La scoperta del fuoco
Sui numerosissimi incendi che illuminano la nostra cara Valle, noi poveri e considerati stupidi mortali non sappiamo niente. Giusto giusto due righe sui giornali che ci informano dell’accaduto e poi tutto torna nelle tenebre. Le luci si spengono. La verità sta altrove e chi la conosce tace. Si tratta di ‘ndrangheta? Si tratta di un piromane? Si tratta di un gruppo di balordi? Si tratta di autocombustione? Avremo mai una risposta da parte della nostra Procura? Ci piacerebbe giusto giusto per capire dove abitiamo e con chi abitiamo. Un altro escavatore è stato danneggiato dalle fiamme poco dopo la mezzanotte. Non è il primo e non sarà ultimo. Sembra si tratti di un incendio doloso: ma vah?
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12 settembre 2011 a 15:22
Ma va là, questa sì che è nuova! Esiste una Procura ad Aosta?
12 settembre 2011 a 15:38
Siamo in molti a domandarcelo!
12 settembre 2011 a 17:34
speriamo si risolvi la situazione!!!
Un saluto da Vongole & Merluzzi!
12 settembre 2011 a 17:38
Patuasia e Schopenauer hanno torto. Esiste una procura, scevra da qualunque collusione e monda di ogni peccato, ed esistono efficienti e preparate forze dell’ordine. Se, ad Aosta, non viene scoperto nulla che abbia a che fare con il crimine organizzato è perché:
1) Mafia, ‘Ndrangheta, ecc… non esistono, essendo notoriamente invenzione giornalistica;
2) Quando pure esistessero, in Valle non sono presenti. Come, dalla massima autorità di polizia in materia (il Questore), ribadito ancora recentemente, la mentalità valdostana respinge la ‘Ndrangheta, che, a fronte della rocciosa opposizione dei bravi montanari, ha in ogni caso desistito, posto ci abbia mai provato, dal tentativo di impiantarsi in Valle;
3) Quando anche esistessero in Valle, queste organizzazioni, la ‘Ndrangheta in particolare, non agisce, non realizza affari, non si manifesta. E’ in vacanza nei monti, non intende attirare l’attenzione e men che mai desidera tessere relazioni di complicità con parti del potere politico o istituzionale;
4) Se pure vi provasse, come autorevolmente assicuratoci dalla più alta autorità civile (il prefetto, Dott. Augusto Rollandin), troverebbe le istituzioni, e in primis lo stesso Rollandin, con “la guardia alta”, il che renderebbe vano ogni suo tentativo;
5) Ammettendo anche, per pura provocazione intellettuale, che riuscissero simili organizzazioni, e la ‘Ndrangheta in particolare, a infiltrarsi nel tessuto politico e istituzionale, sarebbe allora al livello più basso, un consigliere comunale o un cancelliere al massimo, per fare un esempio;
6) Ma anche se per assurdo dovesse mai prodursi un’infiltrazione a livelli più alti, con magari – ripeto, trattiamo argomento manifestamente ipotetico, fantascientifico anzi – voto di scambio, appalti pilotati, intimidazioni violente, controllo occulto di società concessionarie o appaltatrici di servizi pubblici, relazioni incestuose, organiche e permanenti con esponenti di punta del potere giudiziario e/o di polizia, contatti abusivi e delinquenziali con spezzoni dei servizi, corruzione diffusa e conseguente emarginazione o peggio dei cittadini e politici onesti, anche se per assurdo, ribadisco, questo dovesse mai prodursi, lo Stato italiano interverrebbe prontamente, come già ha fatto con successo in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e… Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna.
Insomma, basterebbe già la mentalità montanara a escludere qualunque sospetto di presenza della criminalità organizzata in Valle, ma, a maggior ragione, a fugare ogni dubbio, vi è comunque la rassicurante presenza dello Stato.
Ecco perché, in assenza di fenomeni criminali preoccupanti, le forze di sicurezza possono per esempio concentrarsi sul controllo di siti sovversivi e diffamatori, che, abusando della libertà di stampa, spargono sulla situazione valdostana voci inquietanti e disfattiste, nonché, come abbondantemente dimostrato, manifestamente false…
12 settembre 2011 a 18:24
Dzei dimentica un piccolo particolare…..Se, sempre per assurdissimo e decisamente impossibile caso, si producesse qualche collusione di qualche esponente del potere politico, a qualsiasi livello, con criminali professionisti o con delinquentuzzi locali, bracconieri da quattro soldi, impresari disonesti, piccoli palazzinari del menga, biscazzieri di quart’ordine ecc., interverrebbe prontamente l’ineffabile e incorruttibile magnifico Corpo Forestale regionale, anch’esso fulgido esempio di lotta al malaffare. E’ giusto e doveroso ricordarlo, con anche una punta di orgoglio montano, che diavolo!!!!!
12 settembre 2011 a 20:38
Se non mi sbaglio, il problema non c’è più: l’Innominabile, non so se nella sua veste di prefetto o di presidente della giunta, ha firmato, qualche mese fa, un protocollo d’intesa e di collaborazione con la procura distrettuale antimafia di torino. Che cosa vogliamo di più e di meglio?
12 settembre 2011 a 20:56
@bruno
il risultato…
12 settembre 2011 a 21:04
forse fumo, invece che fuoco …
13 settembre 2011 a 11:06
ma i fuochi d’artificio per la festa di san giorgio e san giacomo non erano già terminati?
13 settembre 2011 a 20:18
Forse la archeos (che ovviamente non ha nemici) è una società privilegiata dalla regione (e in generale dall’ente pubblico) e qualcuno avrà voluto ricordarglielo (alla archeos e alla regione). Un rogo doloso nei confronti della archeos o della regione? O di entrambi? Un discorso analogo può valere per altri incendi dolosi del recente passato (es. macchine movimento terra impegnate nel drenaggio della Dora). La regione non ne sa nulla?
13 settembre 2011 a 22:07
Perfino travaglio, nel suo ultimo passaparola, ha citato la valle d’aosta come regione in parte occupata dalla mafia!
14 settembre 2011 a 07:12
Sì, a prima vista sa proprio di intimidazione e se la Archeos è società privilegiata dalla Regione, considerati i numerosissimi incarichi ricevuti, c’è da intendere che il fiammifero sia stato acceso per “informare” entrambe.
14 settembre 2011 a 12:16
Non dimentichiamo che questo tipo di reato è uno di quelli più facilmente archiviabile, e l’archiviazione fa comodo a tutti!
14 settembre 2011 a 15:36
qui, chez-nous, è il piatto forte della carta del Grand Hotel Procura VdA, l’archiviazione alla valdostana (rigorosamente con fettina di fontina sopra)