
In Europa Coppi o Bartali?
Il Giro d’Italia compie cento anni, inevitabile ricordare i due grandi campioni e indiscussi suoi protagonisti: Fausto Coppi e Gino Bartali. Ne è passato di tempo da allora, ma una cosa di quell’Italia rimane: la passione per i duelli. Una passione che da sempre ha diviso in due il Paese. Due visioni inconciliabili e non solo politiche. Due Italie. Gli ultimi duellanti sono stati Berlusconi e Prodi, sappiamo chi ha vinto e lo subiamo. Perché noi, di Patuasia news, apparteniamo a quella metà che ancora tifa Coppi. A quello che allora, nell’immaginario collettivo, rappresentava: un simbolo progressista. Oggi il “Giro d’Italia” non vede antagonisti. In sella gareggia uno solo, proprio come nel ventennio fascista; l’altra metà della penisola è rimasta orfana di un leader. E senza un campione da contrapporre, senza un duello, anche la passione scema. Ci auguriamo comunque che la parte d’Italia a cui sentiamo di appartenere, faccia appello non all’emotività che maggiormente contraddistingue l’altra, ma alla ragione E VADA A VOTARE. Il nostro futuro Coppi, se ce ne avessimo bisogno, prima o poi arriverà.
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Appello alla ragione
In Europa Coppi o Bartali?
Il Giro d’Italia compie cento anni, inevitabile ricordare i due grandi campioni e indiscussi suoi protagonisti: Fausto Coppi e Gino Bartali. Ne è passato di tempo da allora, ma una cosa di quell’Italia rimane: la passione per i duelli. Una passione che da sempre ha diviso in due il Paese. Due visioni inconciliabili e non solo politiche. Due Italie. Gli ultimi duellanti sono stati Berlusconi e Prodi, sappiamo chi ha vinto e lo subiamo. Perché noi, di Patuasia news, apparteniamo a quella metà che ancora tifa Coppi. A quello che allora, nell’immaginario collettivo, rappresentava: un simbolo progressista. Oggi il “Giro d’Italia” non vede antagonisti. In sella gareggia uno solo, proprio come nel ventennio fascista; l’altra metà della penisola è rimasta orfana di un leader. E senza un campione da contrapporre, senza un duello, anche la passione scema. Ci auguriamo comunque che la parte d’Italia a cui sentiamo di appartenere, faccia appello non all’emotività che maggiormente contraddistingue l’altra, ma alla ragione E VADA A VOTARE. Il nostro futuro Coppi, se ce ne avessimo bisogno, prima o poi arriverà.
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