Indovinello
Indovina indovinello qual’è la parolina magica che serve per avere un giardino così bello?
Explore posts in the same categories: Bellezza, Buona amministrazione, IndovinelloTag: Aiuole, Verde urbano
You can comment below, or link to this permanent URL from your own site.
17 agosto 2011 a 04:31
Emozione. Risultato da passione, attenzione e apprezzamento del bello silenzioso. E quel tot qb della solitudine del giardiniere che a braccetto di quella del pescatore e del velista fa apprezzare l’esistenza (lontana) del genere umano. Meglio la flora e la fauna.
17 agosto 2011 a 08:11
…non avere Attila a casa! 🙂
17 agosto 2011 a 09:00
… o forse non avere un veterinario come giardiniere!
17 agosto 2011 a 10:38
OFF TOPIC da Aosta Sera.
“Ho vissuto un’esperienza particolare ad Aosta che mi fa pensare che sia cambiato qualcosa nel modo di accogliere i turisti in Valle. Turisti, considerati non più come ospiti (oltre che come opportunità per fare conoscere e apprezzare la Valle d’Aosta), ma come “seccatori”, sempre più numerosi, pieni di chissà quali pretese.
Mia moglie lavora in città da quattro anni e sulla base di un suo consiglio, nella giornata di venerdì 12/8 decidiamo di offrire un pranzo alla buona ai miei genitori, che si fermeranno ad Aosta una decina di giorni, in un locale del centro storico riaperto da poco.
Alle 12.15 prenotiamo telefonicamente un tavolo per quattro persone, per le 13.30 circa, dopo di che ci presentiamo puntuali all’appuntamento. Ci avviciniamo a una giovanissima ragazza che sta servendo ai tavoli (che in questa stagione sono preparati all’esterno, sotto una tettoia) e le diciamo che abbiamo una prenotazione.
La giovane cameriera chiede consiglio alla persona che si sta occupando della griglia e ci comunica che provvederà a pulire un tavolo che si è appena liberato. Mentre aspettiamo in piedi, cercando di non dare fastidio alle altre persone che servono i vari tavoli, si avvicina una signora un po’ più anziana, che sembra la proprietaria o perlomeno la responsabile del locale, che ci avvisa frettolosamente che per trovare un tavolo ci sarà da aspettare 30/45 minuti.
Provo a spiegarle che abbiamo prenotato e che una sua collaboratrice, gentilmente, ci sta preparando il tavolo, ma la signora risponde – sempre frettolosamente e un po’ sgarbatamente – che ci sarà comunque da aspettare, in piedi, perché loro non hanno nessuna prenotazione. Restiamo stupiti da questa ruvida accoglienza, anche perché abbiamo prenotato con congruo anticipo, c’è un tavolo che si è appena liberato e nel frattempo la giovane cameriera ci fa sedere al tavolo stesso, che ha appena finito di pulire.
Pensiamo che l’equivoco si sia finalmente chiarito ma la signora, in disparte, riprende la sua collaboratrice che ci ha fatto accomodare e ci ignora volutamente per circa una mezz’ora, senza portarci neanche l’acqua e il pane, e nonostante non abbia più da prendere le comande degli altri clienti (ormai sono le 14.15), se non la nostra.
Mi alzo e, educatamente, provo a spiegarle ancora una volta che abbiamo telefonato per prenotare e, se fosse possibile, vorremo ordinare un piatto, ma lei – sempre più spazientita – sostiene che non ci sia nessuna prenotazione; si confida con la persona che si occupa della griglia (che le risponde: “Avranno prenotato in un altro posto, si saranno sbagliati, che cazzo vogliono?”) dopo di che decide finalmente di controllare l’agenda, il registro delle prenotazioni all’interno dello chalet di legno.
I miei genitori, placidi settantenni, avendo sentito il fine commento della persona addetta alla griglia, si alzano per lasciare il locale, increduli per la sgarbata accoglienza ricevuta, nonostante la prenotazione. Mentre provo a spiegare alla persona della griglia che cosa è successo, ritorna la signora che comunica all’uomo che… la prenotazione c’è!
Nel momento in cui spiego anche alla signora perché i miei genitori hanno deciso di lasciare il tavolo dopo essere stati presi a pesci in faccia da quando abbiamo messo piede nel locale, per tutta risposta, senza una parola, un accenno di scusa ricevo uno strafottente: “Buone vacanze, eh?” che mi viene naturale tradurre più o meno così: “Che cosa ci venite a rompere le scatole in Valle, voi turisti, “stressati” dalla città?”.
Ora, la mia impressione è che sia la signora a essere molto stressata, è un problema suo, ma mi chiedo: è cambiato qualcosa nel rapporto tra i turisti e la Valle, visto che almeno in questo caso sono venute meno tutte le “regole” dell’accoglienza – per dei turisti che avevano prenotato! – o anche solo del buon senso e della buona educazione?
Rodolfo Lanza
17 agosto 2011 a 11:05
mi vien da pensare alla solidarietà montanara, così cara ad Attila.
17 agosto 2011 a 15:59
Signor Lanza, la pregherei di comunicare il nome del locale, solo con la pubblicità diretta si può sperare in un cambiamento di stile. Lei conferma quello che io sto dicendo da anni: Aosta non è una città turistica! Cosa sia non saprei…