Aosta non crede alle lacrime


Ingresso di un Pub a Londra. I nostri bar sono così fioriti e curati?

A quanto pare per molti commercianti e ristoratori di Aosta la stagione è andata a male. Si lamentano. Loro secolare abitudine. Erano disperati anche quando via De Tillier era stata chiusa al traffico. Lacrime e sangue quando lo stesso destino fu seguito da via Eduard Aubert e via sant’Anselmo. Piangere è una loro prerogativa. Non di tutti, ma di molti. Altra abitudine è sperare. In cosa non si sa. La parola magica è: Movida. Come, se una città diventasse turistica grazie alla sola magia di locali aperti e scoreggianti musichette a palla. Non passa loro per l’anticamera del cervello che una città può diventare attraente solo se è bella! Con dei buoni servizi e un’offerta di alta qualità. Nonché di buone idee che non siano quelle riciclate da altri contesti dove sono venute a noia. L’immagine che hanno di città si riduce al basso profilo di una discoteca a cielo aperto o di una perenne baraccopoli. Quella dell’intera Regione a un parco di divertimenti.

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2 commenti su “Aosta non crede alle lacrime”

  1. Bob Sinisi Says:

    Patuasia, ti leggo sempre con piacere e concordo con il 99,9% di quello che scrivi, però quando tocchi il tasto “vita notturna” mi indisponi un po’. In quale città vivi per assistere a questa clamorosa “movida”?
    Passino il basso profilo di una discoteca a cielo aperto e la perenne baraccopoli (sto con te), ma nightclubbing non significa esattamente “scoreggine musicali”. I Murazzi a Torino rappresentano esattamente il contrario.

  2. patuasia Says:

    Signor Bob, non sono contraria alla vita notturna in sé, sono contraria a un’immagine di vivacità stereotipata e consumistica. Non c’è solo un modo di vivere la notte, ce ne sono tanti e originali, basta inventarli con l’empatia verso i nuovi bisogni. Sono contraria al casino, agli ubriachi che urlano e spaccano bottiglie contro alle colonne della vasca in piazza Narbonne, sono contraria al degrado in tutti i sensi. Mi sembra che i Murazzi abbiano e continuino a creare un po’ di problemi, perfino l’esercito è stato mobilitato per contenere lo spaccio e le risse. Sono completamente d’accordo per i locali di qualità e che rispettano le regole, ma intuisco che le esigenze di una buona parte dei nostri ristoratori, punti più verso un certo tipo di modello (peraltro invecchiato). Per poi prendere ferie in estate e tenere chiuso la domenica! Chiedo un minimo di vivacità intellettuale e imprenditoriale, tutto qui. Ma chiedo troppo.


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