Douleurs du Val d’Aoste!
Rispettare le norme in Valle è un optional. Suv su sterrata vietata al transito (vedi post: Tu chiamalo, se vuoi, sviluppo); carni conservate, ma non certificate; fontine provenienti da caseifici non abilitati; ecc ecc… , nel bucolico mondo dell’agricoltura ci si pone al di sopra di tutto e tutti perché qui è casa. Così vuoi che l’agriturismo “La Péra Doussa” nella Valtournenche, abbia ricevuto la visita dei NAS di Aosta che, in seguito a ispezione, hanno confiscato le scorte alimentari perché non rispettose delle norme vigenti. (Non recavano i certificati che permettevano di conoscere la loro provenienza). Già, qualcuno le regole le conosce e le fa rispettare anche qui, a casa. Il paradosso è che i nove quintali di carne e insaccati confiscati dai NAS erano refrigerati in uno dei ristoranti griffati “Saveurs du Val d’Aoste”, un marchio non proprio azzeccato. L’anno scorso un ristorante con la stessa griffe, aveva distribuito pesce avariato, causando seri problemi gastrointestinali ai numerosi ospiti, fra cui l’assessore al Turismo, Aurelio Marguerettaz (che beffa!). A questo punto sarebbe opportuno cambiare il logo, sostituendo Saveurs con Douleurs: termine più coerente e chiaro nell’informazione.
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2 settembre 2011 a 06:34
La realtà è che in Valle abitano anche esseri fuori del tempo che si ritengono padroni di casa al di sopra delle regole italiane, anche se dall’Italia pretendono privilegi ed elemosine.
2 settembre 2011 a 07:54
Giorni fa lessi l’elenco dei Ristoranti (o erroneamente chiamati tali), griffati “Saveurs du Val d’Aoste”, e con stupore tra questi, uno che per pura curiosità gastronomica, ho testato. No, no e ancora nooo; se i Dirigenti dell’Assessorato al Turismo permettono che vengano storpiate le nostre grandi potenzialità culinarie, allora consiglio Loro di andare a fare altro!!
2 settembre 2011 a 10:55
Se i controlli dei Nas fossero frequenti e capillari sparirebbe il “marchio di simpatia”, o per lo meno non avrebbe più senso di esistere…
2 settembre 2011 a 13:59
piemontèis… Dice:
2 settembre 2011 a 10:55
Se i controlli dei Nas fossero frequenti e capillari sparirebbe il “marchio di simpatia”, o per lo meno non avrebbe più senso di esistere…
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….tanto meno avrebbe senso il marchio – tanto non esiste – di “pulizia”. L’ igiene in Valle d’Aosta è considerato generalmente un optional!Forse vecchie usanze o reminescenze. L’esempio non voglio fornirlo io, non è necessario, basta e avanza quello che sta capitando da tempo e si legge: i mal di pancia da pesce crudo dell’Assessore, le intossicazioni di gruppi di commensali, le cacche di topo nelle farine per panificare, ristoranti che pubblicizzano menù con “pesce fresco”…scongelato male, carni e formaggi non altrimenti eduli perchè conservati in cantine orribili…
Se poi uno volesse solo guardare…ebbene date un’occhiata attenta ai piatti, alle posate, alle tazzine, che dovreste usare e al contenuto che dovreste consumare…(forse troppo elaborato per via dell’aggiunta inconsapevole di elementi esterni capitati lì per caso). Vorrei continuare, ma ritengo opportuno che sia già sufficiente questo.
Ps.
Vi prego, evitate di guardare o di visitare le cucine o certi laboratori artigianali che trattano il materiale alimentare. E’ un consiglio da apprezzare.
2 settembre 2011 a 14:36
Troppo facilmente viene dato un marchio, quando al contrario un ristorante dovrebbe conquistarlo dopo serie e attente valutazioni da parte di una èquipe di esperti. Si basa sulla quantità del numero dei ristoranti aderenti che non sulla qualità, così il marchio perde di valore. Vi immaginate l’assessore che decide di toglierlo all’agriturismo La pera doussa o al ristorante che gli ha causato la cacarella? Non lo farà mai perchè so’ voti!
2 settembre 2011 a 14:47
ovvio, quando la “politica” ficca il naso dappertutto!
2 settembre 2011 a 16:06
Concordo con Gloria84; a nessuno interessa la dignità o la qualità, ma bensì i numeri.Per primi, quelli che provengono dalle scatole di cartone dei seggi elettorali !! Evviva, avanti così……..
2 settembre 2011 a 18:28
Volendo proprio commentare i fatti citati non farei di ogni erba un fascio altrimenti si sfocia nel becero qualunquismo alla borluzzi (del tipo “Rispettare le norme in Valle è un optional” oppure anche “L’ igiene in Valle d’Aosta è considerato generalmente un optional”).
Conoscendo un poco la cosa mi viene solamente da dispiacermi per i ristoratori.
Fondamentalmente i nas (li avete già visti all’opera?) in questo ed altri casi in giro per la valle contestano la mancanza della rintracciabilità (in sostanza l’alimento non ha più l’etichetta con l’indicazione del lotto di provenienza, etichetta solitamente presente nell’imballaggio che spesso, magari per negligenza, viene buttato) secondo una normativa recentissima e molto restrittiva. Cioè non dicono che il prodotto sia avariato, mal conservato, ecc. ma che manca un’etichetta! Ora, stiamo parlando di un agriturismo che per legge deve somministrare ai clienti per lo più prodotti propri, non acquistati da terzi. La rintracciabilità è fin troppo evidente, si tratta di prodotti a km sottozero …..
Il caso avvenuto l’anno scorso, che beffardamente ha mandato in ospedale l’assessore e compagnia bella, è invece diverso. Il pesce consumato crudo era in ottimo stato di conservazione, con tutti i documenti in regola ma infettato da un parassita (invisibile e insapore) che ha poi intossicato i commensali. Poteva succedere in qualunque ristorante, anche nel migliore al mondo.
Da qui a commenti tipo quello del Sig. Bruscia, ce ne passa : semplice populismo o discorsi da bar (non da ristorante!)
Sono dell’idea che vadano esposti alla pubblica gogna i casi seri: è sacrosanto e nell’interesse di tutti (ristoratori x primi).
Riguardo alla qualità del marchio saveurs, comunque sottoposto ad un disciplinare abbastanza rigido, sono d’accordo con molte delle vostre critiche e secondo me andrebbe semplicemente soppresso..
Un consiglio: evitate di mangiare pesce, uova o pollame crudi o mal cotti, in qualsiasi ristorante!
2 settembre 2011 a 18:57
@ unoqualunque : giusto per aggiungere un filino al fascio d’erba, leggo sulla Stampa di oggi che è stato chiuso l’agriturismo “Lo Sabot di Rhemes” dai NAS per i soliti motivi. Vero che non ha il marchio “Saveurs”, ma “Douleurs” lo merita sul campo!!
Quanto alla sua ultima raccomandazione, una volta la si faceva a chi sei recava nei paesi in via di sviluppo. Anche la VdA è entrata nel novero?
2 settembre 2011 a 19:07
@ unoqualunque.
Non conosci il significato della parola qualunquismo ma sentenzi che io ne sarei pervaso.
Documentati, tale termine può essermi affibbiato solo da chi usa parole che ritiene lo facciano bello anche se non ne conosce genesi e modi di pensare cui può essere associato.
Io sono precisissimo e conseguente nelle mie posizioni, ergo il qualunquismo è il mio opposto.
Il termine qualunquismo non è neppure offensivo, il fatto è che oggettivamente non può essermi cucito addosso, a meno che a farlo sia una persona affetta da becera somaraggine in lingua italiana.
2 settembre 2011 a 19:49
x borluzzi: in effetti è vero, si sono sbagliato, lei non è qualunquista ma piuttosto monotematico, da chiodo fisso (il termine psichiatrico che più si avvicina è “Disturbo delirante”) e non era mia intenzione offendere.
x marburg: le assicuro che il consiglio è validissimo in tutti i paesi del mondo, nessuno escluso. Ovviamente lei è liberissimo di fare il contrario, ci mancherebbe….
2 settembre 2011 a 21:08
Caratteristica fondamentale del reparto dei N.A.S. è la dipendenza funzionale dal Ministro della Salute in virtù della quale i militari appartenenti al reparto hanno – per Decreto – i poteri degli Ispettori Sanitari; poteri che ne legittimano l’operato, nell’arco diurno e notturno, in tutti quei luoghi ove vi è produzione, somministrazione, deposito o vendita di prodotti destinati all’alimentazione umana. Ora vorrei sapere dall’esperto “unoqualunque” come sia possibile, almeno per noi comuni mortali vedere compiere il proprio dovere di questi operatori specializzati. Unoqualunque dice: li avete già visti all’opera? Ci scusi “unoqualunque”, lei li ha visti agire o propone questa domanda come una larvata critica al modus operandi dei carabinieri?
Sa, dopo l’accusa da me ricevuta di essere un populista frequentatore di bar, mi piacerebbe che lei specificasse meglio, vista la sua estrinsecata esperienza sull’Arma, come l’opera benemerita di questo reparto sia significativa o superflua o peggio, solo penalizzante e persecutoria per i ristoratori. Lei naturalmente saprà che gli ufficiali e gli ispettori dei N.A.S. vengono selezionati in base ad una specifica attitudine ed esperienza investigativa, ad un adeguato titolo di studio, preferibilmente ad indirizzo tecnico, ed al superamento di un corso. Non credo che questi signori si limitino a controllare questa storia ridicola della rintracciabilità.
2 settembre 2011 a 21:34
Signor unoqualunque, se si vuole offrire del pesce crudo ai commensali è doveroso sapere, per i ristoratori, che occorre abbattere la temperatura per distruggere eventuali parassiti (spesso presenti in certi laghi), se questi ci sono e si trasferiscono negli intestini dei clienti vuol dire che la procedura non è stata effettuata o effettuata male. Per cui non è vero che poteva succedere in ogni ristorante del mondo, ma solo in quelli “distratti”. La rintracciabilità per un cliente non è data per scontata, quindi necessita di un’etichettatuta che possa provarla. Dare da mangiare al prossimo è un compito serio e molto delicato: c’è in ballo la salute, pertanto la negligenza non può essere ammessa. Se le restrizioni sono troppe che si cambi mestiere.
2 settembre 2011 a 22:37
Vede, sig. Bruscia, io non sono per niente “esperto” come lei mi definisce, tutt’altro! Anzi, guardi mi sembra di più lei ad essere esperto in merito.
Inoltre mi sembra sempre lei a sparare sul mucchio, quando afferma offendendo “L’ igiene in Valle d’Aosta è considerato generalmente un optional! Forse vecchie usanze o reminescenze” (da cui l’epiteto di “qualunquismo da bar”, a cui, ad essere più cattivo, potrei aggiungere, “magari a casa sua”).
Mi scusi poi la curiosità, ma lei che posti frequenta? A chi si riferisce quando consiglia di “non visitare le cucine o certi laboratori artigianali che trattano il materiale alimentare”? Perchè non avvisa i carabinieri dei nas, sul cui operato, avendoli visti all’opera (fortunato mortale?), preferisco un sincero no comment e lascio senza difficoltà spazio alla sua descrizione roboante e piena di maiuscole!
Sig.ra Patuasia, il ristoratore in questione ha probabilmente sbagliato la procedura e forse si merita la pubblica gogna, gliene dò atto.
Non posso però che ripetere il mio consiglio, il pesce, soprattutto d’acqua dolce, lo mangi ben cotto: qualche minuto oltre i 60° sono sufficienti ad uccidere tutti i parassiti (contro le almeno 24 ore a meno 20°).
3 settembre 2011 a 06:48
@ unoqualunque, Senti, lavavetri ai semafori del blog, io ho una mia personalità, cultura, esperienza di vita e non accetto di essere telecomandato in nulla dai talebani che sono il tuo punto di riferimento. Agire nella prospettiva di una libertà da imposizioni e palle è un merito, solo un vù cumpra della cultura come te può vaneggiare di chiodi fissi e disturbi deliranti.
Purtroppo per te, le previsioni indicano pioggia nel week end, soprattutto domani, ma ti rifarai coi vetri da lunedì.
3 settembre 2011 a 10:08
Grazie, signor unoqualunque per i consigli, fortunatamente non amo la cucina giapponese e preferisco consumare il pesce sempre cotto. Signor Borluzzi, lei che è così sensibile alle offese che io puntualmente non pubblico ( e ce ne sono), sarebbe così coerente da non insultare gli altri ospiti? Spero mi capirà. Altrimenti, per correttezza nei confronti degli altri mi sentirei costretta a pubblicare i commenti ingiuriosi che la riguardano.
3 settembre 2011 a 11:42
“Disturbo delirante” è una lode? Non ci sarebbero reazioni senza azioni.
Oltretutto, io mi firmo e gli altri solo raramente.
Questo unoqualunque va razionalizzato.
3 settembre 2011 a 14:45
@unoqualunque,
qui l’esperto dei N.A.S. – non sia immodesto – è proprio lei.
E lo si evince chiaramente dalla sua specifica frase:
“Conoscendo un poco la cosa mi viene solamente da dispiacermi per i ristoratori. Fondamentalmente i nas (li avete già visti all’opera?) in questo ed altri casi in giro per la valle contestano la mancanza della rintracciabilità…[…] Cioè non dicono che il prodotto sia avariato, mal conservato, ecc. ma che manca un’etichetta!”
E’ lei, che sui Nas scrive fondamentalmente questo:
a) li avete già visti all’opera?
b) in questo ed altri casi in giro per la valle contestano la mancanza della rintracciabilità
c) non dicono che il prodotto sia avariato
d) dicono solo che manca un’etichetta
Poi devo dire – con allegria – che lei mi fa scompisciare dalle risa, quando mi apostrofa: “Mi scusi poi la curiosità, ma lei che posti frequenta?”
Mi viene da risponderle che, dopo i bar malfamati, che io praticarei insieme alla mia “zozza” casa, ora, onde evitare prossimi equivoci le anticipo che :”i postriboli sono un’altra cosa”…Ma esimio “esperto delle cinque forchette”, mi dica, ma per lei è essenziale frequentare ristoranti, pizzerie o trattorie dai prezzi stellari o che esibiscono arredi sontuosi, per giustificare la presenza dell’igiene? Credo che lei abbia un cattivo concetto di quella che è la comune norma da rispettare….
3 settembre 2011 a 15:32
In molte bettole si mangia sicuramente meglio che in molti posti di classe!!!
3 settembre 2011 a 18:28
x borluzzi: devo essere “razionalizzato”? un termine un poco inquietante … Penso di essere abbastanza razionale, non so dirle se da piccolo sono stato razionalizzato …
x Bruscia: sono contento di averla rallegrata! E’ lei che parla di laboratori alimentari o cucine inguardabili, quindi deve averle viste, cioè ci è andato come cliente o per lavoro.. Che poi siano di un hotel a cinque stelle o di una pizzeria, poco importa, non credo l’igiene sia un fattore legato al livello del locale.
Io ho i miei concetti, è ovvio però è sempre lei a sparare “L’ igiene in Valle d’Aosta è considerato generalmente un optional”. Se questo non è qualunquismo …
4 settembre 2011 a 07:05
@ unoqualunque.
Affinchè tu possa allontanare l’inquietezza: io qui partecipo in modo razionale perchè espongo le mie posizioni in modo razionale (e mi si critica per la lunghezza degli scritti, motivati dal tentativo di far capire che bisogna andare alla radice a monte dei problemi senza limitarsi alla critica dei sintomi a valle coma è trendy in questo blog!).
Tu invece non sei mai stato capace di entrare in modo razionalmente critico dentro a quanto dico, ti sei rifugiato in uno stupido tentativo di fingere immotivato il mio ragionamento in base a pietose accuse di cui mi onori senza ragionevoli motivazioni.
Chiaro? Torna dunque pure a fare la nanna senza inquietudini di sorta.
4 settembre 2011 a 07:43
X borluzzi: tratto da wikipedia “il disturbo delirante è una forma di delirio cronico basato su un sistema di credenze illusorie che il paziente prende per vere e che ne alterano la percezione della realtà”.
Calza a pennello, no?
4 settembre 2011 a 09:02
Signori unoqualunque e Borluzzi, abbiamo perfettamente capito le vostre opinioni al riguardo, pertanto vi invito a non reiterarle ulteriormente per evitare che la noia inquini il blog, grazie.
4 settembre 2011 a 10:05
Non so se l’ha detto qualcuno perchè ci sono troppi commenti e non ho voglia di leggere.
Nel caso della tenia nel pesce sarebbe bastato l’abbattimento (spero di non ricordare male il nome): quella tecnica in cui si abbassa molto rapidamente la temperatura dell’alimento da consumare crudo.
Lo fanno tutti i ristoranti che non hanno intenzione di uccidere la propria clientela.
4 settembre 2011 a 11:03
Giusto El Pì, ma già è stato detto. Se ti sforzi un pochino, ce la fai anche tu a leggere i commenti e a dire qualche cosa di originale! El Pì è intelligente, ma non si applica!