Lettera a Babbo Natale


Caro Babbo Natale,

quest’anno ti chiedo di mettere sotto l’albero un’opposizione, perché quella che abbiamo non è tale, ma è solo una minoranza. Te lo chiedo non per me sola, ma per tutti quelli che sono sfiduciati dalla politica. Tutti quelli, e siamo molti, che hanno alzato la bandiera bianca, lo stesso colore del probabile prossimo voto, non per pigrizia e neppure per rassegnazione, ma per esasperazione. La politica delle interrogazioni, delle interpellanze, delle mozioni, non è quella politica nuova che ci era stata promessa. E’ politica da impiegati dal posto-fisso-così-mi-piazzo-e-non-ci-penso-più. Politica dal gusto tradizionale, pesante da digerire. Cosa ha voluto dire Louvin con “opposizione utile”? Utile a chi? E Cerise, come può ancora meravigliarsi che “l’atteggiamento costruttivo spesso non viene accolto dalla maggioranza”? Ma li ha guardati bene in faccia i suoi colleghi? E cosa vuole realmente significare Donzel quando afferma la sua “disponibilità al dialogo con tutte le forze che ci sono in Consiglio?”. Il loro, quello dei consiglieri di minoranza, è un mondo a parte. Lontano da tutti. Lontano dagli studenti (si sono fatti vedere ai cortei? Io non li ho notati!). Lontano dagli operai. Lontano dai comitati e dalle associazioni. Lontano da noi di Patuasia. Lontano dagli Amici di Beppe Grillo. Lontano da quel mondo che cerca una via d’uscita al ristagno delle intelligenze, al malaffare, anche con linguaggi nuovi. Troppo nuovi per loro: piccola aristocrazia di burocrati. Continuano a recitare la stessa parte senza accorgersi, distanti come sono dalla realtà, che  “dopo un certo numero di repliche lo spettacolo diventa stucchevole e noioso”.  Quante persone si sono allontanate dalla speranza di un cambiamento, stanche dei soliti discorsi sul “nuovo” e sulla “partecipazione”? Parole importanti, ma dal guscio vuoto? Portami, caro Babbo Natale, un’opposizione vera che scenda in piazza, che sappia ascoltare, divulgare, proporre, credere nelle persone e non solo durante i periodi elettorali. Un’opposizione dalle idee chiare, forte, creativa, anche divertente. Un’opposizione che sappia vivere e respirare lontano dalla muffa degli uffici e dagli afrori dei bar. Grazie.

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19 commenti su “Lettera a Babbo Natale”

  1. Teddybear Says:

    Come in tante altre cose la Valle d’Aosta paga anche in politica lo scotto dei piccoli numeri. Quando le dimensioni sono quelle di un quartiere di Torino, é molto difficile che nascano dietro ogni angolo personalità con un certo spessore e dalle idee vivaci e innovative, come quelle che qui si auspicano. Se a questo aggiungiamo un bel po’ di atavica rassegnazione della società valdostana e un “effetto cloroformio” generato da decenni di economia assistita dalla Regione, il gioco é fatto. Certo a sentire il Consiglio regionale (per quelli che proprio vogliono farsi del male), c’é da avere nostalgia delle incazzature di Bortot che tanto non servivano a nulla ma almeno erano provocatorie e divertenti. Qui con la storia del politically correct imperante,l’impressione é che ognuno abbia i suoi scheletri negli armadi, che la politica sia diventata una professione prima che una passione e un servizio. Intanto l’astensionismo galoppa…e neppure Babbo Natale si sognerebbe di votare qui.


  2. Dissento sul cosa è oggi “opposizione” ma, per ragioni diverse, mi associo sul cosa dovrebbe essere. Ma non basta Babbo Natale occorre che tutti (magari paradossalmente dal vostro punto di vista), proprio tutti ci si impegnino. Anche voi. Perchè più che una opposizione del genere che descrivete cè bisogno di una maggioranza così. E per farla cè bisogno dell’apporto di tutti e della fatica di assumersi la responsabilità di questo progetto. Il che significa unire anzichè dividersi, mediare (che non è una parolaccia), essere competenti nelle proposte e convincere che è assai più faticoso dell’avere ragione da soli. Forza Babbo Natale e forza Patuasia. Auguri!

  3. Clotilde Says:

    Cara Patuasia,
    Nonostante sia come tutti molto impegnato nella raccolta dei doni che dovrò consegnare tra poco, prenderò il tempo di risponderti.
    Sì, di risponderti, perché quanto mi chiedi, purtroppo, non te lo potrò portare né l’anno prossimo, né quello successivo, né probabilmente mai.
    Mi scrivi di volere un’opposizione e non una semplice minoranza. Ma perché così sia sarebbe necessario avere elezioni libere. Chi lo volesse dovrebbe potersi presentare affiché i cittadini possano scegliere senza condizionamenti chi li rappresenterà.
    Sai però che così non è stato e che non lo sarà per molto tempo ancora.
    Persone perbene vengono più o meno direttamente sconsigliate di intromettersi nella vita pubblica, a pena di fastidi di diversa natura che altrimenti incontrerebbero. Cretini e delinquenti sono invece attentamente selezionati per far numero nelle liste vincenti – intendo con questo termine tutte quelle che avranno eletti -, acciocché non infastidiscano i manovratori una volta i “ludi cartacei” terminati.
    Uso la triste espressione di fascista memoria perché altro non trovo: come definire diversamente un rito in cui non viene garantita la segretezza del voto, tramite l’espediente delle tre preferenze? Come valutare altrimenti gli accordi, talvolta scoperti persino dalla magistratura (tornerò sul tema), volti a procurare voti in cambio di favori?
    Non ti è senz’altro sfuggito per esempio che, di tutti gli eletti in consiglio regionale, nessuno, salvo forse Bertin (chiedo scusa di eventuali dimenticanze), è stato totalmente estraneo nel passato a qualsivoglia dinamica di potere, sia essa incarico fiduciario, appalto regionale o partecipazione a esecutivi pubblici.
    La ragione ne è semplice: così facendo, si è sicuri non solo che la minoranza non si trasformerà mai in vera opposizione, ma si è al contrario certi che brucerà dal desiderio di diventare “costruttiva”. Inseriti in gruppi essi stessi all’opposizione solo per figurazione, i pochi realmente contrari si vedranno completamente isolati e oggetto di sapienti campagne diffamatorie condotte a un tempo dalla maggioranza e dai loro stessi compagni. A farla breve, quando pure uno spirito libero approdasse in Consiglio, durerebbe al massimo una legislatura, senza poter peraltro fare granché.
    Ti lamenti poi della distanza che, a tuo parere, separerebbe gli eletti, tutti, dalla realtà della società o perlomeno dal poco lievito umano e intellettuale che questa esprime. Hai parzialmente, ma solo parzialmente, ragione.
    Infatti, è bensì vero che a due sole cose questi sono vicini: i soldi, siano essi il loro lauto stipendio o per svariati anche diverse “integrazioni”, e il sentimento di potenza che possono leggere negli occhi di coloro che incontrano. Abbiamo parlato di cretini e delinquenti, ricordi? Bene, a parte pochissimi, che senz’altro avrebbero comunque fatto strada, perlomeno in un’organizzazione criminale, la maggioranza degli eletti, in un mondo dalla competizione non falsata, non arriverebbe se non a posizioni del tutto subalterne e malpagate. Per questi, quindi, la subalternità di fatto viene risarcita dalla superiorità che credono di possedere tramite la loro carica e la loro condizione di miserabili designati, di cui sono oscuramente coscienti, viene ogni mese in qualche modo miracolosamente smentita dall’arrivo dell’indennità consigliare. Per gli altri, i pochi degni di un’organizzazione criminale appunto, il discorso non varia in realtà molto: “omini de’ panza”, guadagnano immensamente eppure, anche loro, hanno bisogno di riconoscimenti pubblici: seminalfabeti che partecipano a convegni letterari, trogloditi tuttalpiù buoni a lanciare occhiate minacciose che discettano di “buona amministrazione”, fanghiglia da osteria che si erge ad arbitri di eleganza, tutto sembra dimostrare che anche i migliori, in questa particolare classifica, anelano a denaro e riconoscimento.
    Dove invece hai torto, mi pare, è nel supporre che questa lontananza sia assoluta. Al contrario, i nostri monitorano accuratamente ogni minimo sussulto dissidente, osservano accigliati qualsiasi forma non solo di contestazione, ma anche solo di contrarietà, vegliano occhiuti a che nulla venga a turbare il lucrativo e appagante statu quo. Lo fanno grazie alle mille spie di cui dispongono e mediante, ove necessario, un’energica azione repressiva.
    Sai, Patuasia, sono rimasto colpito dalle parole del dottor Vaudano e dalla querela sporta contro un frequentatore abituale del blog. Dice Vaudano che in Valle ci sono ben più forze di polizia che altrove, ma che i magistrati da cui dipendono, se non ho capito male, non sono più quelli dei suoi tempi. Epperò il questore trova il tempo di adombrarsi e di preparare – perché temo che l’esito, ove vi fosse un processo, sia scontato – una lunga e costosa via crucis per il nostro frequentatore.
    Vero, la ‘Ndrangheta e la corruzione, l’estorsione e la minaccia, il controllo del suffragio e il traffico di droga in questa verde valle non esistono, è noto, e si capisce dunque che, numerose e loro malgrado sfaccendate, le forze dell’ordine cerchino allora di reprimere i pochi reati, ancorché minori, che vi sono comunque commessi.
    Pure, il dubbio rimane che nella piccola Albania che mi sembra sia diventata la Valle re Zog controlli ormai tutto. Come nell’antipaticissimo paese balcanico esso aveva alle sue dirette dipendenze anche le forze di sicurezza, così la sensazione, sgradevole e invero terrificante, è che non ci siano più da voi buoni e cattivi, ma una melassa di potere, assai disgustosa, il cui unico scopo è la perpetuazione dello stesso nelle medesime mani, quando pure, ogni tanto, sia necessario cambiare formalmente il nome del suo titolare.
    Terrificante, davvero. Al punto che, Patuasia, non solo non ti porterò una vera opposizione, ma quest’anno cancellerò direttamente la Valle d’Aosta dalle mie destinazioni. So che l’Assessore al Turismo, tra una portata di pesce avariato e l’altra, riuscirà a minimizzare quest’ulteriore flessione turistica. Ma so anche che voi, i pochi che resistete, capirete che non posso rischiare. Da me dipende la felicità di miliardi di uomini, quelli che ancora credono nel bene e nel bello. Perché dovrei metterla a rischio per centomila ectoplasmi senza più speranza alcuna?
    Spero riuscirai a perdonarmi.
    Buon Natale comunque, a tutti voi.

  4. patuasia Says:

    Caro Babbo Natale, se io fossi lei, farei la stessa cosa, pertanto la perdono. Siamo un pugno di mosche che affogano nel miele.

  5. cesara pavone Says:

    A proposito di Natale ( Babbo Natale non esiste, ricordate? l’ha detto Fini intervistato dall’Annunziata su Rai 3: mal gliene incolse….)
    ecco le considerazioni che Don Giorgio De Capitani ospite di Beha a Brontolo, altra trasmissione di Rai 3,fa su qs Natale,rovinato da quanto accaduto il 14 dicembre a Roma e l’esortazione radicale che fa agli studenti ed ai veri cristiani….

    C’é qualche sacerdote in Valle che pronuncerebbe le stesse parole magari durante una cerimonia ufficiale presenti le maggiori cariche pubbliche?

  6. patuasia Says:

    Bella indicazione, signora Cesara, grazie.

  7. bruno courthoud Says:

    Babbo Natale Clotilde ha detto e dipinto molto bene lo stato delle cose in questa terra valdostana , e fa bene a cancellare la valle d’aosta dalle sue destinazioni.

    La valle d’aosta ha altri babbi natale, babbi natale che si esprimono così:

    “Al giro di boa del terzo millennio
    Contrordine compagni
    Si cambia proscenio
    Satolla del dì per dì
    Oggi Aosta rilancia così:
    “Dell’Autonomia regionale
    Sarò la capitale
    Nonché, di prima grandezza,
    Città turistica, universitaria e culturale.”.”

    Ed ancora:

    “Valdostane genti, orsù!
    Ripartiamo dunque da Chanoux
    Che vita e pensiero forte ci ha donati,
    Ma altri non sian dimenticati
    Perché il cammino dell’Autonomia
    E’ lungo e va percorso in compagnia.”

    Vi risparmio il resto.

    Ogni potere ha sempre avuto i suoi cantori, i suoi mentori, i suoi aedi, ne ha bisogno per poter sopravvivere.

    Per chi sa, per chi conosce come sono andate le cosiddette “libere elezioni” alle ultime regionali ed amministrative, le parole di cui sopra hanno un sapore beffardo ed amaro, ma dipingono e svelano molte verità, o meglio “la triste verità”.

    p.s. I versi celebrativi di cui sopra (non disturbiamo la poesia, per carità), riecheggianti modi e tempi in cui i cantori del palazzo glorificavano il loro principe, sono tratti dal pamphlet “Aosta, mom amour”, di Bruno Milanesio, di recente pubblicazione.

  8. libero Says:

    Se l’amministratore unico che gestisce il futuro del campus universitario è di questo livello culturale possiamo aspettarci una gran bella sorpresa in fatto di università!

  9. oscar rubio Says:

    Patuasia tra le altre cose dice: “E cosa vuole realmente significare Donzel quando afferma la sua “disponibilità al dialogo con tutte le forze che ci sono in Consiglio?”. Il loro, quello dei consiglieri di minoranza, è un mondo a parte. Lontano da tutti. Lontano dagli studenti (si sono fatti vedere ai cortei? Io non li ho notati!). Lontano dagli operai. Lontano dai comitati e dalle associazioni. Lontano da noi di Patuasia”.

    Ebbene credo che questa volta debba chiedere personalmente a Babbo Natale di recare in dono a Patuasia un bel paio di occhiali, perchè Raimondo Donzel tra gli studenti c’era e a dire il vero era un pò distaccato dal gruppo principale perchè i politici non erano desiderati. Esistono anche delle foto che corroborebbero il ripristono di questa verità. E non solo, esistono documentazioni specifiche – sempre in piazza – a sostegno degli operai manifestanti che i media qualche settimana fa hanno snobbato, con la conseguente mancanza essenziale di notizie. Vedere l’appoggio politico che il segretario Pd ha portato ai lavoratori con tanto di sciopero solidale della fame. E questi giorni a me pare che sia stato anche molto vicino anche a quei poveri pendolari sempre costretti a soffrire nel mutismo quasi totale delle istituzioni.

    Quello che a me sfugge è il garbato rimprovero di Patuasia che non lo vede vicino a lei. Certo che, se ci fosse un minimo di dialogo sereno e obbiettivo, meno acrimonia all’interno delle sue ricorrenti reprimende – a volte anche gratuite – forse lo ritroverebbe lì….girato il famoso angolo.

  10. patuasia Says:

    Ha ragione il signor Oscar Rubio nel rimproverarmi. Quando pensavo alla lontananza dei partiti dalla strada avevo in mente soprattutto l’Alpe. E’ vero che il Pd si è occupato della ferrovia con tanto di incontro e conferenza con i pendolari, non ho visto Donzel alle manifestazioni studentesche, ma evidentemente eravamo in posti diversi. Non ha però risposto alla mia domanda sul significato della frase del segretario, riportata sulla Stampa e cioè cosa voglia dire la collaborazione con tutti i partiti del Consiglio. Secondo noi è la solita porta lasciata aperta all’Union. E’ questa sensazione che ci lascia supporre che le scelte del PD siano strumentali a un periodo che lo vede escluso dalla maggioranza. In poche parole: non mi fido. La nostra idea di opposizione è un’altra. E’ per questo che il PD, ma non solo, è lontano da noi e non ci usa come potrebbe fare, se fosse veramente un partito di lotta al malaffare che imperversa nella politica locale.

  11. Michel Says:

    Beh,alle menifestazioni degli studenti c’ero….Visto che si puntualizza sempre che sono dellALPE,almeno ero presente appoggiando gli studenti..

  12. verda vallaye Says:

    la presenza di uno come michel è uno dei motivi che mi crea più problemi nel decidere se restare nell’alpe…nulla di personale (non lo conosco), ma le sue opinioni qui espresse sono al 90% opposte alle mie.

  13. Michel Says:

    Mi spiace per quello che dice Verde vallaye,ma penso che se si mettono insieme 100 teste molto probabilmente ci saranno quasi 100 idee diverse.Sta poi al gruppo valutare quali siano le idee più condivise e più giuste.
    Io esprimo le mie idee senza nascondermi dietro a un nick come fanno molti,quindi se qualcuno ha qualcosa da dirmi sa chi sono e certamente non ho nessun problema nel rispondere…

  14. libero Says:

    Credo che i dubbi di patuasia sul PD siano legittimi. Ma anche tutto questo blaterare di opposizione costruttiva, utile dell’Alpe non offre garanzie di futuro. Mi sembra che questa prudenza sia troppa per essere condivisa da tutto il popolo del centro sinistra. Preferirei, in questo periodo durissimo e chiarissimo, un’opposizione vera e seria cioè dura che sappia svelare gli affari, gli intrighi, la mala politica, invece si preferisce il ruolo remunerativo di consigliere di minoranza: fa fine e non impegna. A proposito perché i consiglieri di Alpe non devolvono il 50% del loro stipendio al movimento per incrementare le scarne casse? Ne rimarrebbero in tasca loro, comunque molti.

  15. Michel Says:

    et voilà,bisogna sempre arrivare ai soldi…
    Anche se uno guadagnasse molto,perchè dovrebbe devolverne la metà?Se percepisco lo stipendio per il lavoro che faccio,perchè devo lasciarlo ad altri o al partito?
    Finchè è fare un’offerta va bene,ma lascierne tutti i mesi la metà non mi sembrerebbe neanche giusto.

  16. oscar rubio Says:

    Sull’ opposizione costruttiva il Pd rivendica un ruolo di “opposizione costruttiva” al governo regionale. Abbiamo dato e vogliamo dare il nostro contributo per migliorare i provvedimenti che arrivano in aula per il bene della Valle d’Aosta, senza alcuna preclusione. I temi al centro dell’attenzione e delle battaglie del Partito Democratico? Sicuramente il sociale con le azioni portate avanti in particolare dalla sua capogruppo a favore dei genitori separati, delle famiglie per garantire anche ai redditi medi il bon de chauffage, del ripristino di servizi sociali importanti, ma anche del lavoro e dell’economia con le azioni a favore delle imprese e le mobilitazioni per lavoratori in difficoltà.

    Nei apporti con l’Alpe sta emergendo quello che dicevamo da anni, ovvero la necessità di concentrarsi sui contenuti e poi costruire le allenze, senza preclusioni. Abbiamo capito che, visto il quadro politico, ora, sia più semplice dialogare con l’Alpe piuttosto che con la Stella Alpina. Il segretario del Pd poi durante una conferenza stampa di qualche giorno fa, ha comunicato che ci siamo ritrovati d’accordo con Alpe appunto, su molti contenuti e abbiamo fatto “fronte comune”.

    Diverse invece sono le posizioni per quanto riguarda la salva-precari. Infatti è stato grave su un tema come questo non fare fronte comune perché le questioni in campo sono molto delicate e riguardano i contratti di questi lavoratori.

  17. marburg Says:

    @ michel: la proposta-provocazione di libero non è una grande novità: nel PCI era prassi consolidata. Ma allora la politica non era solo un mestiere. Non si dice che quelli dell’Alpe debbano devolvere la metà del loro stipendio quale esso sia, ma che i consiglieri dell’Alpe potrebbero destinare una parte del loro emolumento da consigliere alla “causa” per la quale sono stati eletti. La loro attività non dovrebbe essere limitata agli impegni istituzionali: la politica si fa prima di tutto fuori!

  18. cesara pavone Says:

    Vorrei ricordare che la prassi di lasciare al partito parte dei propri emolumenti non é stata praticata solo dal PCI, in VdA é stata adottata anche dal Movimento Verdi Alternativi e prima da Nuova Sinistra.
    per parecchi anni Riccarand e gli altri eletti hanno versato se non sbaglio fino al 50% delle loro indennità al movimento, poi quando si sono avuti 3 consiglieri, il 30%. E’ grazie a qs cospicui versamenti che il movimento ha potuto pagare una sede, finanziare il giornale (Informazione) ed altre iniziative che le sole donazioni degli iscritti non avrebbero permesso.
    Penso che qs prassi vada mantenuta, soprattutto da parte di quei consiglieri regionali che mantengono altra professione, che non fanno insomma i consiglieri a tempo pieno, la percentuale può ovviamente essere discussa in Assemblea e, ad esempio qs potrebbe essere una proposta da portare all’assemblea fondativa de l’ALPE.


  19. Per informazione nel Pd è una prassi consolidata e regolamentata per ogni incarico istituzionale. Saluti


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