimento religioso o qualunque altro tipo di sensibilità si è provinciali mentre se si apprezza “la novità” o la voglia di stupire sempre e comunque si è moderni e fuori dagli schemi. Qui non si è mai parlato né del valore intrinseco del bene in sé ne tantomeno di un qualunque valore artistico che rimando agli esperti del settore tra le quali ti annovero. Non basta trincerarsi dietro “io non credo quindi non mi infastidisce” c’è un limite al buon gusto che bisognerebbe cercare di non superare laddove possibile. Per fare un esempio io non son buddista, ma se avessero messo la statua di Buddha o la ruota delle preghiere (adesso mi sfugge nome e me ne scuso) mi sentirei ugualmente a disagio. Non c’è una via di mezzo tra lo spugnato-sfumato e l’utilizzare un oggetto che seppur sconsacrato urta la sensibilità di molti?

  6. ame Says:

    PS CONCORDO IN PIENO CON QUANTO SCRITTO DA MAURIZIO,

  7. patuasia Says:

    Quello che volevo dire è che l’uso di oggetti incongrui NON è una novità è il considerarlo tale un provincialismo. A me quell’altare, infatti, non ha stupito affatto. Ho visto molti esempi di questo tipo in giro per il mondo. Non sono un’esperta, ma non ci vuole molto per non trovare particolare pregio in quell’altare, in caso contrario non potrebbe trovarsi lì. Poi è sconsacrato quindi anche il suo valore religioso è pari a niente. Il disagio è quindi un fatto del tutto personale, pertanto vicino allo zero.

  8. ame Says:

    Quando il disagio personale è di molti non lo si può considerare pari a zero. Mi stupisce molto questa tua risposta così tranchant, forse per una volta ti sei sentita messa in difficoltà. Mi spiace pensavo fossi una persona con cui ci si potesse confrontare, mi sbagliavo.

  9. exit paul Says:

    Cara Patuasia, può darsi che sostenere che quell’altare in gelateria (sconsacrato? esistono altari consacrati e sconsacrati? mah…) rivela pessimo gusto e poco rispetto, sia qualcosa di provinciale.
    Ma mi pare lo sia altrettanto contrabbandare per originale e splendida idea un’ invenzione pubblicitaria piccina, piccina.
    Tale è quell’altare messo lì per far parlare della modesta provocazione e non dei gelati, altrettanto modesti.

  10. guadonelguano Says:

    Personalmente, questo disquisire sulla presenza di un arredo sacro nella gelateria mi sembra pazzesco. SIamo tornati ai tempi dei Jeans Jesus? Comunque se devo dire la mia, ritengo quell’altare esattamente il contrario di una blasfemia, semmai un successo della Chiesa Cattolica.

  11. patuasia Says:

    Signor ame, lei tiene conto solo di una certa parte di disagio, le ricordo anche l’altra a cui io appartengo. Perché messa in difficoltà? E’ da anni che vado dicendo che l’uso della piazza Chanoux è scriteriato e continuerò a farlo. Non sono una persona con cui uno si possa confrontare perché difendo con convinzione il mio punto di vista? Pazienza, il web le offre una miriade di altri blog.

  12. patuasia Says:

    Sì, signor exit paul, esistono oggetti sacri e oggetti dall’iconografia religiosa che sacri non sono. La provocazione funziona solo se c’è qualcuno che si sente provocato e oggi sentirsi provocati dall’uso di un oggetto in legno che contiene soggetti cristiani, in altro luogo da quello per cui era stato realizzato, lo ripeto, è alquanto paesano. Spero che la questione sia chiusa nel rispetto di ogni parere.

  13. tagueule Says:

    Però fanno un gelato della Madonna


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