Passato e presente
Il fatto è noto e la notizia è vecchia, ma trovo comunque interessante analizzare la lettera che il signor Giovanni Girardini ha inviato a Gazzetta matin in merito alla faccenda degli affitti in nero. La prima cosa che diverte è la necessità di chiarire lo spinoso concetto: “sono redditi non dichiarati non tasse evase!”. Ma come si fa a evadere le tasse? Non dichiarando il reddito! Questo è solo l’aperitivo della farsa. Il fatto più fastidioso per Girardini è che i giornalisti abbiano usato il suo passato di sacerdote. Direi che era inevitabile, impossibile da sottacere. Perché? Per il semplice motivo che da un uomo che ha avuto la chiamata celeste, anche se temporanea, ci si aspetta un comportamento corretto, adeguato e duraturo. Un luogo comune che i fatti, non solo quelli del soggetto in causa, spesso contraddicono. Gilardini si sente vittima e lo scrive. Perseguitato da chi ha dato due notizie corrette, ma in contrasto fra loro. E’ questa contraddizione che desta sorpresa, come sempre succede quando un’immagine viene lesa dal suo contrario; non il desiderio di umiliazione che, secondo Girardini, avrebbe ispirato la penna dei giornalisti. Giocare a fare vittima è facile, più facile che assumersi delle responsabilità. Facile quanto cercare un colpevole su cui esercitare il proprio malumore. Eppure, quel passato tirato in ballo “ingiustamente” dai giornalisti diventa un presente ancora vivo nelle parole dell’imprenditore: “Sono fiero e felice di aver fatto il prete! Ho amato tanto il mio ruolo di prete, ho amato tanto e amo la Chiesa, ma soprattutto ho amato e porto nel cuore i miei parrocchiani.”. Allora, se Giovanni è così orgoglioso del suo passato apostolico perché mai dovrebbe sentirsi offeso se qualcuno lo ricorda? Perché lo associa a un comportamento illegale? In realtà la lettera-farsa è stata scritta proprio per far dimenticare il presente poco canonico e ricordare il passato di figliolo di monsignor Ovidio Lari. E per questo farsi perdonare dai suoi ex parrocchiani e attuali clienti.
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7 ottobre 2012 a 09:59
sarebbe interessante fare un’indagine sulla consistenza e situazione locativa del patrimonio immobiliare in mano alla chiesa valdostana. In particolare sarei interessato a conoscere la regolarità dei contratti di affitto e, soprattutto, delle numerose case e strutture parrocchiali (inclusi terreni per campeggi temporanei) che vengono destinate ad uso turistico o alberghiero nei periodi estivi o invernali. Ci sarebbero delle interessanti sorprese (anche dal punto di vista IMU).
7 ottobre 2012 a 11:19
@Armando Fiou Hai ragione ma sarebbe tempo perso vista “l’extraterritorialitá” dei beni ecclesiastici. Sarebbe altresì interessante se la stessa attenzione posta nei confronti di Girardini venisse rivolta ai numerosi cognomi famosi che adottano identici comportamenti. Alla pubblicazione della prima notizia che parlava di una generica “famiglia di commercianti”, nel mio posto di lavoro è stato tutto un coro di “sarà tizio”, “sarà Caio”, sarà Sempronio”. Indice del fatto che tali comportamenti e chi li attua sono ben noti e risaputi da tutti, soprattutto dagli inquilini che volenti o nolenti devono accettare le condizioni.
7 ottobre 2012 a 23:07
Vorrei ancora aggiungere che “evadere le tasse” e/o “non dichiarare i redditi” vuol dire RUBARE alla società in danno soprattutto delle categorie più deboli e non mi pare che questo fosse previsto dai precetti cattolici. Oltretutto chi si trovi a possedere un patrimonio immobiliare di una decina di milioni di euro (a spanne) e sentisse nonostante tutto ancora il desiderio di rubare, dovrebbe andare dritto in galera e senza passare dal via. Amen.
8 ottobre 2012 a 14:44
Ma la chiesa, tanto amata, ha mai pagato le tasse? Oggi sulla Stampa c’è un bell’articolo che narra la storia di un testamento lasciato alle orfane di un istituto religioso, un bene che mai fu usufruito dalle poverelle, ma sapientemente occultato e successivamente preso in possesso, provate a indovinare da chi?