La prova del nove
Quelli dell’Alpe sono come le vedette, nel senso che gli piace stare a guardare. A distanza di qualche mese dalla nascita, del giornale che dovrebbe essere lo strumento del partito, non se ne sa ancora nulla. Tutto è fermo sul chi-sarà-il-direttore? Eppure la strada per uscire dall’impasse dovrebbero conoscerla. Non sono forse quelli che sventolano fieri la bandiera della meritocrazia? Quelli della trasparenza e dell’onestà? Quelli del nuovo modo di fare politica? Allora what’s the problem? Che bandiscano un bel concorso per titoli e su invito e voilà che tutto si risolve. Ma, forse, la semplicità della soluzione e, soprattutto, l’eventuale, inusuale coerenza che in politica scarseggia assai, non piace neppure a loro.
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28 giugno 2010 a 20:02
Mi ricordo ancora bene i discorsi in campagna elettorale, tutti incentrati sulla differenza nel modo di fare politica, possibile che siano proprio tutti uguali? Ditemi che non è vero!io non ci credo.
29 giugno 2010 a 11:54
No, non sono tutti uguali: c’è chi ruba e chi no. C’è chi vuole il metrò e chi no… Mi sembrano già delle belle differenze. Però è anche vero che i meccanismi che intercorrono all’interno dei partiti si somigliano. Personalismi, invidie, rivalità, meschinità… sono alla portata di tutte le sigle, purtroppo. Per cambiare veramente occorrerebbe lavorare anche su se stessi, migliorare la qualità del proprio essere, ma questo implica un certo sforzo e un alto QI che è merce rara in tutte le sigle, purtroppo.