Scommettiamo che…
Per Ego Perron, Presidente dell’Union Valdotaine, l’élite valdostana sarebbe formata dagli allevatori che investono il loro tempo e denaro (anche nostro, visti i contributi), allevando vacche poco produttive, destinate alle batailles de reines. Quella è l’élite! Non i contadini e gli allevatori che sudano per creare un po’ di economia (superassistita), vuoi con i formaggi, con la carne e i numerosi prodotti enogastronomici, no! La ciliegina sulla torta del mondo agricolo è quella delle scommesse. Dei contributi a vuoto. Ma in fondo ha ragione. Les racines affondano non nel terreno del libero mercato, dell’intraprendenza, della meritocrazia, ma in quello della grande e finora vinta, scommessa con lo Stato.
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5 novembre 2010 a 09:06
a parte qualche fine glottologo, credo che non siano in molti a sapere che nell’uso comune del francoprovenzale, in particolare quello valdostano, l’espressione “bihe d’hérin”, letteralmente bestia di hérin, mucca di hérin, quindi mucca nera da bataille des reines, sia usata per qualificare una persona, nel peggiore dei modi, come persona spregevole, cattiva, non affidabile, falsa, attaccabrighe, e chi più ne ha più ne metta.
Il contadino valdostano, quello che allevava mucche per avere latte e burro buono e di qualità, in quantità e qualità superiore rispetto a quello prodotto dalle bihes d’hérin, non amava granché queste mucche nere, poco produttive, nervose e attaccabrighe, dalla carne dura e muscolosa. L’unico loro lato positivo? Erano più robuste e si adattavano meglio ai pascoli in notevole pendenza, pascoli che ora nessuno frequenta più.
Avete mai visto una mucca nera regina del latte? Bisognerebbe eliminare del tutto dall’alpeggio le mucche pezzate.
Ma rispetto alla qualità del prodotto, noi abbiamo fatto una scelta: preferiamo le batailles des reines, a qualcuno rendono di più.
5 novembre 2010 a 09:10
Però Bruno,se non ci fossela passione per le Batailles molti allevamenti avrebbero chiuso da parecchio tempo. E’ una passione che invoglia ancora ad allevare e quindi a mantenere in buono stato una parte del nostro territorio che altrimenti sarebbe sicuramente abbandonato.
Poi non vuol micadire che il prodotto delle nere sia di qualità minore rispetto a quello delle pezzate,con la selezione si può arrivare ad un buon prodotto anche se magari con quantità inferiori.
5 novembre 2010 a 14:41
@ michel: se la fontina delle nere costasse il doppio di quella delle pezzate rosse potrei anche concordare. Ma così non è: v. http://www.anaborava.it/rzz_duplice.html. Quindi dal punto di vista economico non ha alcun senso allevare (e sovvenzionare)le nere.
5 novembre 2010 a 16:03
Ci sono tradizioni ben peggiori come la corrida ad esempio… ci sono allevatori che si fanno il culo dalla mattina alla sera e sono ben contenti di avere una reina piuttosto che una bella pezzata… bisognerebbe chiedere pareri non solo a pochi grandi allevatori…
non tutto è merda…e se anche ce ne fosse molta..non tutto si deve buttare
5 novembre 2010 a 16:50
Non tutto è merda e non tutto è da buttare, è verissimo, signor Andrea, ma vede quando un noto esponente di un notissimo e potente partito distingue una parte di allevatori in élite, fornisce delle indicazioni precise e sono queste indicazioni che noi critichiamo. La batailles de reines non è produttiva in nessun senso, neppure in quello turistico. E’ altra cosa, più vicna alla lobby, al controllo del voto, a qualcosa di chiuso e di malsano. Che si faccia, ma senza enfatizzarla troppo, senza dare contributi che non servono a niente, se non a fertilizzare il giro illecito delle scommesse.
5 novembre 2010 a 18:35
I contributi servono affinchè quelli che si fanno il culo da mattina a sera riescano a tirare avanti.E se non ci fosse la bataille molti avrebbero già chiuso.
La Bataille des reines è produttiva visto il fatto che riesce a mantenere vivo qualche allevamento in più.
5 novembre 2010 a 20:43
ps: i contributi non sono dati dall’unione europea?
domanda stupida ma credevo che per il verde fosse cosi…poi non so molto sull’argomento
5 novembre 2010 a 21:17
Si,molti contributi arrivano dall’Unione europea,la maggior parte.
6 novembre 2010 a 01:17
Ho sempre trovato abbastanza vergognoso che soldi pubblici, e in particolare soldi dell’unione europea destinati alle aree svantaggiate a sostegno di una agricoltura asfittica e moribonda vengano destinati in gran parte per sovvenzionare una razza poco produttiva (la pezzata nera) rispetto ad una razza più produttiva e di maggiore qualità (la pezzata rossa).
E questo solo per far piacere e per accontentare un tipo particolare di allevatore il cui scopo principale NON è la produzione e la salvaguardia dell’agricoltura, i fini cioè per cui vengono rilasciati i contributi.
Occorrerebbe invertire la tendenza, promuovendo la pezzata rossa e limitando la pezzata nera.
Così farebbe e ha sempre fatto qualsiasi contadino, senza contributi di alcun tipo.
6 novembre 2010 a 05:59
si porta poi all’estinzione una specie…
operazioni molto complesse a mio avviso che verrebbero abbandonate o affiancate a altri contributi…
6 novembre 2010 a 09:18
estinzione della specie? non scherziamo.
W le mucche rosse, abbasso le mucche nere!
6 novembre 2010 a 20:00
mah,mucche rosse ok per il latte, ma le nere e castane per la battaglia è meglio.
8 novembre 2010 a 17:31
@Bruno Courthoud
non confonda la castana con la pie noire!
I vecchi allevatori valdostani hanno quasi sempre avuto in stalla uno o più capi di pie noire ( rustiche ed adatte alle nostre pentes) mentre l’avvento delle zatagneie é recente e, come sappiamo importato dalla suisse. Trovo ( sono pie-noire!) sia corretto dare contributi a quegli allevatori che tengono in stalla qualche pie noire, il cui numero é ormai al lumicino, così come si danno contributi ai frutticoltori che coltivano alcune particolari varietà ad es di mele o pere che il mercato ha messo al margine.
Quanto alle batailles la vulgata vuole che servano anche a trattenere e/o avviare i giovani alla professione di allevatori di bovine da latte, ed ora anche di caprini – les batailles des chèvres- il discorso é complesso, io mi sono fatta persuasa che les batailles servano anche a rafforzare un sentimento di appartenenza ad un mondo che, in via di profonda trasformazione, si vorrebbe fermare et figer à jamais.
Per chi fosse interessato al discorso Batailles, Hérens ed annessi consiglio un libro ormai un po’ datato ma sempre valido : “Le Pays où les vaches sont reines” di Bernard Crettaz,già docente di antropologia all’Université de Genève. Lo potete trovare in biblioteca regionale.
8 novembre 2010 a 17:42
Sono d’accordo sul mantenere vive le tradizioni, senza però tramutarle in religione. Benissimo le batailles des reines, ma che queste non diventino l’unico overo biettivo o peggio alimentino un mercato clandestino come quello delle scommesse. Meglio puntare sulla sana produttività che vuole pezzate rosse, poi in stalla che ci sia pure la reine pie noire. Sui contributi europei destinati alle razze bovine in via di estinzione, le ricordo la truffa perpetrata da alcuni allevatori valdostani che hanno usato sperma di toro svizzero non previsto dal disciplinare della razza autoctona.