Francese a tutti i costi!
Iris Morandi, consigliera Alpe nel Comune di Aosta è donna intelligente. Per anni presidente del Comité des traditions valdotaines sa coniugare l’amore verso le tradizioni con il buon senso. La nuova denominazione in francese dei quartieri Cogne e Dora la lascia di sasso: “… se l’idea di fondo del riordino dei toponimi è culturale, Quartier-de-la-Doire non è mai esistito e mi sembra bizzarro che si francesizzi un toponimo nato italiano. È una forzatura non necessaria” (La Stampa). Già una forzatura ridicola che ricorda le altrettante forzature ridicole del fascismo. Mi stupisce che il PD abbia votato a favore della francesizzazione dei due quartieri operai storici dove hanno vissuto centinaia di veneti, toscani, piemontesi e calabresi: il francese che ci azzecca?
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26 gennaio 2013 a 13:39
bravò au conseiller Michel Mont-Lion…..
26 gennaio 2013 a 14:19
Iris Morandi dice: “…se l’idea di fondo del riordino dei toponimi è culturale, etc…”.
A posto di etc. si potrebbe anche dire : ” ergo la responsabilità è in primo luogo dell’assessore comunale alla cultura, al secolo Andrea Edoardo Paron”.
Ovviamente costui pensa al mantenimento nel tempo dello stipendio da assessore, per cui avalla qualsiasi rutto di chi vorrebbe attestare la Valle diversa dal reale.
Come vedi, bobmancini, ogni area politica possiede i suoi servitori dell’UV, Mont-Lion o Mont-Paron che chiamar si vogliano.
26 gennaio 2013 a 15:18
urge sottrarre quel che resta della cultura valdostana dalle manipolazioni dei politici: gli storici non hanno nulla da dire? Fascismo culturale italiano e fascismo culturale valdostano sempre più sottobraccio e vicini ? Fascismo chiama fascismo. Abbattere un tipo di fascismo per crearne un altro (leggasi UV). Ci sarebbe un tomo da scrivere sull’autonomia intesa come fascismo locale.
26 gennaio 2013 a 15:30
Non ho parole, se non: RIDICOLI!
26 gennaio 2013 a 17:35
a quando il battesimo/invenzione del quartiere di “Saint-Georges-Morgex”, dove abitano i sangiorgesi (di San Giorgio Morgeto)??? Anche gli unionisti avrebbero dovuto opporsi a questa minchiata solenne, se conservassero un po’ di cultura.
26 gennaio 2013 a 18:06
L’UV non vuole conservare cultura, vuole rivisitarla e renderla “utile”. Altrimenti perchè si rifarebbero agli eroi dell’antifascismo che tutti quanti conosciamo? Se volessero conservare la memoria storica direbbero chiaro che alcuni erano spie francesi, che altri sono stati fascisti finchè lo stesso non è caduto, che altri ancora, antifascisti convinti, non erano di certo unionisti.
Credo comunque che quei pochi che restano (antifascisti e unionisti) non approverebberol’UV di oggi.
26 gennaio 2013 a 22:19
ma che strano! vi scandalizzate solo quando si traducono dei nomi italiani in francese (nota bene: mantenendo comunque la forma bilingue!!) ma mai quando si italianizza completamente un nome francofono. eppure ce ne sono centinaia di nomi tradotti stoltamente in italiano. a cominciare da tutte le cappelle, chiese e loro santi. la vostra rabbia si fermerà solo quando scomparirà l’ultima traccia franciosa da questa terra: italiani fascisti!
26 gennaio 2013 a 22:49
giusto per la precisione: Monteleone non era presente in Consiglio martedì.
27 gennaio 2013 a 00:50
In effetti è un po’ ridicolo, il patois e il francese si devono usare nei paesi, dove abitano la stragrande maggioranza dei valdostani…
nei quartieri di Aosta non ha senso, se poi parliamo di quartiere Dora… forse dovremmo tradurlo in calabrese!
27 gennaio 2013 a 10:33
Mi ricorda un certo signore nativo di Predappio, che aveva fra le sue proposte politiche la traduzione dei toponimi e dei cognomi… Da anni in Vda facciamo lo stesso, rendendoci ridicoli
27 gennaio 2013 a 11:23
In effetti, come sottolinea andre, ci restano ancora da tradurre in “francese” i cognomi italiani e calabresi. “Nuvolaire” può andare bene per la padrona di casa? E per il cognome più diffuso “Mamanlit”? E “Troplein” o “Tropplein” per l’amico di Marguerettaz? Ma “Mancuso” come lo traduciamo? Basta una Z finale? “Mancusoz” ? Ce n’è per assegnare profumati incarichi a linguisti e storici di fama!
27 gennaio 2013 a 12:38
ma Paron si tradurrà Perron o Peron? non dimentichiamo di celebrare il Deux et machina di questa operazione.
27 gennaio 2013 a 12:43
Deus ex machina, pardon Paron francesismi.
27 gennaio 2013 a 14:02
Signor Borluzzi, va bene tutto ma catalogare il consigliere Monteleone come servitore dell’UV è una totale mistificazione della realtà; oltretutto il capogruppo del PD in comune,persona correttissima, non era nemmeno presente in consiglio martedì scorso.
27 gennaio 2013 a 14:29
@ Adriano Sposato.
Ma lei legge il susseguirsi degli interventi o scrive per esercizio ginnico digitale?
Io non ho mai visto di persona Monteleone in vita mia e della sua posizione all’interno del PD non so nulla.
Bobmancini, frequentatore dell’area di Monteleone a differenza mia, ha sentenziato, nel primo intervento, ” bravò au conseiller Michel Mont-Lion”; io ho indicato le responsabilità di Paron, astrattamente appartenente a un’area a me vicina, e ho concluso con l’analogia “Mont-Lion /Mont-Paron” in cui ho mimato l’uscita di bobmancini.
Ergo, io sono il mimatore di un giudizio altrui, non un “totale mistificatore” di una realtà che mi è del tutto estranea e che altri hanno qui giudicato.
Era così difficile da capire? Prima capire, solo poi scrivere.
27 gennaio 2013 a 14:53
giancarlo borluzzi Dice:
“Come vedi, bobmancini, ogni area politica possiede i suoi servitori dell’UV, Mont-Lion o Mont-Paron che chiamar si vogliano.”
27 gennaio 2013 a 15:08
Oppure, signor Borluzzi, mettiamola così…è conveniente,se fa comodo, mimare un giudizio altrui (senza tra l’altro conoscere l’oggetto del giudizio come lei stesso ammette) o cercare di confutarlo in caso contrario..mi scuso con lei se nel precedente mio post non ho fatto trasparire questo mio pensiero.
27 gennaio 2013 a 16:57
Vorrei rispondere ad Alessio:
se pensi che nuove tracce di un francesismo artificioso possano sostituire o sopperire alle verità storiche che sono andate perse sei ridicolo. Tu credi di fare un favore alla nostra valle imponendo termini nuovi in una lingua che non parla più nessuno di noi? E per favore non ribattere che parliamo una lingua di cui ci è stata insegnata solo la grammatica a scuola, prova ad ascoltare i cronisti televisivi o i politici che si dichiarano francofoni. Sentirai che strafalcioni.
Vuoi sapere però cos’è da “italiani fascisti”? Fare compravendita di voti, ottenere appalti in cambio di soldi, dare a persone incapaci ruoli che richiedono competenze per tornaconti personali, scambiare “favori”, discriminare le persone dall’origine del cognome, manipolare la storia e l’informazione.
E forse lo sei più di quel che credi.
27 gennaio 2013 a 17:52
Il modo di ragionare di Adriano Sposato è singolare.
Roberto Mancini è infinitamente più addentro di me nel mondo della sinistra e io ho preso per buono il suo giudizio su Monteleone solo perchè l’ho letto qui.
Macchè fare comodo, a me PD e Monteleone interessano quanto il risultato dell’incontro tra due squadre di calcio indonesiane di terza divisione.
Ma la singolarità dello Sposato-pensiero sta nel fatto che La Stampa ieri ha scritto che il PD ha votato a favore della fesseria riguardante la traduzione in francese del nome di quartieri di recente creazione in Aosta e che lo Sposato stesso informa che Monteleone è il capogruppo PD in consiglio comunale.
E’ intuitivo che il capogruppo avrebbe votato come il gruppo se fosse stato presente e quindi la posizione coccola-UV sarebbe stata pure sua, rendendo così valido il giudizio di bobmancini.
Questa posizione del PD appare incredibile anche perchè gli oltranzisti in fantasie linguistico-valdostane targati Alpe si sono astenuti !!!!!!!!
Comunque, la singolarità dello Sposato-pensiero è facilmente spiegabile andando su internet per sapere chi lui è, come ho fatto ora.
Trattasi di un italiano di Calabria (regione che vanta un’aria simile a quella di Brusson) ed appartiene alla Stella Alpina, ricettacolo di post-democristiani (passi) con due hobbies: riverire a prescindere il Leone rossonero (non passa) e fingersi depositari del messaggio cristiano (non passa), senza capire che l’integralismo unionista è agli antipodi del messaggio evangelico che difende l’unicità e la specificità di ogni persona.
Ho qui giudicato Rudy Marguerettaz il peggior candidato alle politiche perchè si allinea sempre alle posizioni rossonere e cerca di ottenere voti cattolici pur collocandosi a difesa di un becero integralismo intrinsecamente opposto al messaggio evangelico.
E’ gustoso l’insieme di incroci dato dalla la difesa di un esponente del PD da parte di uno stellalpino che attribuisce a una persona di destra (io me) un giudizio invece espresso da un esponente della sinistra illuminata quale bobmancini.
Con la politica valdostana ci si diverte sempre.
28 gennaio 2013 a 09:48
Signor Borluzzi,
Per sua informazione io non conosco nè la sua idea politica nè la sua regione di nascita.
La differenza tra me e lei sta nel fatto che le mie opinioni sono basate su conoscenze dirette e approfondite delle persone mentre le sue, sembra, siano basate su tessere di partito e su regioni di nascita.
Le auguro buon proseguimento non volendo io cadere in una polemica inutile.
28 gennaio 2013 a 11:38
Caro Borluzzi, non sia assoluto. Monteleone non ha partecipato alla votazione, non gli attribuisca comportamenti che non ha tenuto.
Quanto a noi Alpini (Alpisti, Alpigiani) ed alle nostre “fantasie linguistico-valdostane”, citi, per favore, atti e documenti delle nostre azioni in consiglio comunale
28 gennaio 2013 a 13:28
La famosa rue Antoine Gramsci, che costeggia il palazzo regionale, mi ricorda quanto mi raccontavano fosse successo ad Algeri dopo l’indipendenza: rue Anatole France era diventa rue Anatole Algérie. Ma loro almeno avevano fatto una guerra di liberazione.
28 gennaio 2013 a 18:02
Bravo Alessio, hai detto bene: italiani fascisti !
Ad Alessia rispondo che fascismo è anche e soprattutto italianizzazione forzata: la storia della Valle d’Aosta insegna
28 gennaio 2013 a 19:27
Credo si stesse parlando di “francesizzazione” forzata, che, come hai ben detto, la nostra storia insegna essere sbagliato.
Voglio preservare il francese e le mie radici, ma allo stesso tempo devo ammettere che in Valle d’Aosta conosco solo italiani. E parlo di cultura, non di lingua.
28 gennaio 2013 a 21:22
Brava Alessia, hai detto molto bene!
29 gennaio 2013 a 00:53
No, veramente io ho posto l’accento sull’italianizzazione forzata e gli italioti li evito
29 gennaio 2013 a 01:25
Ma già, gentile Alessia, sull’italianizzazione forzata pare che lei non abbia nulla da eccepire
29 gennaio 2013 a 23:18
Vedo l’italianizzazione, ma non la forzatura.
Nessuno mi ha mai costretta a parlare italiano, né mi ha negato in nessun modo il francese. I termini e i nomi che conosco in francese non mi sono mai stati imposti forzatamente in italiano. Non ho mai visto niente del genere.
Conosco solo bambini che vengono forzati a imparare il francese e che a casa in famiglia parlano italiano. Mai (ad eccezione di bambini con genitori francesi) viceversa. (Per me il bilinguismo sta nel patois, ma questo è un altro discorso).
Con tutto ciò, amo il francese, lo considero una risorsa preziosa e continuerò a studiarlo e a perfezionarlo.
E nessuno dovrebbe dare, a me né a nessun altro, dell’ “italiano fascista” solo perchè guardando in faccia la realtà in cui viviamo ci siamo resi costo che, se anche all’epoca dei nostri bisnonni ci potesse essere il dubbio, oggi la Valle d’Aosta è italiana.
31 gennaio 2013 a 16:54
Direi piuttosto che oggi la Valle non è completamente italiana. Il suo riferimento al patois è peraltro significativo: il patois non è una lingua di ceppo italiano.
Cordialmente
31 gennaio 2013 a 16:59
Il patois è una lingua molto più vicina al francese che all’italiano
1 febbraio 2013 a 07:00
Gli interventi di Adriano Sposato in questa discussione andrebbero stampati e diffusi in giro per mostrare la mancanza di consequenzialità logica di un consigliere comunale militante nel raggruppamento principe tra quelli al servizio permanente effettivo dell’UV.
Anche il riferimento alla sua non conoscenza della mia regione di nascita non c’entra nulla nel contesto, in quanto sono solo i calabresi a evidenziare il doppio hobby contemporaneo di confortare “a prescindere” la linea di Rollandin e trasferire loro usanze in Valle, laddove la mia regione natia, pur con una popolazione infinitamente più caratterizzata e omogenea di quella valdostana, in questa regione si presenta con singole persone prive delle due specificità comportamentali predette.
E’ dunque fuori luogo sostenere che io guarderei alle tessere e non alle persone: chi entra nella Stella Alpina deve riverire il partito più grosso e, se è calabrese, la cosa gli riesce facile anche perchè ricambiato in appoggi per le chiassose feste paesane che vengono trasferite sotto le Alpi.
E’ poi risibile il dire che non vuol cadere in “polemiche inutili”: questo è un blog, ci si confronta sui temi importanti e tra questi c’è l’acritico servilismo di Stella Alpina tutta e di molti calabresi verso l’UV.
Ergo non sono “polemiche inutili” bensì dibattito democratico. Ma afferrare il concetto di democrazia per certuni è arduo…
1 febbraio 2013 a 07:26
@ Mario Vietti.
E’ stato bobmancini a esprimersi su Monteleone, qui è stato ripetuto 42 volte.
Anche se assente, va detto che il tema era importante, per cui il voto del PD sarebbe stato anche quello del capogruppo se presente, a meno che l’assenza fosse causata da visioni diverse sull’argomento tra capogruppo e gruppo.
Ma, in tal caso, il capogruppo va cambiato perchè ci può essere divergenza e mantenimento dell’incarico solo se i pareri sono diversi relativamente alla potenza delle lampadine nei pubblici lampioni.
Sulle balle relative al francese: è la ricercata caratterizzazione di ciò che resta di Alpe.
Il mio è un ovvio giudizio generale che prescinde da quanto Alpe può aver partorito in consiglio ad Aosta, ove, ltretutto, dei 6 consiglieri comunali 2 sono verdi, 2 aostavivi, uno falcemartello e uno che non so chi sia.
Non mi paiono cioè presenti quelli dell’eufemistico “Rinnovamento”, caduti nei crepacci duecento anni fa e solo ora con la deglaciazione tornati a vivere senza però documentarsi sul fatto che la Valle non è più quella presente al momento del cedimento del ponte di neve sotto i loro piedi.