Un po’ di ordine


Mi fa strano ma sto con Grimod. Il centro storico è invaso da cartelloni, cavalletti e altri gadgets spesso brutti, il più delle volte bruttissimi e l’ex sindaco di Aosta, Guido Grimod, in qualità di presidente dell’Azienda Pubblici Servizi (regalino offerto dagli amici per la sua fedeltà) ha deciso di fare un po’ di ordine, controllando che le tasse di occupazione del suolo pubblico siano da tutti pagate. Apriti cielo! I commercianti si sono imbufaliti contro i provvedimenti messi in atto e perché mai? Se, come dice Grimod, chi è in regola non ha nulla da temere dov’è il problema? Se questo esiste vuol dire che una parte dei commercianti dei regolamenti comunali se ne frega. Ridicolo chi mette di mezzo la crisi come se questa colpisse solo questa categoria di lavoratori e chiede alle istituzioni un “sostegno”, questa è una mentalità mafiosa che certo non favorisce lo sviluppo.

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4 commenti su “Un po’ di ordine”

  1. Stefano Says:

    Si e no… D’accordissimo sul disordine di cartelli e cartelloni , spesso opere “fai da te” che sono terrificanti.
    Ancora più d’accordo sul rispetto delle regole (magari a partire proprio da parte dell’amministrazione).
    Ma temo che l’ordine voluto da Comune e APS sia meramente amministrativo. Ovvero: il cavalletto/cartello orribile, se in regola con tassazione, può rimanere.
    Ovvero (bis): raccattiamo anche qui un po’ di soldini dopo avere dipinto di blu ogni parcheggio nel raggio di chilometri, ecc, ecc.
    Forse sarebbe meglio concedere gratuitamente l’esposizione di cartelloni e cartellini, se esteticamente dignitosi e rimuovere le porcherie, a partire dalla prima bruttura del centro storico (approvati dalla giunta Grimod) : i totem segnaletici del Comune che indicano monumenti e beni archeologici o, più utilmente, fungono da pisciatoio per quadrupedi contenti e bipedi incontinenti . E se invece servono denari sarebbe meglio risparmiarli evitando di spenderli, ad esempio, per pagare siti web a prezzi stratosferici, finanziare concerti evento dal ritorno dubbio, installare portelli elettronici in stile Star Trek , ecc ecc ecc.


  2. Sono d’accordo con Stefano. Stile e rispetto delle regole dovrebbero essere un bene comune e se così non è è giusto intervenire ma la questione delle tasse pubblicitarie, per come è oggi, è una bolgia che grida vendetta. Norme astruse e vampiresche sono un modo per vessare non solo i commercianti ma tutti coloro che hanno necessità di comunicare qualcosa sul versante pubblico. Vi basti pensare che su un manifesto, per il solo motivo di aver scritto “… modera Enrico Martinet, giornalista della Stampa”…. 100 euro in più di tasse. Perché? perchè sarebbe pubblicità per il quotidiano La Stampa. Forse bisogna mettere mano al baraccone che è l’APS.

  3. patuasia Says:

    Giusto, signor Protasoni, occorre metter mano al baraccone dell’APS, ma occorre farlo rinnovando le regole e rispettandole, non inseguendo alcuni suggerimenti di alcuni commercianti che cercano “sostegno” da parte dell’amministrazione.

  4. armando fiou Says:

    L’ingresso della mia casa è occupato da almeno 5 anni da un cartello con ruote alto un metro e 10 centimetri che pubblicizza un negozio che vende maglie di calcio delle squadre di serie A. Regolarmente qualcuno lo monitora, lo piazza in mezzo alla strada e controlla che nessuno lo copra o lo sposti. Non basta: al piano terra un improbabile negozio di souvenir cinesi mette in bella mostra paccotiglia e gadgets stile Shanghai occupando praticamente metà strada mentre di fronte un negozio che vende CD ci allieta con due casse messe fuori dal negozio e regolarmente accese a tutto volume almeno fino alle 11 di sera. Dimenticavo il dehor del bar che traborda praticamente senza limiti sulla strada. Neanche a Tirana…


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