Restare in mutande
Siamo lontani anni luce dall’innata eleganza di un Cary Grant e dallo charme di un uomo di mondo come Sean Connery, eh già, i tempi passano, ora lo stile lo affermano le mutande. Quella di tirarsi giù i pantaloni è una moda che non capisco. Posso tollerare le creste, i piercing, i tatuaggi, ma i pantaloni calati a mostrare il sedere non riesco proprio a capirli. Eppure va. Funziona. I ragazzi si sentono sufficientemente trasgressivi, quel tanto che gli permette di camminare a gambe larghe per non perdere i jeans. Le chiappe al vento li trasformano in machi, l’aria fredda che aggredisce i lombi li rassicura: esistono. Che sia un modo per interpretare la crisi? Il loro punto di vista sul futuro che li attende? Un futuro di braghe calate?
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23 novembre 2010 a 11:18
Niente da obiettare sull’articolo, però Grant si chiamava Cary con la “C”…!
23 novembre 2010 a 11:31
http://it.wikipedia.org/wiki/Cary_Grant
http://it.wikipedia.org/wiki/Gary_Grant
23 novembre 2010 a 12:02
Se “trasgressione” vuol dire “sembrare a tutti i costi dei barboni”, preferisco il conformismo. Qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire a questi ragazzi quanto fanno schifo quei pantaloni con la vita all’altezza del cavallo e il cavallo all’altezza delle caviglie (sì, sì, non sono pantaloni troppo larghi calati ad arte, sono proprio prodotti in quella maniera, come i pantaloni a “culo d’elefante” che ogni tanto qualche ragazza si mette addosso).
23 novembre 2010 a 12:12
Errore imperdonabile! Grazie ai signori Fiatosprecato e Sinistro e scusatemi tutti. (Cary non rivoltarti nella tomba!).
23 novembre 2010 a 15:58
Ve lo immaginate Cary grant con i pantaloni alla scagassa? Lo avrebbero ucciso sul nascere nel firmamento delle stars di Hollywood, falcidiando con sé l’immaginario di migliaia di donne. Se l’immaginario delle ragazze di oggi si ferma così in basso, vuol proprio dire che dalle stelle sono cadute nelle stalle.
23 novembre 2010 a 17:59
Mi fate sorridere… meglio pierccing e tatuaggi che lasciano il segno per una vita…
scrivete in un blog che magari queste persone non leggeranno nemmeno e per la strada non si dice niente…per educazione o per paura…
per me portare i pantaloni col cavallo basso potrebbe essere lo stesso che portare i pantaloni a zampa, una cravatta con la sua grande utilita’,una giacchetta con 40 gradi all’ombra…perche’ siete ancora li a smenarla sul buon costume…
23 novembre 2010 a 18:38
Signor Andrea, ho scritto che sopporto meglio i piercing e i tatuaggi, perché, pur non amandoli, riesco a capirli: sono una moda che può essere discutibile in occidente, ma rientra in quello che viene definita decorazione. Calarsi le braghe in quel modo, mostrando le mutande invece non so come classificarlo, non è un taglio particolare come lo furono i pantaloni a zampa, non è la cravatta che ha al suo attivo qualche secolo di cultura (già il vestire fa parte della cultura), dunque è un segno di che? Magari un giorno capirò. Per finire, se a lei dà così fastidio questa rubrica, faccia come quando è davanti alla tv, scelga un altro canale.
23 novembre 2010 a 20:04
Elogio della tolleranza eh?
23 novembre 2010 a 20:18
Insomma, e qui la pazienza comincia a vacillare, cosa c’entra la tolleranza! Signor Steppenwolf conosce la parola critica? Criticare un certo cattivo gusto nel vestire non significa precisamente essere intolleranti. Si tratta semplicemente di esprimere un’opinione su una esposizione pubblica, non di montare una crociata! Nel suo politicamente corretto riesce a capire la differenza?
23 novembre 2010 a 20:24
@steppenwolf: che noia che barba che noia!
24 novembre 2010 a 00:06
Ve lo spiego io il fenomeno. A spanne.
I “baggy pants” nascono negli USA dei ghetti afroamericani.
L’idea è quella di comprare un paio di pantaloni ad un ragazzino una volta per tutte e non doverne ricomprare più. Per questo motivo si sta belli larghi con le misure.
Pantaloni larghi con vita e cavallo basso, abbinati a maglioni sformati e berretti di lana. Un tipo di abbigliamento che viene utile anche ai ragazzi delle gangs per coprirsi rapidamente il volto e nascondere una pistola.
Nei ’90 diventa moda: si era già legata alla cultura Hip Hop, che viene anch’essa dai ghetti. In più si estende ai bianchi: skaters e scena punk californiani. In VdA arriva con la moda dello snowboard.
I “BP” sono comodi e hanno un sacco di tasche. Lascio ad ogniuno il proprio giudizio estetico, ma oggettivamente si abbinano bene alle scarpe larghe da skate.
In questi ultimi anni, cambiando le mode, si sono ristretti, ma mantenendo vita e cavallo basso. Non ci giurerei sulla comodità (a me poi quelli nella foto sembrano jeans normali indossati un po’ alla cazzo).
L’idea che c’è dietro è quella che la mutanda è un capo da abbigliamento da mettere in mostra, come tutti gli altri. Igiene a parte, dal punto di vista estetico è ovvio che l’operazione ha una probabilità di riuscita direttamente proporzionale all’avvenenza del proprio culo.
Per le donne poi può essere un boomerang in tutti i casi, ma vi risparmio la riflessione, che travalicherebbe nel machismo. Perchè il politicamente corretto è bello: perchè è corretto.
24 novembre 2010 a 07:23
@ El Pì e Andrea
I pantalonazzi di dodici misure troppo grandi potrebbero avere un senso nei ghetti afroamericani, giustappunto: gente povera che a malapena può permettersi UN cambio di vestiti. L’imitazione alla bimbominkia di quello stile, con pantaloni di taglia corretta ma prodotti appositamente con vita e cavallo bassi, non ha nessun senso, né pratico né estetico. Piercing e tatuaggi, per quanto personalmente mi disgustino, hanno un preciso significato ereditato dall’epoca in cui tutta l’umanità era divisa in tribù, quando farsi del male da soli era un rituale per l’ingresso nell’età adulta: rituale ancora applicato in certe parti del mondo. I pantaloni alla scagassa (citazione involontaria: scusa lamontanara, ma lo uso anch’io da sempre) che significato hanno? Meno di zero. Fanno schifo punto e basta. Per fortuna, come tutte le mode assurde (vedasi, per le donne, pantaloni a “culo d’elefante” e sandali infradito con le ghette) anche questa è destinata a morire prima o poi.
24 novembre 2010 a 07:26
Ringrazio il signor El Pì per le informazioni. I baggys pants li conoscevo e li capivo: c’era e c’è uno stile, che a me non piace, ma che aveva e ha un significato: l’appartenenza a un gruppo, ad esempio, che negli adolescenti è una forte necessità. Tradotti in moda, naturalmente il loro significato originale sbiadisce, ma rimane la necessità che è sacrosanta. Invece per i jeans calati non c’è altra spiegazione che quella di mostrare le mutande, un gesto stupido, privo di provocazione, triste. Per quanto riguarda l’avvenenza poi, il sedere tagliato in due non può essere bello, molto meglio un paio di calzoni che fasciano là dove devono fasciare, ma non troppo se no appiattiscono. Noi di Patuasia amiamo le regole e la correttezza, ma non quando questa collima con l’ipocrisia.
24 novembre 2010 a 07:35
Non c’è di che Bisker One, scagassa è un termine molto popolare. Quello che fa incazzare è che la moda e gli stilisti si divertono a imporre i loro gusti e ci riescono sempre! Disegni degli orrendi pantaloni che avviliscono il corpo delle donne? le donne ne vanno matte perché sono di moda! Ma quando mai la gente capirà il suo potenziale? Se un paio di pantaloni come quelli a culo di elefante fanno letteralmente schifo io non li compro e mando al diavolo gli stilisti che hanno cercato di impormeli. Siamo in una società di consumatori di massa dunque non consumare questo o quello determina l’andamento del mercato. Invece macché la massa è sempre in balia di una minoranza che fa gli affari suoi sfruttandola. Così per tutto. Questa estate avremo culi a elefante a go go…
24 novembre 2010 a 18:57
Non capisco cosa ci sia di male a seguire una moda allora… perché è di questo che si sta parlando…
non capisco perché dovrei cambiare canale…lei espone il suo parere…io altrettanto…se non le gusta, non scriva…
se quest’estate avremo culi a elefante…amen
si parla di consumismo…bene… magari lei non compra articoli di moda..bene…però credo che compri altri articoli… o si tiene vestiti vecchi secoli, li rattoppa… la classica persona con un solo paio di scarpe, che compra, se mai necessita di comprare, articoli di ogni sorta, ma di seconda mano…
Io ho pantaloni che mi cascano dal culo…non trovo necessario comprare delle bretelle o una cintura…pazienza. preferisco comprare altro che degli sciocchi vestiti la cui sola finalità è quella di riscaldare/coprire per i piu bigotti…
24 novembre 2010 a 19:23
Signor Andrea, lei non ha esattamente espresso un’opinione, perlomeno non solo, ci ha chiesto di smetterla di “smenarla sul buon costume”. Se uno entra in casa sua e la invita a smettere di fare una cosa che a lei invece garba che fa? Smette? No, lo invita a uscire di casa. Mi sembra logico. Mmadamin scrive di moda e questo continuerà a farlo, finché ne avrà voglia, se a lei l’argomento urta o lo ritiene insignificante non lo legga. A noi invece piace.
24 novembre 2010 a 20:03
Sempre più tolleranti vero?
Accetto il suggerimento, leggerò altro, con piacere,
Addio
24 novembre 2010 a 20:23
Bye!
25 novembre 2010 a 16:20
Signora Patuasia…non degeneriamo il discorso…
io non ho detto di non scrivere, anzi, mi è stato detto di non leggere e replicare… cose ben diverse…
quello che ho scritto, lo vado a parafrasare per voi, è più o meno “mi fate sorridere quando scrivete sul buon costume”
Secondo…un blog pubblico non è una abitazione privata.
Se la signorina in questione non riesce ad affrontare le critiche fate un blog privato, scegliete se pubblicare o meno i commenti…
Sarei curioso di sapere…se la signorina segue le mode o ne parla e basta…
facile non rispondere alle domande, più che pertinenti, e dire di leggere altro…
sinceramente, col cuore, vergognatevi.
a voi piace scrivere, non piace essere criticati. E qui non si parla di politica… e nemmeno di economia(per coloro che continuano a parlare di consumismo). si parla di gusto. il buon costume che volete, ma che non si può criticare… lo stesso buon costume che vi fa dire di leggere altro e non scrivere/commentare se noi non siamo d’accordo.
saluti