Nozze gay ad Aosta


Tratta da Internet

“Amato amante, dovunque tu vada il mio amore ti segue, dovunque io resti il mio desiderio ti abbraccia.” Queste parole sono di Sant’Anselmo di Aosta dedicate a Gilberto uno dei suoi amori. Chissà se questo aspetto della sua vita è stato ricordato nelle celebrazioni per il IX centenario della sua morte. Eppure è stato un aspetto importante e in quel tempo neppure negato. Con questo illustre predecessore, la città di Aosta potrebbe farsi garante delle coppie omosessuali. Con un gesto simbolico, come ha fatto a Torino il sindaco Sergio Chiamparino, il nostro Bruno Giordano potrebbe celebrare le prime nozze gay del capoluogo. Invitare il prossimo Gay Pride. E non dimentichiamo che Aurelio Mancuso, per lunghi anni Presidente dell’Arcigay, è nato proprio qui, ad Aosta! Di segni, passati e presenti, ce ne sono a sufficienza per aprire una porta doverosa, per dare un’impronta di civiltà.

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28 commenti su “Nozze gay ad Aosta”

  1. libero Says:

    Non credo che Giordano abbia idee così aperte e poi che ne direbbe il Vescovo Anfossi? No, mi sa che nessuno in Valle d’Aosta approverebbe un’idea così bella, forse la Sinistra, l’IdV, i Grillini , le Associazioni dei gay, ma gli altri… . Per il turismo sarebbe geniale!

  2. giancarlo borluzzi Says:

    Il mio tasso di condivisione dei contenuti di questo post eguaglia la percentuale indicante il mio gradimento della “linea politica” di Lattanzi e Zucchi verso l’UV.
    Zero virgola zero periodico.

  3. Alessandra Piccioni Says:

    Veramente qualche anno fa il Consiglio Comunale di Aosta approvò a stragrande maggioranza una mozione che chiedeva ai fuuri rappresentanti della VDA a Roma(si era in campagna elettorale) di votare a favore dei Pacs.
    In quell’occasione Giordano fece un appassionato intervento in tal senso.Chissà?

  4. Paolo Sizzi Says:

    La perversione non è amore.
    La Famiglia è solo eterosessuale.

  5. patuasia Says:

    L’amore omosessulae non è perversione è amore.

  6. giancarlo borluzzi Says:

    Di un’anguria si mangia la polpa rossa e si butta via la buccia verde. Volendo, si può mangiare la buccia verde e buttare via la polpa rossa. Non è reato, ma è perversione in quanto va contro le leggi della natura.

  7. patuasia Says:

    L’anguria è prodotto di natura sia nella buccia verde sia nella polpa rossa.

  8. giancarlo borluzzi Says:

    La natura ha stabilito cosa un essere umano mangia e cosa butta via. Nel mio Friuli natio le bucce di anguria vengono date da mangiare ai maiali. E il prosciutto di San Daniele fa una concorrenza spietata a quello di Parma.

  9. Frank Says:

    “La perversione non è amore.
    La Famiglia è solo eterosessuale.”

    Sono disgustato da questa affermazione..

    “va contro le leggi della natura.”

    Ma cosa vai farneticando??????? Sai quanti animali omosessuali ci sono in natura? Ben 1.500 specie tra cui delfini, uccelli, pecore per non parlare di casi relativi a cani, gatti, gabbiani, anatre, elefanti, leoni, trichechi, orsi, cervi nonché molti altri insetti…

  10. giancarlo borluzzi Says:

    @ Frank. Le persone non sono nè delfini nè uccelli nè pecore nè cani nè gatti nè gabbiani nè anatre nè elefanti nè leoni nè trichechi nè orsi nè cervi nè insetti. Segnatelo sul taccuino.

  11. Frank Says:

    Tu hai detto che l’omossessualità è contro natura. Ora, o i delfini, gli uccelli, le pecore, i cani, i gatti, i gabbiani, le anatre, gli elefanti, i leoni, i tricheci, gli orsi, i cervi, gli insetti E GLI UOMINI non fanno parte del regno naturale/animale, oppure hai detto un’enorme cavolata…
    Sul fatto che gli uomini abbiano un cervello più evoluto rispetto agli altri è un altro discorso che non mette però in discussione il fatto che siamo ANIMALI, che ci piaccia o no!

  12. Perverso Says:

    @Borluzzi
    E dove sarebbero scritte queste leggi della natura? Mi deve essere sfuggito il best seller che le riportava.

  13. patuasia Says:

    La natura ha stabilito che due sessi sono necessari per la riproduzione, ma non ha stabilito regole morali, queste sono culturali e riflettono una precisa organizzazione sociale fondata su due ruoli chiusi in se stessi: il maschile e il femminile. La cultura, che in questo caso deriva da una scoperta scientifica e, per essere precisi chimica, ha liberato la donna dall’imposizione del suo ruolo di fattrice, e ha liberato il sesso dai rigidi luoghi comuni. Femminile vuol dire tante cose così come il maschile. L’essere umano li contempla entrambi. Allora perché volere a tutti i costi salvaguardare ancora un vecchio modello culturale che non riflette più la società? Quando sarebbe più civile e pacifico contemplare nelle persone molteplici affettività? Perchè non di solo sesso si tratta, ma di sentimenti e di diritti.

  14. giancarlo borluzzi Says:

    @ Frank. Gli esseri animati che tu citi in lunga sequenza appartengono alla fauna. Tu e io siamo inseriti in un altro contenitore.

    @ Perverso. Per me vale il detto ” meglio avere il deretano gelato anzichè un gelato nel deretano “.
    Se per te fosse preferibile l’esatto contrario saresti perfettamente in linea col tuo nome.

    @ Patuasia. Siamo convergenti su tanti temi, ma in questo per nulla.
    La natura ha pure stabilito delle regole, ma sarebbe troppo lungo dissertare in merito.
    Vedo però che tu sei scivolata in un tema a latere, quello della donna “liberata dal ruolo di fattrice”: neanche qui concordo.
    Ma non perchè ritengo che l’uomo imponga alla donna di sfornargli dei pargoli, bensì perchè il ruolo di “fattrice” è quello cui la donna pensa in modo preminente già ben prima del matrimonio (una nota donna in politica, il cui nome appare in questo blog, disse recentemente: “devo verificare se il mio lui sarebbe un buon padre per i miei figli”, posponendo come importanza la storia a due al compito allevatorio!)e in misura totalizzante con i figli attorno, con troppe suocere e nonne che interpretano la loro vita quali affiancatrici di parenti neomamme in un compito di drammatizzazione del banale, inventando problematiche per il solo gusto di poi gioire interiormente pensando di averle risolte.
    Patuasia, la realtà femminile è sovente questa, non quella che tu romanzie e, credo, sei consapevole che stai romanzando!

  15. Frank Says:

    @Borluzzi: Quindi tu vuoi dire che la fauna va contro natura?

  16. giancarlo borluzzi Says:

    @ Frank. Voglio dire che la fauna ha regole sue che non mi interessa approfondire.

  17. Frank Says:

    Non ti interessa approfondirle, ma sarai d’accordo con me a questo punto che l’omossesualità NON vìola nessuna “legge della natura”!
    Comunque direi di finirla qui, che tanto non credo che ci muoveremo dalle nostre idee!

  18. perverso Says:

    @Borluzzi
    Vedo che non risponde. Non ha idea di dove siano queste fantomatiche leggi della natura. Colto in fallo (!) cambia discorso.
    In realtà, tutto ciò che avviene in questo mondo, per il solo fatto che avvenga e possa avvenire, è naturale.
    La sua avversione per il gelato non ha nulla a che fare con le leggi di natura, ma è culturale. E’ la cultura a condizionarla, però guardi quel consigliere provinciale di Roma che le combina…
    Per altre persone, creature della natura quanto lei, questa avversione non c’è. Vi dividono diverse formazioni culturali. In quanto a me, non amo il gelato ma non mi intrometto (!) nelle scelte di chi lo ama.

  19. patuasia Says:

    Ha ragione il signor Frank: la questione è troppo delicata per discuterne in questo spazio e poi abbiamo posizioni troppo distanti: per lei, signor Borluzzi, è questione di natura, per me è questione di cultura.

  20. giancarlo borluzzi Says:

    @ Patuasia. Per me natura e cultura sono i due lati della stessa medaglia. Comunque ok allo stop sugli amori non tradizionali.

    Però a latere è uscito un altro argomento di discussione, che a me interessa anche perchè sto scrivendo un “libro” in merito, anche se non so se vedrà mai la luce.

    Riguarda il rapporto uomo-donna, come lo vedo io.
    La mia tesi è agli antipodi di quella patuasiana secondo cui la donna si è liberata del ruolo di fattrice.
    La mia esperienza di bimammo mi ha fatto vedere il rapporto predetto sotto una luce magari poco standard ma che ritengo essere quella giusta.
    Per cui se Patuasia replicasse in merito alla mia convinzione secondo cui il desiderio maggiore, talora totalizzante, della donna è proprio quello di essere fattrice avrei il parere di una persona illuminata in più nel mio carniere dei punti di vista della controparte.
    Danke schon.

  21. patuasia Says:

    @ Borluzzi. La pillola ha permesso alla donna di poter scegliere e non solo subire la maternità. Questa nuova libertà ha concesso all’universo femminile nuove esperienze che l’hanno portato oltre le consuete pareti domestiche e incrinato il suo ruolo storico. Non è più solo l’uomo a portare i soldi a casa. Quello che era definito 100 anni fa non lo è più oggi. La trasformazione è evidente che lo si voglia o no. Oggi, la donna non è più inchiodata al suo ruolo naturale, anche lei è entrata nel palcoscenico della storia. La fissità della natura che vedeva contrapposti i due sessi, è via via sostituita dalla loro progressiva indifferenziazione. La composizione sociale è destinata a cambiare; l’edificio ritenuto immutabile e solido perché poggiante su basi ritenute “naturali”, non sarà più lo stesso. Non si tratta di condividere, bensì di capire i cambiamenti. Certo ci vuole coraggio, perché le idee vecchie rassicurano, sono comode. Interrogarsi sempre ci permette di comprendere il mondo, unica possibilità per non sentirci spettatori estranei e pertanto deboli. Difficile spiegare in poche righe concetti così articolati, mi scuso per l’inevitabile ermetismo.

  22. giancarlo borluzzi Says:

    Non condivido il discorso di Patuasia: riguarda un aspetto marginale della donna nonchè un 12% delle stesse. Il maschio, sognatore imbecille, proietta l’immagine della sua donna in un iperuranio in cui è bello conquistare. La donna lascia fare sapendo che più lui proietta e più lei si avvicina alla maternità, vetta somma nella sua hit parade delle cose importanti della vita. Detto da altra angolazione: lui e lei hanno 1000 grammi di interessi per il mondo che sta attorno. Ma l’uomo il suo kg lo suddivide in 43 rivoli,che, proprio per il fatto di essere tanti, sono pure superficiali. La donna investe 943 grammi nel pensiero dei figli (che non necessitano di tutti questi grammi), anzi esce da se stessa perchè vive nei pupi, ridendo o piangendo in sintonia con loro; una vita riflessa non tipica dell’uomo, quanto meno non in tale proporzione. Nulla è giusto e nulla è sbagliato: tutto è allineato al modo di essere maschile e a quello femminile, ma non c’è complementarietà, solo potenziale conflittualità visto che l’una è miope e l’altro presbite. Le donne erano così mille anni fa e saranno identiche tra mille, come pure i maschi. In tale contesto le parole sulla liberazione della donna dimostrano l’impossibilità dei due mondi di capirsi a fondo: le monadi di Leibnitz, monadi senza finestre sull’altro. Amara battuta finale che farà caricare il fucile e cercarmi da parte di Patuasia: posto che ciascuno segue il proprio istinto e fa i suoi interessi, direi che l’esperienza porta l’uomo ad accantonare le proiezioni e considerare in modo benevolo il concetto di velina.

  23. patuasia Says:

    Borluzzi@ Diciamo che i nostri sono due punti di vista molto diversi, non tanto culturali quanto comportamentali: lei ha idee preconcette che cerca in tutti i modi di difendere e confermare, io non ho idee mi limito a osservare e registrare i cambiamenti che, lei ci creda o no, sono irreversibili.

  24. giancarlo borluzzi Says:

    Io non ho idee preconcette, io “proiettavo” nel senso preindicato, poi l’esperienza mi ha creato convinzioni. Diciamo che io fotografo l’interno della donna, Patuasia invece guarda le cattiverie esterne degli uomini verso le donne. Come dire che uno parla di patate e l’altra di scarpe.

  25. superreina Says:

    Scusate se mi intrometto, ma la pillola non è stata una cattiveria. Un uomo che fotografa l’interno di una donna? Molta presunzione…. Mi sembra che la mia amica Patuasia abbia uno sguardo diciamo antropologico che va al di là delle singole esperienze.

  26. giancarlo borluzzi Says:

    @ Superreina. Trovo singolare che tu giudichi presuntuosa la capacità maschile di fotografare l’interno di una donna. Quanto meno per immortalare la caratteristica principale della medesima, l’aspirazione alla maternità vissuta normalmente a 18 anni ma poi via via debordante fino a diventare ossessiva, poniamo, a 38.
    Diciannove anni fa,il 22 luglio, sono rimasto vedovo. Tutte le donne con cui ho avuto poi a che spartire si sono mosse più o meno delicatamente per capire se i miei due figli sarebbero stati un ostacolo per averne con loro.
    Ci sono tre miliardi di donne sul pianeta Terra. Sono come (absit iniuria verbis,il parallelo calza) tre miliardi di automobili tutte diverse come carrozzeria ma identiche nel motore che le muove verso una realizzazione identificata nel diventare madri. Talora il maschio è uno strumento per il conseguimento del fine.
    Ma il problema non risiede nella maternità (o nella paternità), bensì nel modo di vivere la maternità, modo che troppo sovente impone alla coppia ritmi diversi da quelli che l’uomo si sarebbe aspettato o avrebbe gradito e che sono diversi perchè c’è una concentrazione sbagliata della donna nel far dipendere ogni cosa dai figli.

    Non capisco poi cosa centri la pillola in tutto ciò, è un puro fatto tecnico.

  27. lamontanara Says:

    Ci capisco poco di antropologia, ma quello che appare chiaro è che avete imboccato due strade diverse. Come dice Superreina, Patuasia vede il problema in senso generale, Borluzzi da un’angolatura personale. Infatti non ha capito che la pillola ha realmente liberato la donna dal suo essere solo una fattrice, molte donne non sono madri e neppure hanno intenzione di diventarlo, dal punto di vista sociale questa è una rivoluzione che inevitabilmente ha generato e genera cambiamenti anche nel ruolo maschile.

  28. giancarlo borluzzi Says:

    @ lamontanara. Sono mediamente uno su tre i miei amici da lunga data che non si sono separati. Pensando alle loro scelte, ho tratto convinzioni che definirei statistiche, senza angolature personali. Statisticamente attribuisco all’incapacità femminile di gestire la maternità in sintonia con il partner la causa primaria scatenante la crisi di coppia.
    Io noto evidenti dinamiche che le donne sono ben poco portate a indagare, allo stesso modo che gli uomini hanno difficoltà a comprendere quanto nei loro comportamenti è poco deglutibile per la controparte. La mia non è un’angolatura visiva personale perchè rimasto vedovo, dopo un periodo di pensamenti, ho deciso che, mentre avrei accettato una nuova moglie e basta, mi sarei incasinato la vita con moglie più figli da quest’ultima e donne non vogliose di figli non ne ho mai incocciate.Quindi parlo da persona informata dalle esperienze altrui.
    More solito, pure tu,montanara, sbavi sulla pillola: pari dire che la coppia non parla mai di figli e la donna, senza confrontarsi, usa la pillola a insaputa del partner…
    Secondo me le donne intenzionate a non divenire “fattrici” sono diffuse quanto le mosche bianche.


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