L’ignoranza al potere
Quello che conta sono le presenze! Certo la partecipazione in una manifestazione ne conferma il successo, ma il successo non è tutto. Quello che è realmente importante è ciò che resta in ognuno di noi, ma di questo non ci si preoccupa più. La nostra cultura millenaria, quella che ha disegnato il nostro paesaggio e le nostre città, non appartiene al presente, si colloca in un lontano passato, così distante da non suscitare in noi nessuna meraviglia, figuriamoci il rispetto. Questa è l’orribile piazza Severino Caveri che-abbiamo-pagato perché diventasse, appunto, un centro di ritrovo e di passeggio. Obiettivi mancati. Il degrado implicito nella progettazione ha spinto sia i cittadini sia gli amministratori a maltrattarla ulteriormente. Questo, secondo gli scopi amministrativi e professionali, avrebbe dovuto essere il parco archeologico di quella che fu, in tempi romani, una platea forense. L’intelligenza creativa avrebbe dovuto nobilitare le antiche pietre, renderle visibili al pubblico. Qui il concetto di Restitution non è mai stato applicato, eppure le mura sono quelle romane e il luogo è estremamente importante per la storia della città. Quelle colonne di granito rievocano l’antico colonnato in puddinga…, il cantiere che da moltissimi anni ci vieta di poter fruire della piazza Giovanni XXVIII, a cosa serve? solo a creare disagi? se poi la fine dell’archeologia è questa? In questo parco-che-abbiamo-pagato, le pietre romane colloquiano con putrelle di acciao contemporanee. Anzi direi, considerato il numero di queste ultime, che succede il contrario. La Soprintendenza ai Beni Culturali che dice di questo scempio aggiunto allo scempio? Si è da poco conclusa la settimana della Cultura, occasione che offre ai cittadini di poter conoscere il patrimonio regionale, il criptoportico forense, a due passi da questa scelleratezza, ha registrato un afflusso di presenze superiore (2.865) rispetto al castello di Issogne (1.628) e di poco inferiore a quello di Fénis (3.306), è indubbio il fascino di questa struttura di epoca augustea, un fascino che avrebbe potuto raddoppiare, se ci fosse stata un precisa volontà di Cultura e di Bellezza.
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28 aprile 2011 a 13:36
Mi vergogno troppo di essere cittadina aostana, qui è proprio vero che c’è l’ignoranza dappertutto. Si costruisce e poi si svilisce, uno studia e studia per trovarsi a vivere in un posto brutto e privo di rispetto verso il passato, questa piazza è un esempio insindacabile.
28 aprile 2011 a 14:56
Come la fate lunga! stanno semplicemente aspettando che arrivi il prossimo natale per rifare le casette! Vuoi mica che buttino dei soldi a smontare e rimontare!
29 aprile 2011 a 12:04
ma la soprintendenza non dice nulla? Le aree archeologiche non sono protette? A vederli dalla foto quelle putrelle sembrano fisse, ben ancorate accanto alle mura romane, ma si può fare? Qualcuno competente può rispondere? grazie
29 aprile 2011 a 12:16
Mi conforta sapere che non tutti i cittadini tacciano. Ieri sulla Stampa c’era una bella e lunga lettera proprio su questa piazza e sulle putrelle che sostengono la piattaforma servita per il Natale scorso. Piazza degradata da subito, imbrattata e insudiciata. Anche l’anno precedente in questa stagione, si trovavano gli avanzi del mercatino natalizio, ho documentato il tutto con un servizio fotografico che testimonia la scarsa sensibilità dei nostri amministratori comunali verso la città che governano. Non si tratta quindi di un episodio, ma di un’abitudine.
29 aprile 2011 a 21:06
Bhé alla soprintendenza, a fianco di funzionari seri e coerenti, ci stanno alcuni dirigenti (uno su tutti) il cui obiettivo principe è quello di trovare il modo per aggirare la legge in favore dei suoi referenti politici (=quelli che ogni 5 anni lo nominano e magari lo promuovono). Il risultato è la libertà di saccheggio del paesaggio: il personaggio in questione si è già fatto un nome. SI sa già che affidando a lui una pratica di strada poderale, di “riordino fondiario” devastante, di centrale, le cose andranno a posto magicamente. Invece di tanti pareri negativi, si aprono tante porte ad ogni porcata su un territorio ormai massacrato dai vecchi e nuovi Attila.