Meglio barista che ingegnere!


Qualcuno mi sa dire perché i nostri ragazzi preferiscono fare il barista o il carpentiere piuttosto di conseguire un diploma o una laurea? Da un’indagine sull’istruzione, contenuta nel rapporto «Noi Italia» dell’Istat, “nel 2010 in Valle d’Aosta il 21,2% della popolazione in età 18-24 anni ha abbandonato gli studi senza aver conseguito un titolo superiore” (La Stampa). La sovrintendente agli studi, Patrizia Bongiovanni, tempo fa rispose che l’abbandono era dovuto al fatto che in Valle d’Aosta il lavoro si trova con facilità. Non è una risposta. Il perché un ragazzo valdostano dovrebbe trovare più appagante un lavoro poco professionale rispetto a un’eventuale carriera, rimane. Il nostro sistema scolastico è pubblicizzato come un’eccellenza, se così fosse saremmo la culla della classe dirigente italiana, invece siamo rimasti rozzi, incolti: è sufficiente lo specchio per dare conferma a questa realtà che fa a pugni con le ingenti risorse investite nel settore cultura: qualcosa non quadra.

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42 commenti su “Meglio barista che ingegnere!”

  1. EquoSolidale Says:

    Meglio si! Meglio barista occupato che ingegnere disoccupato! Non viviamo in un’ Italia che si può permettere centinaia di migliaia di ingegneri ( a progettare cosa poi? non ci sono soldi) Mai perdere il contatto con la “ragion pratica”. E poi l’equazione (sottointesa) che barista è sinonimo di rozzo e incolto è una tesi tutta sua. A volte non la capisco, Patuasia! Ma va bene cosi… sarò rozzo e incolto evidentemente, ma colgo la necessità del pragmatismo , con i tempi che corrono. Recuperare i lavori “umili” ( ma non per questo meno dignitosi) è il futuro (possibile) per i giovani, in un panorama saturo di “colti” che non sanno neanche cuocere due uova sode. Si rende conto o no che l’Università sforna orde di “sapienti” disoccupati. Spesso l’ingegnere fa il barista per vivere! E non c’è niente di male in questo! Comcludo dicendo che la cultura è una questione di volontà personale, può essere tranquillamente acquisita ( e forse meglio metabolizzata) al di fuori dell’istituzione scolastica.

  2. EquoSolidale Says:

    ps: mi si perdoni lo stile sgrammaticato della scrittura, ma scrivo “di pancia”, in un post cosi radical chic avrei dovuto essere più attento all’estetica della parola…

  3. Andrea Vuillermoz Says:

    Pienamente d’accordo con Equosolidale. Mancano falegnami, tubisti, elettricisti, casari (tra l’altro pagati benissimo). Che ce ne facciamo di orde di laureati in lettere e filosofia se poi faranno i precari fino a cinquant’anni? Il lavoro nobilita l’uomo cara Patuasia. Qualunque esso sia.

  4. Paul Says:

    I bar e i baristi possono essere eccellenti promotori e mediatori culturali… (vedi, inoltre, alla voce Turismo di qualità).

  5. Luigi Says:

    Anche in Valle d’Aosta trovare lavoro comincia a essere faticoso. Ci si adatta spesso a qualsiasi cosa. Relativamente al barista e al “Turismo di qualità”, anche in questo campo ci si può preparare in una scuola (IPRA e Ecole Hôtellière a Châtillon) ed avere prospettive di futuro e di carriera precluse senza debita preparazione. La “cultura”, snobbata qui sopra, in fondo è solo “sapere”, non ha nulla a che fare con il senso di superiorità. Bisognerebbe avere una scuola che prepari al mondo del lavoro in modo più mirato, questo sì, affinché “lavoro” e “sapere”, che dovrebbero crescere insieme, non entrino invece in conflitto.

  6. Pierangelo Says:

    Tutti i lavori sono importanti, mio padre mi ha insegnato che anche pulire i WC è un lavoro utile, quindi devi rispettare anche quel lavoro. Poi soltanto un laureato ha un lavoro professionale? Le ricordo che la professionalità e fatta dalle conoscenze, tecniche e non, che una persona si fa durante la propria carriera lavorativa.
    Personalmente ho conosciuto più baristi e muratori professionali che ingegneri e architetti.
    Mi spiace che si classifichi una persona come rozza ed ignorante solamente perché per vari motivi non abbia conseguito un titolo di studio superiore.

  7. Stefano R. Says:

    non condivido l’affermazione che un lavoro come il barista non sia professionale. Qualsiasi lavoro lo è ! L’idea di dover assolutamente e quasi obbligatoriamente studiare è sbaglaita e ci ha portato ad avere in Italia milioni di laureati che non trovano lavoro e che quasi giustamente si trovano frustati a dover accettare mansioni per le quali non hanno studiato. La cultura di aver la laurea per guadagnare di più e far parte di una fantomatica classe sociale deve terminare. Meglio avere ragazzi consapevoli di ciò che gli piace fare, carrozzieri, operai, falegnami, idraulici ecc.. che avere ragazzi delusi ma incravattati.

  8. Andrea Vuillermoz Says:

    Caro Pierangelo, la solita puzza sotto il naso dei radical chic di sinistra…

  9. Nicola Says:

    “Il nostro sistema scolastico è pubblicizzato come un’eccellenza, se così fosse saremmo la culla della classe dirigente italiana”??
    Un pó fortino, no?!?


  10. @ Stefano R.
    Mi dicono che il Veneto è diventato da anni un territorio incredibilmente sottosviluppato. Naturalmente dal lato culturale. Le pagine locali sono essenzialmente sature di cronaca nera per via di attività lavorative non specialistiche e versate unicamente – aggiungo purtroppo – al “come fare soldi” e spenderli impropriamente, proprio per essere quella fantomatica classe sociale che molti chiamano Status symbol.

    La pulsione ad acquistare o possedere beni materiali deriva da alcuni aspetti dell’inconscio che spingono gli individui con personalità meno sicure ad utilizzarli per affermarsi, distinguersi, omologarsi, farsi accettare dallo strato sociale a cui appartengono o nel quale desiderano inserirsi. La mancanza di una “cultura” appropriata, senza essere necessariamente la più elevata, porterà sempre ad un deserto invivibile per ogni tipo di civiltà, imbarbarendo tutto.

    P.s.@ Andrea Vuillermoz
    Non è necessario essere radical chic di sinistra per avere la solita puzza sotto il naso. La sua è un’espressione alquanto infelice! Come vede il dialogo porta a dimostrare che esistono anche snob di destra.


  11. In Valle d’Aosta l’abbandono scolastico non è frutto di una scelta e legarlo alla facilità di occupazione è sbagliato. basta guardare ai dati del lavoro per capirlo. A Marzo 2012 ci sono 2507 valdostani in cerca di occupazione. Nel 2011 dei 50.000 contratti accesi l’88% sono a tempo determinato. Ci sono lavoratori che sono costretti a lavorare solo per uno o due mesi, farne uno a casa e poi ricominciare… I salari dei precari sono da fame e la Regione (anche per i motivi politici di cui spesso si scrive in questo blog) è uno dei maggiori datori di lavoro precario del territorio. L’abbandono scolastico ha origine nella scuola stessa. Secondo i dati Ocse-Pisa la nostra scuola non determina più elevazione sociale e culturale perché gli studenti scelgono prevalentemente l’indirizzo scolastico di provenienza dei genitori… se sono baristi fanno i baristi, se sono agricoltori fanno gli agricoltori ecc ecc… Questo replica la società. Non la fa evolvere. E ancora…. La scuola valdostana è una delle più selettive del paese. Ma la severità nei voti non produce una correzione del percorso scolastico ma l’isolamento dello studente e quindi la sua espulsione. Si fanno un sacco di eventi in cui l’assessore sorride e gli studenti applaudono ma intanto la scuola valdostana invece di aumentare l’uguaglianza e l’autonomia delle persone le prepara alla sudditanza.

  12. patuasia Says:

    Signor Equosolidale, e a tutti coloro che lo hanno inseguito come pecore senza porsi domande e senza cercare di capire il senso del mio discorso (grazie signor Protasoni) che va in tutt’altra direzione del disprezzo verso i lavori umili, dico solo questo: mio marito dopo aver fatto il dirigente al Turismo alla Provincia di Torino e dopo aver ricoperto incarichi di prestigio, oggi fa anche il barista, e nessuno di noi trova la cosa disdicevole, anzi. Io stessa ho iniziato facendo la commessa, l’inserviente, l’assistente e pure la donna delle pulizie.

  13. patuasia Says:

    Signor Nicola, lo dica all’assessore Viérin che si crogiola sull’eccellenza della nostra scuola o a lui non osa porre domande?

  14. Nicola Says:

    L’equazione sistema scolastico “eccellente” (o presunto tale, non è qui il punto) uguale a fucina della classe dirigente nazionale l’ha fatta lei, non Viérin, enfatizzando/strumentalizzando troppo le dichiarazioni dell’assessore. Tutto qua, cioé niente di che.. 🙂

  15. patuasia Says:

    In genere, e sottolineo il concetto di relatività, una classe dirigente fiorisce nell’eccellenza… non sono io che enfattizzo o strumentalizzo, conosco bene la scuola valdostana per farlo. Gli abbandoni provano l’esatto contrario.

  16. Pierangelo Says:

    Guardi che il senso lo si capiva benissimo, è il come che non andava bene. E’ lei che ha scritto di lavoro poco professionale riferendosi al barman o al carpentiere, è sempre lei che ha dato dei rozzi, incolti a tutti quei valdostani che non studiano. Poi che qualcuno si renda grande su un qualcosa che non funziona le do pienamente ragione, ma poteva scriverlo in maniera diversa.
    Grazie anche per la pecora 🙂

  17. libero Says:

    Se ci fosse una buona scuola e in questo includo anche quella professionale che è fondamentale, non ci sarebbe l’alto abbandono che c’è. Abbandonare gli studi a sedici anni non è un buon segno. Non tutti devono diventare ingegneri (categoria peraltro che non incontra problemi di occupazione), ma tutti dovrebbero poter concludere un ciclo di studi, professionale o no che sia. Se questo non avviene è perché nel sistema scolastico qualcosa non funziona. Altro che eccellenza! Come nella sanità, nei trasporti: tutti i servizi pubblici valdostani spiccano per la qualità!

  18. Nicola Says:

    Inoltre:
    – si parla si giovani 18-24 anni, quindi salvo ripetenti il range interessa giovani prossimi ad accedere all’universitá, che è diverso dall’abbandono scolastico vero e proprio
    – Patuasia ha confrontato il dato con il medesimo tasso di abbandono a livello nazionale ed europeo?
    Non basta infilare una percentuale per spuntarne un post…

  19. patuasia Says:

    Signor Pierangelo si sbaglia, io non ho dato del rozzo a colui che non studia, ho dato del rozzo a tutti quanti noi. I lavori poco professionali esistono ed è verso quelli che la maggior parte dei ragazzi si rivolge. Il barman ha fatto un corso, per lavare le tazzine non occorre, c’è differenza o no? Che tutti i lavori siano utili è vero, ma ci sono livelli diversi per espletarli. Che poi l’Italia abbia milioni e milioni di laureati è una panzana, siamo fra i paesi a più basso tasso di educazione superiore. E mancano i laureati in discipline scientifiche, oppure risolviamo il problema mandando tutti a fare i baristi? E, per concludere, sono convintissima che lo studio aiuti l’essere umano a migliorare se stesso. Non è un automatismo, ma un valido e insostituibile strumento. In Africa i bambini non mi chiedono caramelle che non porto per evitare che poi si becchino una carie che non possono curare, ma penne e quaderni.

  20. patuasia Says:

    Signor Nicola, non basta leggere un articolo per spuntare un’opinione! Io ho insegnato per 15 anni e conosco molti ragazzi che non hanno neppure preso il diploma di scuola inferiore, lei questo come lo chiama?

  21. Nicola Says:

    Ha ragione..Istat: “Definizioni: Giovani che abbandonano precocemente gli studi (Early school leavers). Giovani di 18-24 anni che hanno abbandonato gli studi senza aver conseguito un titolo superiore al livello 3C short. Nel contesto nazionale l’indicatore è definito come la percentuale della popolazione in età 18-24 anni con al più la licenza media, che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione di durata superiore ai 2 anni e che non frequenta corsi scolastici né svolge attività formative.”
    Cambia le cose così..
    Resta il fatto che lei strumentalizza, aggrappandosi ad ogni appiglio che trova, perché il tema è troppo complesso “sociologicamente” per dare giudizi e trovare responsabilitá.


  22. Perchè mai dovrebbe essere troppo complicato per dare giudizi e trovare responsabilità? Al contrario è necessario trovare le responsabilità e correggere. Se la scuola pubblica valdostana non funziona è per le scelte politiche che si sono fatte e per quelle che non si sono fatte. Non è il “destino cinico e baro”. In altre regioni d’Italia ci sono altri indici, sia per l’abbandono sia sul rendimento. Se poi andiamo in Europa…

  23. libero Says:

    nicola sei fazioso. Secondo te rilevare delle criticità è strumentalizzare? E non bisogna aggrapparsi a ogni appiglio? ma lo sai quanto ci costa mandare i figli a scuola? e poi non hai neppure una palestra decente e i soffitti ti cadono in testa! ma chi cavolo sei, un parente, un amico, un amico di un amico dell’assessore, qualcuno beneficiato? perché non posso credere e ormai tollerare, che un cittadino giustifichi sempre tutto!

  24. EquoSolidale Says:

    @ patuasia
    .. se le parole hanno ancora un radice etimologica condivisa io leggo “Il perché un ragazzo valdostano dovrebbe trovare più appagante un lavoro poco professionale rispetto a un’eventuale carriera, rimane….se così fosse saremmo la culla della classe dirigente italiana, invece siamo rimasti rozzi, incolti..” mi spieghi dove va a parare? Io interpreto cosi sue parole: se non siamo dirigenti o laureati siamo niente! Le ricordo che nelle società produttive che funzionano ogni ruolo del NECESSARIO è coperto: da chi spala la merda a chi decide della vita e della morte altrui. Ritornando al suo (infelice) post: non le sembra questa un’esposizione dei fatti (o dellla sua idea sui fatti) formalmente scorretta e che si presta a diverse interpretazioni? In quanto alle “pecore” che mi hanno seguito complimenti per come tratta i suoi lettori ( e per come offende la loro intelligenza con l’arroganza di chi si sente unta dal Signore..)
    Cerchi di ammettere almeno una “caduta di stile”. Basterebbe questo per farmi tornare a leggere con curiosità e piacere questo blog controcorrente.
    @Pierangelo .. ha colto perfettamente la ragione del (mio) dissenso

  25. Nicola Says:

    Libero, mi riferivo alla non necessaria correlazione alto abbandono scolastico in Valle-attuali politiche culturali ed educative, e più i generale derivare delle accuse da fatti più ampi e complessi. Non difendo proprio nessuno, semplicemente sarei più propenso a giudicare in base a fatti più immediati come il tuo esempio sulle palestre, che immagino sia stato citato a ragione qui più volte!

  26. giancarlo borluzzi Says:

    “…fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza…” Così Dante e così credo vada interpretato il cammino scolastico.
    Come si deve imparare a usare il fazzoletto, così ci si deve creare un bagaglio di conoscenze di base che, contemporaneamente, creano una metodologia di approccio ai vari problemi.

    La scuola è una cosa, il lavoro successivo un’altra.

    Senza scuola a sufficienza si fa (per usare una dizione usata da Maroni sulla politica estera italiana recente) la figura dei peracottai, esattamente come alcuni, tanti, troppi sindaci dell’Union Valdotaine che dimostrano il loro tasso culturale firmando la pagina fissata ai tavoli per picnic, pagina in cui si indicano le tariffe per l’utilizzo (la riscossione della pecunia forse costa più del ricavato, ma autoattribuirsi tale compito in una regione pur foraggiata dallo Stato può far sentire qualcuno realizzato), ma soprattutto risaltano errori di impaginazione, di italiano e di punteggiatura che allietano e divertono quanti sostano per pappare.

  27. Luciana Says:

    Solitamente concordo con le opinioni espresse dagli articoli,stavolta non sono ancora riuscita a leggere tutti i commenti ma devo dire che il Signor EquoSolidale esprime esattamente come la penso anche io e non avendo potuto studiare per motivi economici mi son trovata a fare un po’ di tutto ma non mi sono mai sentita in imbarazzo con me stessa o con gli altri per il lavoro umile che facevo.


  28. Io non interpreto così il post. Non è un problema di giudizio di valore su una professione o su un’altra ma se la scuola e la società sono in grado di dare pari opportunità a tutti. @Luciana dice che non è riuscita studiare per questioni economiche. Ecco. Possiamo accettare una società che seleziona per questioni economiche? La scuola non dovrebbe essere garantita a tutti? Nel nostro caso, poi, le ragioni sono sopratutto interne per come è fatta la scuola che spinge all’abbandono e non fà niente che un giovane debba fare il barista anche se vuole fare l’ingegnere. Questo è il punto. Come ho cercato di dire più sopra i dati dicono che la scuola valdostana aumenta le diseguaglianze ed è fatta in modo tale che se uno proviene da una famiglia di baristi, inevitabilmente, finisce per fare il barista. Poi ci sarebbe da dire… ma i giovani d’oggi sono ambiziosi? Vogliono studiare di più? Emanciparsi?

  29. giancarlo borluzzi Says:

    Non condivido il ragionamento di Protasoni e la differenza sta nell’humus politico a monte.
    Lui è di sinistra e quindi crede nelle strutture, a prescindere; io, su sponda opposta, ritengo più importante la persona, che riesce a giungere dove vuole se ne ha la capacità.


  30. Caro Borluzzi… arduo desumere credenze filosifiche dai commenti ad un blog… Personalmente mi considero cattolico, personalista e di sinistra. non credo nelle strutture ma nemmeno nell’individuo niciano ma nella persona, sociale e relazionale. Forse non mi sono spiegato bene… è proprio questo che imputo alla scuola valdostana… troppo attenta agli eventi, alla burocrazia e alla selezione e meno all’individuo-persona, alla sua educazione e alla sua autonomia…

  31. giancarlo borluzzi Says:

    “Possiamo accettare una società che seleziona per questioni economiche?” : questo l’hai scritto tu e coincide con quanto il Pci ha iniziato a dire dal dopoguerra, è stato sposato dalle ristrutturazioni successive di tale sigla, Pd parzialmente compreso (non credo che Veltroni/Letta/Castagnetti si sarebbero espressi come te, certamente avresti l’ok di George B.).

    Tale tua frase è indicativa come un termometro che indica 39.5 gradi.

  32. Nicola Says:

    Borluzzi, perché la destra (o chiunque con un senso di comunitá alias Stato) puó “accettare una società che seleziona per questioni economiche”? Non credo proprio, al massimo qualche neoliberista borderline. Meritocrazia non significa riproduzione delle disuguaglianze sociali, né freno della mobilitá sociale che lo Stato deve sostenere (Costituzione italiana).

  33. patuasia Says:

    Grazie, signor Protasoni, per aver interpretato nel modo giusto il mio post. Per tutti gli altri mi dispiace, ma sono umana e non ne posso più di ripetermi all’infinito, che capiscano ciò che a loro fa più comodo: non cerco consenso, ma neppure l’esaurimento nervoso..:-)

  34. EquinoSolidale Says:

    @ Patuasia …”che capiscano ciò che a loro fa più comodo”…. ancora convinta di essere detentrice della Verità? Non si riesce a strapparLe un “scusate ho sbagliato il tono..” neanche sotto tortura! Non c’è niente di comodo a sentirsi insultati in nome della demagogia tipica della medio-borghesia intellettualoide (piu speculativa che propositiva, fra l’altro). Comunque stop, andiamo oltre, su questo argomento l’intesa è impossibile. Continuerò ad apprezzarLa per altre suoi “outing” più riusciti.

  35. libero Says:

    Equo non ti capisco. Non trovo nessun tono scomodo in questo post, ma il tono di sempre che è quello che caratterizza la padrona di casa. Mi sembra anzi che riguardo al rispetto verso i lavori umili abbia detto che lei stessa li ha fatti ieri e oggi. Io ho capito quello che ha capito Protasoni, siamo degli intellettualoidi medio borghesi anche noi? Che poi uno si stufi di dire sempre le stesse cose c’è da capirlo no? Questo non è mica un lavoro!

  36. giancarlo borluzzi Says:

    @ Nicola.

    Dovrei dire che ha ragione Protasoni quando afferma che un blog non è il luogo per confrontarsi sui massimi sistemi, ma nel caso del tuo post qui sopra direi che sei fuori tema rispetto alla mia differenziazione rispetto alla frase espressa dal buon Fabio.

    Senza rifissarsi sulla sua frase da me riportata, appare evidente che lui vede la società come un qualcosa in cui ricchezza ed economia la fanno da padroni e quindi accetta correzioni (che io reputo “balzane”) al fine di dare un senso più umano alla società.

    Con correzione “balzana”, per essere attuali e come esempio, mi riferisco al fatto che il governo Monti tratta con Susanna Camusso (appena rimbrottata da quel Landini che accetta nei suoi rendez vous la presenza dei nuovi barbari, alias no-Tav) su temi riguardanti la creazione delle condizioni per incrementare la volontà imprenditoriale, nostrana e straniera.

    E’ un assurdo, come mettere Dracula alla direzione di un pronto soccorso ospedaliero.

    E la voce degli imprenditori non è presente in tali discussioni, posto che Confindustria, comunque in posizione marginale (non ha l’arma ricattatoria dello sciopero danneggia lavoratori…), non interpreta la piccola imprenditoria nè quella che potrebbe nascere se si creassero condizioni più favorevoli per il rischio d’impresa.

    Protasoni ritiene che la società migliorerebbe, permettendo a tutti di seguire qualsivoglia iter scolastico, con una società corretta anche grazie all’anomalia che ho indicato; io, tutt’altro che “neoliberista borderline” per usare la tua espressione, ritengo che le demagogie vadano bandite e che non si possa prescindere dalle logiche imprenditoriali in un paese dall’economia non centralizzata.

  37. fiatosprecato Says:

    @gcb “Nuovi barbari” i no-TAV? Mi pare un pochino eccessiva e forzata come espressione. Soprattutto irrispettosa di quelle popolazioni che da vent’anni combattono contro (questa sì barbara) la realizzazione di un’opera inutile e dannosa per l’ambiente della valle e di chi ci vive. Le decisioni imposte dall’alto lasciano sempre qualche sospetto soprattutto quando si evita in tutti i modi il confronto basato su fatti ed analisi scientifiche incontrovertibili. “Perchè si deve fare” non è una ragione valida a meno che non si faccia parte di quelli che si divideranno la torta.

  38. giancarlo borluzzi Says:

    Carissimo, tre punti fondamentali da sottolineare.

    La Tav va dal Portogallo all’Ucraina, è un progetto europeo.
    L’Italia è nel bel mezzo di tale linea e quindi è una decisione diversa rispetto a quella riguardante l’ Aosta – Prè Saint Didier che interessa solo l’Italia.

    La Costituzione italiana prevede un Governo cui è delegata ogni decisione in merito alla Tav.
    Non esiste, secondo la Costituzione, una diminutio nelle prerogative del Governo data dal fatto che deve sottostare al punto di vista di ” popolazioni che da 20 anni combattono contro un’opera (soggettivamente, aggiungo io) ritenuta inutile e dannosa per un ambiente e per chi ci vive”.
    Oltretutto, solo due comuni della Valle di Susa si sono ufficialmente espressi contro l’opera.

    Il confronto c’è stato, si sono tenuti 188 incontri (parole di Monti) e il progetto originario è stato profondamente cambiato.

    Aggiungo: conosco personalmente da decenni Mario Virano, è persona avveduta e misurata.
    Se ha fatto la nota distinzione tra infiltrati e invitati e se ha parlato di rubinetti che si aprono e chiudono avrà certamente avuto delle ragioni a supporto.

    Penso che questi punti dicano chiaramente che ora il tempo è quello del fare e non del cianciare a vuoto solo per non fare.

  39. libero Says:

    Siete fuori tema!

  40. fiatosprecato Says:

    Provo a sottolinearne qualcuno anch’io.
    Ce lo chiede l’europa? No. Tant’è che non ha ancora deciso se e quanto finanziare l’opera e non ha espresso pareri circa l’eventuale mancata realizzazione della medesima.
    Ci sono rischi ambientali? Sì. Documentati.
    La mole di traffico sia merci che di persone è in crescita tale da giustificare la realizzazione della TAV? No, anzi, continua a diminuire.
    Esiste un acclarato rischio di infiltrazioni mafiose nelle imprese che effettueranno i lavori? Sì.
    A quale tipo di sviluppo fa riferimento un’opera del genere? A quello della crescita illimitata e alla barzelletta del PIL che deve crescere sempre? Gli infiltrati sono una cosa (e ti do ragione) il popolo no-tav un’altra. Associarli sotto un’unica definizione è scorretto. Ho amici di quelle parti e ti assicuro che i loro resoconti sono ben diversi da quelli di stampa e tv.

  41. giancarlo borluzzi Says:

    @ libero.

    Una ciliegia tira l’altra.
    Scrivendo, saltano fuori argomenti OT, è umano, mica c’è un cecchino che spara se esci dall’argomento.

  42. Luca Says:

    Ma quale panorama saturo di colti..
    A parte che poi la cultura con l’università non centra nulla
    Un laureato è solo un soggetto pieno di nozioni, non necessariamente è acculturato.
    Gli studenti universitari sono 2 milioni circa in Italia e la metà rispetto agli altri stati europei. Dov’è la saturazione?
    L’ingresso nel mondo del lavoro c’è per tutti gli studenti universitari, purchè si muovano in determinati modi e con intelligenza
    L’università e le specializzazioni nel lungo termine pagano sempre.
    Allo stesso modo paga anche una persona che arriva a guadagnare bene iniziando a farsi il mazzo a partire dai 16 anni.
    Ma nella vita è anche questione di fortuna e circostanze propizie, non basta la laurea nè l’impegno. Senza circostanze propizie e intelligenza non si fa nulla, la tranquillità economica e l’occupazione sono un mix di entrambe le cose.
    E’ chiaro che ora il mercato è più esigente e competitivo rispetto agli anni 60, e che il consumismo ha creato un modello di soddisfazione falso e plasticoso. Per cui se uno non può andare in vacanza almeno una volta all’anno o comprare l’ultimo iphone o la bella macchina deve essere infelice e in crisi


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