Lifting al crimine
Fra le tante domande che, noi di Patuasia, ci poniamo una è questa: perché tanta attenzione da parte della pubblica amministrazione verso la legalità, quando al suo interno ci sono fior fiori di nomi che contro la legalità hanno combattuto e perso? Abbiamo cercato una risposta che può essere semplicistica, ma che potrebbe toccare il nervo giusto e far nascere un interessante dibattito. Dunque, secondo noi, una buona parte della classe politica dirigente cerca di rafforzare lo stereotipo della criminalità organizzata che, pur esistendo e prosperando ancora oggi, ha fatto il suo tempo. La nuova criminalità, quella che ha intrecci complessi con la politica, ha un volto non ancora ben conosciuto, diciamo che indossa il burka. Quindi, alimentando l’immagine convenzionale, con la quale non si hanno rapporti per questioni di “buon gusto”, si protegge quella più evoluta con la quale invece si fanno gli affari. Il folclore criminoso farebbe da schermo a quello del giacca e cravatta-delibera-accordo di programma-incarichi fiduciari. Nei convegni si parla molto di contrabbando di droga, meno di turbativa d’asta, ancor meno dei numerosi affari che girano intorno ai soldi pubblici e che rendono cospicue mazzette, voti e favori vari. Questa è la nuova mafia, almeno una parte di essa, quella dei soldi puliti. Ma l’immaginario collettivo viene nutrito non più con storie di lupara, ma con quelle di sottomarini carichi di droga: molto più avvincenti di quelle che raccontano di precipitose sedute di consiglio.
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2 novembre 2010 a 07:45
Eh già, brava Patuasia, ci hai proprio azzeccato. Poi ci sono i personaggi con i quali si fanno affari su affari, che devastano -autorizzati dal potere politico- intere vallate con le loro opere-porcata, che vengono ringraziati anche pubblicamente per la “collaborazione” (?!?!!!!) con la Pubblica Amministrazione, e che poi -sotto sotto- hanno una fedina penale piena di assegni a vuoto, violenze, falsi ecc. Ma di questi qui in pubblico vedono solo gli aspetti “lodevoli”… e tutti gli si inchinano. Oppure quelli che li conoscono bene nella loro mafiosità non osano opporvisi neppure con gli strumenti legali a disposizione di tutti (per esempio facendo una lista alternativa alla loro in occasione di elezioni comunali), salvo poi lamentarsi per 5 anni di come malgovernano. Così è la Vallaye de nos-s-atri!
3 novembre 2010 a 20:05
possiamo chiamare il tutto come atto di “distrazione di massa” ad uso del popolino distratto o addirittura come “depistaggio” a scopo mediatico?
Siamo comunque in presenza, come in tutta Italia, di un sistema “gelatinoso”.
Prendiamo, ad es, il caso di La Thuile. Craxi e Ligresti (sentenza All Iberian) hanno investito ingenti somme per le loro operazioni immobiliari (operazione Planibel e dintorni), soldi, almeno in parte, di provenienza illecita.
La Regione, con i nostri soldi, ha favorito e sovvenzionato l’impresa mediante finanziamenti a gogo per la realizzazione dell’impianto di arroccamento (funivia) e per tutti gli altri impianti del comprensorio sciistico.
Il comune ha favorito le varie operazioni, d’accordo con la regione, con il proprio piano regolatore.
E’ impossibile pensare che nessuno fosse a conoscenza della dubbia provenienza dei capitali milanesi.
La collaborazione continua. Come abbiamo appreso da notizie di stampa, l’ex sindaco Roulet Gilberto, che aveva cominciato la sua carriera come battipista, ora, dopo tre legislature da sindaco, evidentemente per meriti acquisiti, è stato eletto presidente della società delle funivie. Tra i soci di minoranza l’Immobiliare Milanese del gruppo Ligresti.
Se non sbaglio, il comune di La Thuile è ora, se non l’unico, uno dei pochi comuni valdostani a conduzione Pdl. Tutto si tiene.
Ed è solo uno dei vari esempi che possono essere citati.
4 novembre 2010 a 08:17
Ecco, Bruno, una delle cose che dici mi incuriosisce da sempre: perché sindaci o ex sindaci o assessori, insomma tutto ‘sto sottobosco di personaggi UV o PdL o PdL senza elle, o Palude Alpina o Federation (qualcuno mi spiegherà un giorno che differenza c’è tra tutte ‘ste sigle?!??) ci tiene così tanto alla gestione degli impianti a fune da fiondarcisi letteralmente appena può? L’ex sindaco di Valtournenche, appena appresa la notizia dell’acquisto della società di impianti del Cervino dalla Regione, ci si è letteralmente catapultato abbandonando la guida del Comune. E così decine di altri casi: ad Ayas addirittura c’è più di mezza giunta comunale nel CdA di Monterosa Ski; a Champorcher l’ex presidente della Comunità montana Mont Rose (“invitato” da Iddu a farsi da parte per lasciare il posto a Ornellina B.) è ri-diventato presidente delle Funivie; a La Thuile la stessa cosa, come ci ha detto Bruno qui sopra. Ma PERCHE’???? me lo spiegate, visto che non ovunque i compensi sono così ghiotti?
4 novembre 2010 a 09:08
“controllo democratico”?
qualcuno ha mai provato a fare il calcolo di quante e quali contribuzioni regionali (soldi nostri) vengono annualmente riversate sulle società di impianti per facimento, rifacimento e sistemazione piste, facimento, rifacimento e sistemazione impianti, cannoni sparaneve dappertutto, ecc.? Il tutto disciplinato da apposite leggi regionali che non riescono a stare dietro alle richieste.
Non dimentichiamo che siamo la provincia, chiamata ufficialmente regione, più assistita d’italia.
Non so se avete letto, qualche giorno fa, su La Stampa, il servizio sulla regione Molise (due province: campobasso e isernia, tanto per non poter dire che si tratta di una regione con una sola provincia, 300.000 abitanti), dove l’Iddu locale si chiama Michele Iorio.
Escluse le regioni a statuto speciale, è la regione più assistita l’italia. Leggendo l’articolo, ed i metodi usati da Michele Greco per ottenere l’enorme consenso che ha, sembra che si parli non del molise, ma della valle d’aosta.
4 novembre 2010 a 09:32
@ Mistery
Aldilà della carica, che consente comunque introiti interessanti senza mai degenerare in lavoro, vanno considerati gli acquisti di materiale, dalle infrastrutture alla manutenzione. Sarebbe per esempio interessante vedere se la Valle d’Aosta paga e ha pagato gli impianti di risalita più o meno di quanto fatto da altri per realizzazioni equivalenti. Mi pare di ricordare per esempio (ma chiedo a Bruno di correggermi se del caso) che qualche anno fa la Leitner “donò” trecento milioni di lire, a motivo della sua fede nello sviluppo del turismo invernale valdostano. Davvero l’offa fu motivata da simili considerazioni? Più cattivo: fu la sola regalia investita in Valle? Capita a fagiolo un post sull’argomento di Luciano Caveri, che ovviamente ne sa molto più di noi… http://www.lucianocaveri.com/blog/2010/11/04/impianti-quanto-ci-costate
4 novembre 2010 a 12:02
nessuna azienda “dona” mai niente, al massimo “investe” in pubblicità o “ringrazia” per favori avuti. Ma sia la pubblicità che i ringraziamenti, alla fin dei conti, li paghiamo noi consumatori.
4 novembre 2010 a 12:32
eh eh eh eh… Già. Clotilde ha ragione! poi, ad essere pignoli, ci sono anche le altre forniture, di materiali per sistemazioni versanti, strutture di protezione delle piste ecc. Sarebbe simpatico analizzare un po’ di dati “storici” di strutture societarie di aziende fornitrici di materiali e ci si farebbe un po’ di buon sangue!!! E non dimentichiamo le assunzioni di personale, fisso e stagionale (ogni operaio o skiliffista, di solito tiene famiglia e ogni famiglia vota….), a totale discrezione dei Presidenti o degli AD…
4 novembre 2010 a 14:06
A leggere il post di Caveri mi chiedo se la logica che muove gli impianti di risalita sia quella che si usa per gli impianti sanitari. Poca-nessuna concorrenza, prezzi stratosferici!