I coglioni di piazza

Ritratto di un tipico coglione
I coglioni-di-piazza ci sono sempre stati solo che una volta non stavano in piazza. Gli sfigati frequentavano i bar delle loro periferie, tane dove potevano sublimare, a suon di rutti, le loro frustrazioni. Facevano a cazzotti, si ubriacavano, bestemmiavano…, ma il tutto si esauriva nel pudore del proprio territorio. Oggi, grazie ai grandi fratelli e sorelle veline, figli di nostra-signora-tivù, i coglioni-di-piazza sono stati sdoganati e si trovano ovunque, soprattutto in piazza. Come in televisione fanno a cazzotti, si insultano, sbraitano… si ubriacano, con la sicurezza di chi è nel giusto. E in effetti è così. Il loro comportamento, privo di una qualsiasi forma legata alla buona educazione, è la nuova normalità. Gli attuali modelli televisivi hanno coniato una forma di spontaneità spiccia che lascia spazio alle barbarie verbali e gestuali. Una libertà espressiva che ha distrutto quella correttezza formale che teneva in equilibrio la fragile impalcatura sociale. Così il rutto libero ha liberato i coglioni dalle galere del bon ton. Provate a chiedere gentilmente a questi di spegnere il cellulare durante la proiezione di un film o di abbassare il volume della radio, mentre stazionano in divieto di sosta o di non farvi partecipi della loro vita privata, urlando al telefonino, le risposte vi trasformeranno subito in marziani. Vi faranno sentire (e lo siete) dei diversi. Non sono loro a essere “fuori registro”, ma voi. Cioè noi. Sparuti naufraghi.
NB: i coglioni di piazza non hanno età.
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