FF = Francese Flop


Abbiamo chiesto ad alcuni studenti quale fosse la materia più odiata, ci aspettavamo la matematica, invece ci hanno risposto: il francese. Pur nella limitazione del “sondaggio” (una decina di ragazzi appena), vale la pena fare una riflessione. La prima cosa che balza all’occhio è che la motivazione storica-ideologica che da sempre giustifica l’insegnamento della lingua di Molière, è fuori tempo. Non interessa. Non motiva. La cosa non ci sorprende. Nonostante le continue iniezioni di retorica sulle nostre origini, i giovani hanno prodotto anticorpi sufficientemente robusti da risultare immuni. La lingua è cosa viva non regge sui fantasmi. La storia dunque ha fatto flop, perché è impossibile volgere lo sguardo sempre all’indietro: si resta di sale. Il francese oggi si sorregge solo su stampelle di regime. Arma di selezione, di protezionismo. Difficile da amare. Così difficile che neppure la naturale propensione al suo apprendimento (siamo confinanti con paesi francofoni), riesce ad avere il sopravvento sull’antipatia involontariamente indotta. L’amore non si costringe. Così difficile che neppure la sua implicita ricchezza riesce a trasformarsi in opportunità. Del francese se ne può fare a meno! Se vogliamo usufruire della retorica sui padri, possiamo solo rilevare come questi siano stati traditi proprio dai loro legittimi figli che della lingua madre hanno sostituito una matrigna. Alla domanda, posta dalla consigliera regionale dell’ALPE, Patrizia Morelli, all’assessore all’Istruzione, Laurent Viérin: ” Le français au Val d’Aoste est-t-il encore considéré une langue maternelle?”  (ANSA), rispondiamo noi: no, non più. La lingua madre si parla, mentre in Valle si strumentalizza.

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31 commenti su “FF = Francese Flop”

  1. giancarlo borluzzi Says:

    …quasi quasi mi iscrivo a Patuasia! Però non mi quadrate per nulla: qui partorite un post suppergiù perfetto e poi tifate per Alpe in cui sono confluiti RV(peggio ancora dell’UV sul francese) e VdAVive( fotocopia dell’UV in merito), nonchè i Verdi che sull’assurdità dell’integralismo francofono sono sempre stati iperzitti…

  2. poudzo Says:

    Signor Borluzzi, niente di più facile del nostro laico pensiero. Non siamo contro il francese, ma del suo uso strumentale. Non ci fregano le ragioni storiche che riteniamo desuete, oltreché non efficaci, ma ci importano quelle concrete: i confini con Paesi di lingua francese, l’importanza, anche utilitaristica, della sua conoscenza. Per questi motivi riteniamo giusto e necessario il suo insegnamento nelle scuole come lo è per l’inglese e perché no, nel futuro anche per l’arabo. Che poi nell’ALPE figurino esponenti (alcuni) con rilevanti tracce ideologiche, non lo riteniamo così significativo, il nuovo progetto politico è anche e soprattutto altro.

  3. El Pì Says:

    Con questo post avevate smentito tutti coloro che vi vedono come acritici sostenitori dell’Alpe. Tanto che mi è venuto in mente qualche RV che vi avrebbe inseguito volentieri con un bastone dopo aver letto queste cose.

    Anch’io avevo delle critiche da fare, ma poi avete modificato il pezzo e tutto cambiò.

    Beninteso meglio così, avete tutto il diritto di modificare, quando vi rendete conto di essere andati fuori fuoco.

    Resta una piccola critica: la parola “sondaggio”, anche tra virgolette è fuori luogo in questo caso.
    E un’opinione personale: studiare la letteratura francese, come si fa ai licei, è una marcia in più irrinunciabile soprattutto quando ci si confronta con il mondo accademico (ma su questo vedo che siamo daccordo).

  4. poudzo Says:

    Signor El Pì, non abbiamo modificato nessun pezzo!Semmai abbiamo aggiunto, dopo la lettura dell’ANSA di oggi, le ultime quattro righe, quelle che informano sull’avvenuto dibattito fra la consigliera Morelli e l’Assessore Viérin. Il pezzo l’avevamo scritto prima e ci sembrava giusto completare la riflessione con un’informazione. Nessun fuori fuoco, per cortesia faccia più attenzione.

  5. giancarlo borluzzi Says:

    @poudzo. Il tuo non è un pensiero laico, ma confessionale visto quanto scrivi alle 13.51. Il francese altrimenti motivato (in Vallese e Francia io mi esprimo sempre in inglese) è per te un Corano che tutti si dovrebbero sorbire. Era in auge Esprit Valdotaine che voleva anche scuole totalmente francofone: io ho sempre condiviso Esprit(scuole standard con libera scelta della lingua straniera affiancate da una scuola solo francofona) perchè so che ci sono persone veramente francofile in Valle. Mi sarei opposto a Esprit se la scuola totalmente francofona fosse stata proposta come erga omnes e non erga chi la voleva frequentare. Su francese e arabo (lingua che tu citi nonchè lingua del Corano) ognuno deve essere libero di scegliere in base a parametri personali che possono anche non coincidere con quelli di poudzo, Dino & Laurent e Carlo Perrin. Noi due siamo diversi perchè tu vuoi trovare delle motivazione per irreggimentare tutti sotto una stessa cultura, mentre io sono per le libere scelte personali che rispettano i variegati DNA dei residenti in regione.

  6. El Pì Says:

    @Poudzo: hmm trovo che anche solo “La lingua madre si parla, mentre in Valle si strumentalizza” dia un taglio diverso da prima.

    O forse è il fatto che io creda che sia proprio lì il punto ad avermi fatto avvertire uno stravolgimento del vostro messaggio.

  7. poudzo Says:

    Signor Borluzzi, lei, nonostante qualche apprezzabile sforzo, rimane in cattiva fede e con vistosi pregiudizi, pertanto che altro aggiungere? Creda di noi quello vuole.

  8. giancarlo borluzzi Says:

    @ poudzo. Non capisco, ma in questa regione è normale in quanto appare prassi consolidata il ritenere che qualcuno sia titolato a preconfezionare i percorsi culturali delle persone. Mutatis mutandis, per le lingue dovrebbe valere il trattamento concesso al menù del ristorante: uno sceglie i cibi che vuole. Mia cattiva fede e miei vistosi pregiudizi? Se mi si fornissero maggiori ragguagli in merito potrei correggermi…

  9. Paolo Says:

    Io sono valdostano doc: parlo e capisco bene il patois, amo il francese (che utilizzo soprattutto in ambito “scritto”), mi piace la lingua di Dante e mastico discretamente l’inglese.
    il francese fa parte della cultura e della storia valdostana e oltre ciò ha un legame indissolubile con il patois che fa parte dei dialetti dell’area linguistica francofona.
    Tuttavia, il francese è una lingua di arricchimento linguistico-culturale anche per chi, non essendo valdostano doc (o per altri motivi) “sente” tale lingua come “straniera”.
    Il fatto di sapere una lingua in più è sempre un fattore positivo e sicuramente male non fa (senza nulla togliere all’inglese)
    inoltre è bene ricordare che siamo una regione di confine con paesi francofoni e conoscere il francese è anche sinonimo di apertura e facilita notevolmente i rapporti (sociali e commerciali) con i nostri vicini.
    Basti pensare ad esempio al settore turistico ove il francese gioca un ruolo sempre più importante (vedi ad esempio l’invasione di francesi in estate, in particolare ad Aosta)
    bisognerebbe impegnarsi però ad applicare un bilinguismo “vero” e “completo”,soprattutto nei settori e servizi destinati al turismo,al commercio e alla cultura ( negozi, ristoranti, musei, castelli, ecc).
    Mi dica signor Borluzzi, secondo lei sarebbe uno svantaggio conoscere il francese oltre l’italiano e l’inglese?
    e se un ragazzo valdostano, frequentante il liceo linguistico (e successivamente una facoltà linguistica), sapesse parlare correttamente le seg. lingue/dialetti: patois-italiano-francese-inglese-tedesco e magari anche spagnolo o russo o cinese, sarebbe avvantaggiato o penalizzato??

  10. cesara pavone Says:

    Il patois è stata la nostra vera langue maternelle per secoli,e lo é ancora,lo é senz’altro per me, nonostante il rapido declino che l’ha quasi colpita a morte.Di certo, al contrario del francese é parlata quotidianamente. Non mi é mai accaduto di sentire delle persone valdostane parlare tra di loro in francese e forse é meglio così, perché se dovessero parlarlo come lo parlano alcune persone nei programmi RAI VdA…..
    Sarebbe ugualmente interessante avere i dati sugli ascolti dei canali radiotelevisivi francesi, o ancora constatare quante persone seguono la cronaca francese, quante conoscono gli autori francesi contemporanei non Racine o Molière o Baudelaire!
    Quanti conoscono Houellebecq ad esempio? Qual é l’ultimo libro letto in francese e quale l’ultimo film? Qual é il nome del ministro della cultura?
    ( dai é facile!) Che dire poi dell’indennità di bilinguismo? Una misura insensata, un privilegio accordato però solo ai dipendenti pubblici e non anche ai tanti lavoratori del settore turistico che magari il francese lo debbono davvero parlare!
    Il francese é stampellato dall’attuale maggioranza perché é funzionale alla rappresentazione della nostra presunta diversità,é l’involucro della nostra autonomia, la carta che avvolge la nostra gustosa caramella ai nove decimi del riparto fiscale.
    Quanto all’Alpe: qui vivra, verra!

  11. giancarlo borluzzi Says:

    Il penultimo periodo della Cesara è perfetto. A Paolo dico: ogni persona deve essere libera di costruirsi la cultura linguistica che vuole e nessuno deve essere obbligato a divenire pretesto della finzione di una regione francofona: qui il francese è presente quanto i cammelli in Norvegia. Sulle lingue: certo è meglio conoscerne tante, ma sapere il francese o meno è del tutto indifferente nel mondo. Inoltre il tempo che dedichi a una lingua lo togli allo studio di un’altra. E’ meglio conoscere una lingua bene anzichè avere due infarinature. Quale sia la lingua da scegliere alla pari con l’italiano va demandato alla singola persona, sennò è un sopruso. Si ricerca l’imposizione del francese per quanto scritto da Cesara; quanto è contemplato nello statuto regionale va aggiornato alla luce della realtà valdostana attuale e della totale libertà culturale per tutti. La specificità regionale sarà data dalla sommatoria delle libere scelte personali.

  12. Paolo Says:

    Cesare è molto grave quelle che dici perchè che non conosci la storia della Valle d’Aosta.
    il Francese in VdA è stata unica lingua ufficiale dal 1561 al 1861.
    Fino all’avvento del fascismo il francese veniva quotidianamente usato assieme al patois:
    il patois si parlava in ambiti informali mentre il francese in quelli formali ( uffici pubblici, tribunale, chiesa, ecc ecc…)
    A scuola la lingua d’insegnamento era il francese.
    Inoltre per quanto riguarda lo “scritto” veniva usato solo il francese.
    il francese è stato “annientato” dal fascismo e dall’immigrazione da altre regioni italiane.
    per quanto riguarda il declino del patois (di cui parli) dipende molto dalle zone, in molti paesi e soprattutto nelle valli laterali è ancora diffusamente parlato anche dai giovani.
    per quanto riguarda l’indennità di biliguismo ti do ragione, non serve a niente ed è una presa per i fondelli anche perchè molti dipendenti pubblici non sanno neanche cosa sia (a parte qualche comune delle valli laterali che redige gli atti, certificati e carte d’identità nelle 2 lingue..).

  13. Paolo Says:

    errata corrige:

    Cesare è molto grave quelle che dici perchè DENOTA che non conosci la storia della Valle d’Aosta

  14. raz-les-bolles Says:

    Paolo, valdostano doc, prima di dare dell’asino agli altri, leggi bene: è CesarA, non CesarE…

  15. raz-les-bolles Says:

    Paolo, in molti comuni delle valli non sanno neppure cosa SIA il francese. Prova a fare un intervento in francese in consiglio (a norma di statuto si può) e a chiedere che sindaco o segretario ti rispondano nella stessa lingua… e poi aspetta e spera!

  16. Paolo Says:

    raz-les-bolles in certi comuni valdostani per le riunioni della giunta e consiglio vengono usati alternativamente italiano-patois (a norma di legge) e francese.
    in certi comuni poi il bilinguismo “scritto” è maggiormente applicato (vedi ad esempio i certificati bilingui, le carte d’identità in francese, ecc) e almeno una parte del personale si rivolge alternativamente in italiano e francoprovenzale a seconda dell’utenza.

  17. cesara pavone Says:

    @Dear Paolo
    I’m sorry ma conosco la storia della valle d’aosta.
    Ho avuto la fortuna di avere delle ottime insegnanti di francese, dalle elementari al liceo ( Madame Manetti alle medie e Madame Lamastra al Liceo).
    Ho letto i libri di Tullio Omezzoli sull’italianizzazione della valle d’aosta
    libri in cui, dati alla mano, rileva come il francese fosse prevalentemente la lingua del notabilato e la lingua dei documenti scritti.
    Certo che so che la lingua ufficiale era quella francese( conservo dei testamenti a far data dal 1500)
    Mio nonno, Pierre Perrod e suo fratello Laurent,
    ( nati negli anni ottanta dell’800) si scrivevano lettere in francese, ma tra loro parlavano patois-
    Mia madre, Lydie parlava, leggeva e scriveva fluentemente il francese, mentre la minore delle sue sorelle, educata dal fascismo non lo padroneggiava altrettanto bene. ben, ma oggi? Oggi che dobbiamo guardare all’europa?
    Io sono felice di parlare e capire bene il francese,così come il patois, ma, se lingua del cuore e delle radici deve essere, perchè se ne fa merce di scambio?
    C’é un lato del ns parlar francese che mi piace: ho notato che in molte pizzerie aostane ed in molti alpeggi ci sono dei fantastici marocchini francofoni!
    Le radici sono essenziali ed importanti ma pensare che siano immutabili é far torto alla parte aerea della pianta che sfida i venti, le tempeste, cresce e si sviluppa e dialoga con il sole.

  18. raz-les-bolles Says:

    si, ho visto usare il patois in un consiglio comunale. peccato che il segretario comunale non lo capisse e nemmeno buona parte del pubblico… usare una lingua per escludere qualcuno non è un buon comportamento. Non ho mai visto usare il francese in un consiglio comunale, ma sarebbe interessante: se mi dici dove succede, ci andrò. Per ora mi basta sentire i balbettamenti, sovente agghiaccianti, di alcuni membri del consiglio regionale (tolti alcuni consiglieri di RV che lo parlano davvero benissimo, su tutti Morelli e Louvin)

  19. Paolo Says:

    usare una lingua per escludere qualcuno…
    bhe in certi comuni la percentuale dei cittadini che hanno una conoscenza attiva e passiva (cioè non lo parlano ma lo capiscono) del patois è prossima al 90-95% (ad esempio Arnad, alcuni comuni della Val d’Ayas e Valtournenche ecc)
    ed è proprio in quei comuni che spesso viene usato anche il patois in consiglio anche perchè essendo pressochè tutti patoisans viene spontaneo con questo idioma che ricordiamo è tutelato dalla legge.
    il “problema” sta appunto per il segretario comunale che non sempre capisce.

  20. patuasia Says:

    Se si affronta la questione del francese dal punto di vista del buon senso (il punto di vista che noi prediligiamo) e non da quello ideologico, si evince che la storia non è bastata a difenderlo, perché la storia cambia, così come le lingue. Non è bastato neppure il contributo, figuriamoci! Detto questo è giusto che si studi a scuola. Come abbiamo già scritto e come ben riporta Paolo, siamo una Regione che confina con la Francia e con la Svizzera, siamo una terra turistica e commerciale: di parlare francese ne abbiamo bisogno (oltretutto i francesi l’inglese lo masticano peggio di noi). La Regione Piemonte introdurrà lo studio del francese in tutta la Val di Susa per lo stesso motivo. Che poi uno sia libero di costruirsi privatamente la cultura linguistica che vuole ci sembra ovvio. La scelta pubblica segue però altre strategie che sono necessità pubbliche appunto. E’ sacrosanto sapere in Valle il francese non lo è altrettanto conoscere lo swahili. E’ necessario conoscere l’inglese, infatti è obbligatorio, non così importante lo spagnolo. Può darsi che un giorno si renderà necessario lo studio del cinese…

  21. frecciarossa Says:

    Trovo magnifico quello che ha scritto Cesara e invito sia Paolo sia Raz-les-Bolles a rileggerlo: si metteranno d’accordo.

  22. cesara pavone Says:

    @Paolo
    you are beautifull!
    Grazie per aver dato dell’idioma ( vedi alla voce di Wiki o di un qualsiasi dizionario) al patois alias al franco-provenzale.
    Lo so che a volte il patois è escludente e mi guardo bene dal parlarlo per escludere altre persone dal discorso.
    Sono residente nel comune di courmayeur e forse sapete che un terzo dei suoi abitanti è di origine calabrese
    Molti di loro sono alla seconda generazione e si sono integrati nolto bene nel nostro milieu.
    Che ci piaccia o no il futuro sarà meticcio sempre più meticcio e la lingua seguirà la raison du plus fort.
    Sono molto contenta che il francese sia ancora una delle sei lingue ufficiali dell’ONU,qs fatto mi permette di leggere i documenti che produce e ne sono davvero contenta perchè non so altrettanto bene l’inglese per tacer dell’arabo o del cinese – moolto difficile!L’italiano non é in elenco, quindi meno male che sappiamo almeno il francese.
    ma per tornare al solito ritoenello: cosa pensate che accadrebbe se in Lombardia ( regione in cui vivo a metà con la VdA) formigoni si alzasse un mattino e dicesse di istituire l’indennità di bilinguismo per i dipendenti pubblici che parlano tedesco , in onore del rimpianto stato Asburgico e di dell’amata Maria Teresa d’Austria?
    Pendsate, in lommbardia quando si parla di catasto si chiede: Il Teresiano?

  23. Paolo Says:

    [siamo una terra turistica e commerciale: di parlare francese ne abbiamo bisogno (oltretutto i francesi l’inglese lo masticano peggio di noi). La Regione Piemonte introdurrà lo studio del francese in tutta la Val di Susa per lo stesso motivo]

    La stessa cosa vale per altri “confinanti”:
    Lasciando perdere il sudtirolo (in cui la lingua tedesca è ufficiale accanto a quella italiana) anche nelle “italofone” e confinali prov. di Trento e di Belluno si da molta importanza allo studio del tedesco (visti gli ingenti flussi turistici dai vicini paesi germanofoni e i rapporti commerciali con questi)
    in certe località turistiche il bilinguismo (perlomeno scritto) italo-tedesco è abbastanza diffuso, addirittura localmente è più diffuso che in Valle dove il francese è lingua ufficiale!

  24. giancarlo borluzzi Says:

    Questo blog è in primis da seguire perchè unico luogo di dibattito politico in regione. In secondis perchè ci scrive tale Paolo… In Alto Adige il 68% dei residenti parla tedesco per davvero e non per finzione, mentre in vda il francese sarà usato da 68 persone su centoventimila. Nonostante questo, in AA uno si può costruire la cultura che vuole frequentando la scuola dall’indirizzo linguistico più gradito, mentre in vda il francese è supposto a tutti anche se non sarà mai utilizzato nel quotidiano. Eppoi, Paolo: uno vive oggi, non deve spersonalizzarsi imitando le eventuali usanze linguistiche di qualcuno nei secoli scorsi! Ancora: l’articolo 3 della Costituzione sancisce l’uguaglianza dei cittadini, per cui in vda non ci sono padroni di casa che possono imporre eventuali usi dei loro antenati. Uguaglianza significa che uno non deve necessariamente uniformarsi al localismo valdostano, deve poter avere il cuore che batte per quello laziale o sardo o molisano; inoltre, deve poter rifiutare ogni localismo per seguire il proprio abito mentale. Purtroppo in vda c’è troppa chiusura mculturale e si gira attorno ai problemi con una cortomiranza che fa sorridere le persone che invito a leggere certi post.

  25. Paolo Says:

    [In Alto Adige il 68% dei residenti parla tedesco per davvero e non per finzione]

    Sig. Borluzzi, mi spiace molto contraddirla ma in Sudtirolo (e non “Alto Adige”) la stragrande maggioranza della popolazione parla una varietà di dialetti germanofoni (il cosidetto “dialetto sudtirolese” facente parte dei dialetti austrobavaresi) e non il tedesco standard come molti possono pensare.
    anzi, questi dialetti sono talvolta molto diversi dal tedesco standard pur essendone sotto la stessa area linguistica (tant’è che un tedesco della Germania fa fatica a capire i sudtirolesi quando parlano il loro dialetto).
    alla fine la situazione attuale del Sudtirolo (per il 70% della popolazione) è molto simile a quella valdostana antecedente gli anni bui del fascismo:
    nelle situazioni informali si parla in dialetto e in quelle formali in tedesco stardard, mentre nello scritto viene usato solo il tedesco standard.
    hanno saputo preserverare le proprie lingue grazie alle “scuole separate” (c’è la scuola tedesca e la scuola italiana) e soprattutto alla tenacia che caratterizza da sempre questo popolo (al contrario dei valdostani).
    Diciamo che da un lato (Sudtirolo) l’autonomia conferita per la salvaguardia delle minoranze etnico-linguistiche ha funzionato fin troppo bene (anzi direi che i sudtirolesi sono fin troppo “integralisti”) mentre dall’altra (Valle d’Aosta) è stata un flop totale anche a causa di scelte politiche sbagliate nel periodo del dopoguerra e di altri fattori.

  26. giancarlo borluzzi Says:

    @ Paolo. Fantasie assolute. Dovrei farti rispondere da politici locali. Eppoi sappi che se uno è di madrelingua X può seguire le scuole di madrelingua Y, il che significa libertà culturale. Alto Adige e Sud Tirolo sono dizioni equiparate da tempo e quindi è errato il tuo segnare con matita blu Alto Adige da me usato.

  27. cesara pavone Says:

    @Paolo
    lei sa bene che le geografie fisiche e politiche non coincidono affatto. Tutte due mutano, la prima molto lentamente, ma muta, la seconda molto velocemente, basta guardare le pagine degli atlanti a partire da quando sono state redatte le prime carte geografiche. Dal punto di vista ambientale poi non coincidono mai o quasi mai, salvo su scala molto piccola.
    Pensiamo ai bacini idrografici as esempio.. fiumi che nascono in uno stato, ne attraversano in gran numero e sfociano,molto lontano dalla sorgente
    L’Alto Adige é anche Sud Tirolo anzi Sudtirol ( manca la dieresi ma per i commenti non c’è possibilità di accedere ai caratteri), Il Canton Ticino una volta era parte della diocesi di Milano.. penso che più che segnare divisioni con steccati ormai fittizi, sia ora più importante trovare le cose che ci uniscono magari cercando soluzioni condise ai gravi problemi che toccano, senza limite di lingua o etnia,indifferentemente il Nord, il Sud , l’Est e L’ovest del ns pianeta

  28. boh Says:

    La consigliera regionale in questione si esprime sempre in francese e immagino consideri il francese lingua madre tanto quanto l’assessore regionale…..
    patuasia spesso non capisce o fa finta di non capire (o non capisce la lingua francese?)

  29. superreina Says:

    Boh, scusi?

  30. Hortica Says:

    epperò bisogna riconoscere che la consigliera regionale in questione,Patrizia Morelli,deve aver sciacquato i panni nella Senna perché parla un francese impeccabile!
    Chissà se sogna anche in francese!

  31. bruno courthoud Says:

    Informo gli infiniti francofoni di questa regione che è appena defunto il cantautore Jean Ferrat. Chi era costui?


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