Viva la nonna tunisina di JP!


Meraviglia! La notizia che JP Guichardaz è un sanguemisto, avendo avuto una nonna tunisina, mi riempie di gioia. Potessi, lo voterei due volte. In una regione dominata da sempre da un’occhiuta “kulture” identitaria, in cui l’appartenenza etnico-linguistica ha sostituito il semplice merito, una nonna tunisina è garanzia di buon sangue, di idee che circolano, di Dna cosmopolita che conosce il mondo oltre il muro di Carema, quello in cui si incagliano le ideuzze localiste dei valdotains-doc. Voglio anch’io una nonna tunisina! Così magari avrei potuto conoscere l’arabo e i rudimenti dell’Islam, una  realtà leggermente più importante delle ricerche localiste sui rastrelli alpini della valle del San Bernardo. Insomma quelle materie di rilievo assoluto che impegnano gli intellettuali come il sig Caniggia, già presidente Arci a testimonianza dell’abiezione della “Gauche valdotaine”.
E poi, la lingua: per quelli come me, internazionalisti nati in treno e che possono fare a meno di un’identità decisa dagli assessori alla kulture, la lingua serve per comunicare, non per marcare il territorio. Per andare nel mondo, non per tenerlo fuori. Per capire l’universo, non per compattare un clan di paranoidi che, temendo il confronto col libero mercato, ogni mese denunciano complotti contro la VDA. Per parlare liberamente, non a comando del capufficio per guadagnare un’indennità fasulla, come i Fantozzi francofoni. Insomma viva la nonna tunisina di Guichardaz! I magrebini sono gente formidabile, JP vedi di esserne degno. Ti voto due volte, si può? (roberto mancini)

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16 commenti su “Viva la nonna tunisina di JP!”

  1. Nemo Says:

    ” la lingua serve per comunicare, non per marcare il territorio. Per andare nel mondo, non per tenerlo fuori. Per capire l’universo, non per compattare un clan di paranoidi”. Non si poteva spiegare meglio. Complimenti!

  2. gabriele scattolin Says:

    … Roberto credo che tu abbia citato il Caniglia sbagliato, l’ex dell’ARCI é Giorgio ……

  3. roberto mancini Says:

    chiedo scusa dell’errore, ho sbagliato cognome. Mi riferivo al sig Mauro Caniggia.
    L’Alzheimer……

  4. patuasia Says:

    Prontamente corretto. (non mi spiegavo…).

  5. alexandre glarey Says:

    in effetti, in VdA, la sudditanza della sinistra all’UV è stata – e per molti settori è – anche culturale. D’altra parte, l’egemonia vuol dire anche questo; persino ora che l’UV è in crisi come partito, non pare invece in crisi la sua retorica: la narrazione di un’autonomia comunitaria in lotta contro l’esterno, che non lascia spazio alle divisioni interne.
    da notare che il principio fondativo di ogni sinistra è invece proprio l’idea che all’interno della società, tutte, compresa quindi la Regione, ci siano delle divisioni – di classe, o comunque legate alle condizioni socio – economiche. queste divisioni portano appunto al conflitto.

    quando insieme ad altri cittadini ci siamo ripresi l’arci vda, ci ha molto sorpreso trovare al suo vertice Caniggia. non una cattiva persona, ma qualcuno che comunque sembrava estraneo alla storia dell’arci nazionale e, in effetti, più vicino alle tematiche del particolarismo valdostano.

    stiamo attenti quindi a non dimenticare che possiamo anche eliminare rollandin, ma se non cambiamo la testa dei cittadini valdostani, gli daremo solo la possibilità di cambiare padrone….

  6. roberto mancini Says:

    perfetto Alex!
    Infatti sia chiaro che la mia critica non era affatto indirizzata all’ottimo sig Caniggia, ma a chi lo ha inserito al vertice Arci.
    Con la cui storia, princìpi e linguaggi non ha niente in comune.
    Come nominare uno juventino al vertice del Toro-club….
    Ecco, la Lache Gauche fa questo scherzo agli elettori da circa 30 anni abbondanti.
    E la Vierin -family, autrice di questo disegno di egemonia culturale, ride da sempre.

  7. giuliano morelli Says:

    Chi spara a zero sull’ἔθνος della terra che lo ospita e che (in altri tempi – e con altri mecenati) lo ha nutrito e foraggiato lautamente, dicendo che la difesa di questa identità è una bassa meschinità è un’ipocrita oltre che un ingrato.

    Chi per giunta rovescia la stessa medaglia sostenendo che semplicemente l’avere una antenata magrebina sia garanzia di una mente aperta e cosmopolitana è schizofrenico o nella peggior malafede.

    Che, nei decenni, in nome dell’etnia e della cultura valdostana si siano compiuti furti e nepotismi è fuori discussione. Ma ammantare un cavallo da corsa nei drappi dell’Islam per la necessità di blasonarlo in qualche modo è veramente stomachevole, ributtante.

    Tutto ciò non mi stupisce più, purtroppo, non a caso tra i solerti commentatori vi è chi ha dato microfono e aureola a criptofascisti come Tariq Ramadan, melliflua lingua che indora la brutalità dell’Islam per soddisfare i pruriti esterofili e terzomondisti delle sinistre, ma mi rattrista sempre e ogni volta muove alla rabbia.

    Rabbia verso chi si riempe la bocca di retorica della Resistenza e Antifascismo da Autogrill e poi non sa riconoscere i veri fascisti neppure quando gli si parano davanti al naso.

    Votate chi ha testa, argomenti, palle e integrità e, perdio, lasciate perdere le nonne. A quelle ci pensa già Zentabaga.

  8. giancarlo borluzzi Says:

    Informazioni per giuliano morelli.

    In Valle d’Aosta non esiste alcuna etnia specifica, anche se è hobby dei dissociati dalla realtà inventarsela e appiccicarla a tutti i 125000 residenti in questo francobollo d’Italia.

    La Valle d’Aosta non ospita nessuno: ogni italiano è a casa sua in qualunque parte d’Italia.

    I “nutrimenti” e i “foraggiamenti” forniti ai 125000 italiani residenti in Valle dal dopoguerra a oggi sono il frutto dei privilegi finanziari che lo Stato ha generosamente concesso a questo francobollo d’Italia.

  9. malugialla Says:

    Grazie per l’intervento. Non sapevo che le origini di una nonna rendessero un politico migliore e degno di maggiore ammirazione (e voti) di un altro. Leggendo il post credevo fosse ironico e ho sorriso, ma poi mi sono accorta che non era una battuta.

  10. patuasia Says:

    Non credo che il signor Mancini volesse dire quello che lei ha inteso, signora malugialla, almeno io ho interpretato il post in un senso più vasto e cioè che una famiglia allargata, in questo caso geograficamente, può dare più stimoli culturali e una visione più diversificata del mondo. E’ stato un genovese a scoprire le americhe non un valdostano e non perché il primo fosse più intelligente, ma perché aveva più contatti, possibilità di incontri e quindi una maggiore curiosità.

  11. malugialla Says:

    Signorina, grazie. Ho letto quello che c’è scritto, se voleva dire qualcos’altro forse avrebbe dovuto scrivere qualcos’altro. Non ho la presunzione di giudicare un articolo in base alla mia personale interpretazione, quindi non perdo tempo a discutere su quello che credo o non credo che il signor Mancini volesse o non volesse dire, mi prendo la libertà di discutere solo su quello che lui ha scritto e io ho letto.

  12. Jean Says:

    ….una nonna tunisina è una garanzia di buon sangue, di idee che circolano… di Dna cosmopolita che conosce il mondo oltre il muro di Carema….
    Devo dire che mi sono davvero divertito a leggere e rileggere questo post delirante e confuso.
    Se il Signor Mancini volesse imparare l’arabo, quale migliore occasione per trascorrere qualche mese nel Maghreb. Almeno avrebbe l’occasione per verificare le differenze tra una nonna valdostana e una nonna tunisina. Sicuramente si accorgerebbe che una nonna valdostana è molto più cosmopolita di una nonna provienente dalla Tunisia. Uno Stato, dove ad esempio viene ancora difeso con pervicacia il matrimonio ‘cotumier’, che non prende cioé in considerazione la volontà di una ragazza se i suoi genitori e quelli del futuro sposo, che spesso lei non conosce nemmeno, trovano un accordo.
    Faccio fatica a credere che una nonna tunisina si definisca cittadina del mondo…
    ….la lingua serve per comunicare, non per marcare il territorio…
    Purtroppo, Signor Mancini i maghrebini ( anche secondo me sono formidabili) hanno utilizzato l’islam per soggiogare e colonizzare culturalmente altri stati africani negli ultimi decenni….
    In ogni caso, mi sembra di intuire, da parte sua, un profondo disprezzo nei confronti dei valdostani…

  13. Giuliano Morelli Says:

    Note per il Sig. Borluzzi:

    Gentile signore, purtroppo debbo dissentire: esiste eccome una etnia specifica della Valle d’Aosta, definita da una antica genealogia e da una solida e peculiarissima tradizione culturale, linguistica e antropologica, da usi e costumi e soprattutto da secoli e secoli di Storia in cui tale etnia ha disegnato, con fortune alterne, il suo destino e talvolta ha subito l’arroganza di uomini provenienti sia da fuori che da dentro quei confini che, sottolineati da una maestosa morfologia, hanno una coerenza storica innegabile e incontrovertibile.

    Confesso che mi sarei aspettato ruvidissimi commenti al mio intervento da chiunque tranne che da lei. Credevo ingenuamente che l’ironizzare l’iconoclastia anti-baccàn di personalità che, au bon vieux temps, fecero fortuna con mucche transumanti e bovini di plastica oppure esprimere la mia perplessità sui valori «innati» che una religione-politica totalitaria come l’Islam possa portare alla nostra già crivellata società civile, mi avrebbero garantito il rancore e una buona dose di violenza verbale dal titolare di questo spazio web o da alcuni dei suoi ospiti più ortodossi.

    Mi trovo invece a dover sottolineare ad un anti-valdostano tutt’altro che mancino (pun intended) l’insulsaggine del significato stesso di «italiano» se a questo ci si riferisce con in mente il concetto classico di Nazione. In quella che Klemens von Metternich definiva nient’altro che «un’espressione geografica» esistono non una ma innumerevoli Nazioni, tutte in buona misura distinte da usi, costumi, lingue e una Storia più o meno felice di autogoverno e sempre e comunque di fiero campanilismo. Il nostro francobollo d’Italia era già filatelicamente un’entità culturale e antropologica prima delle sciagurate velleità risorgimentali sabaude e molto prima di chi, come lei, sosteneva che dalle Alpi a Pantelleria non vi era che un popolo, una lingua e una guida.

    Ora io non pretendo certo che lei possa apprezzare la lingua Arpitana o la Civilisation Valdôtaine così dal nulla. Ma la discussione che era in corso su questa pagina di tutto aveva bisogno tranne che di un Oompa Loompa del Littorio che lamentasse il fatto che nel luogo dove ha la fortuna di risiedere esista gente che non si sente italiana e che ha una cultura propria, piccola e meravigliosa, di cui occuparsi.

    Saluti.

  14. patuasia Says:

    Signorina Malugialla la sua libertà di leggere è la sua libertà di interpretare, perché in tutte le cose scritte o disegnate o suonate o dette… escludiamo i testi scientifici anche se questi sono soggetti essi stessi a soggettivazioni così come anche le leggi, ognuno dà la sua versione, quindi lei ha letto e interpretato ciò che a lei andava bene per sua configurazione culturale. Può essere che la sua interpretazione sia maggiormente condivisa rispetto alla mia che è indubbiamente condizionata dall’amicizia nei confronti del signor Mancini e dalla sua conoscenza pluriennale, ma sempre di interpretazione soggettiva si tratta.

  15. malugialla Says:

    Mi permetto di dissentire. La lingua italiana è molto complessa, con una virgola in più o in meno si può modificare il significato di una frase. Per questo non parlo di interpretazione, perchè le parole che il signor Mancini ha usato, la forma, la sintassi e la punteggiatura, hanno un significato e trasmettono un messaggio ben preciso, uno soltanto. Io quello ho commentato. Trovo inutile stare a discutere, come le ho detto prima, di cose volesse o non volesse dire con quelle frasi perchè se avesse voluto dire una cosa diversa avrebbe potuto usare parole diverse con una forma e una sintassi differente. La sua personale conoscenza pluriennale del signor Mancini è normale che la influenzi nella lettura, quindi forse può apprezzare un commento del tutto spassionato da una persona che non conosce l’autore né lo giudica, ma semplicemente legge e prende atto di ciò che c’è scritto, senza alcun tipo di retroscena e interpretazione personale.
    La ringrazio per le attenzioni che mi ha rivolto, buona giornata.


  16. @ malugialla Dice:

    Mi permetto di dissentire. La lingua italiana è molto complessa, con una virgola in più o in meno si può modificare il significato di una frase. Per questo non parlo di interpretazione, perchè le parole che il signor Mancini ha usato, la forma, la sintassi e la punteggiatura, hanno un significato e trasmettono un messaggio ben preciso, uno soltanto.

    Bene carissimo, allora si guardi questo video e capirà quanti significati la lingua italiana potrà dare se espressa da un certo Paolo Dalbard. Ecco il link…se lo veda.


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